Eroi e semidei...

È bello guardare in alto qualche volta; è bello avere degli eroi; è bello trovar qualcuno che porta un po’ del tuo peso.
Charles Bukowski


"L'uomo coraggioso non è colui che non sente la paura, ma colui che vince quella paura".
Nelson Mandela

Søren Kierkegaard, padre dell'esistenzialismo, disse che il coraggio richiede una momentanea perdita di equilibrio. Aggiungo che non osare implica perdere se stessi prima o poi. Chi non mette in discussione la propria realtà finisce per acclimatarsi, finisce per lasciarsi vincere e condizionare. La persona audace, d'altra parte, evita questo approccio. E lo fa perché ha imparato a pensare in modo diverso, a porsi domande, a voler andare oltre, a formare la propria opinione. Qualcosa di simile richiede tempo e audacia, richiede una rottura degli stampi ed evita di essere compiacente. Nessuno raggiunge questo avanzamento personale in un giorno o due. In realtà, è un esercizio costante che dapprima viene fatto a bassa voce e senza fare rumore. Solo osservando ciò che ci circonda. Più tardi, le paure sono superate e finalmente emerge quella voce assertiva che impara a lamentarsi, a mettere in discussione, a chiarire le posizioni.

Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò e andò ad aprire e vide che non c’era nessuno.
Martin Luther King



[ma quando scende l'oscurità gli eroi sono pronti a combattere]
Sventurata è la terra che ha bisogno di eroi...

Bertolt Brecht

immaginifica amazzone...

[sesto millennio a.C.: arrivano gli uomini...]
Ed eroiche furono le Amazzoni, in universo femminile in lotta con gli uomini per evitare di soccombere al loro potere di guerra che interruppe millenni di un Europa libera e pacifica sotto la guida della Dea Madre: Ippolita,  Talestri, Mirina, Antiope, Melanippe, Pentesilea... 
alcuni dei loro nomi più famosi



L'immaginifica Ginevra...
che nella versione cinematografica di "King Arthur" da eroina dei britanni ne prende in mano le sorti in un territorio ormai abbandonato dai romani e invaso dai Sassoni...

Bisogna soltanto saper camminare intrepidi sull'abisso: o si conquista la propria cima, o si perisce. Non sarà in ogni caso la vita grigia di quelli del gregge, che si accorge a malapena di esistere.
Stanisław Ignacy Witkiewicz

Quindicesimo secolo... 

l'immaginifica Jeanne d'Arc, la giovane d'Orleans...
sventurata eroina contro la prepotenza normanna di stampo inglese


Il coraggio è la virtù umana più preziosa: il coraggio di agire basandosi su conoscenze limitate e prove insufficienti.
Questo è tutto ciò che abbiamo. 
Robert Lee Frost

“il tempo galoppa, la vita ci sfugge tra le mani, 
ma ci può sfuggire come sabbia oppure come semente…”
Thomas Merton

NON LI AVETE UCCISI, 
LE LORO IDEE CAMMINANO SULLE NOSTRE GAMBE.

“Nessuno arriva ad essere incoronato dall'immortalità se teme di andare dove lo conducono voci sconosciute.”
John Keats

[ Definirei un eroe una persona che non ha paura della vita, che può affrontare la vita lealmente. E poiché non ha paura della vita, non ha paura della morte.]
Lottando contro il destino ci si avvolge solo più profondamente nelle sue spire. Come un animale preso in una rete, più uno lotta più si lega strettamente. Questo significa che siamo condannati? Siamo condannati solo se lottiamo contro noi stessi. Tutti gli esseri umani condividono lo stesso destino e ognuno ha bisogno degli altri per opporsi alle tenebre, per star lontano dal freddo, per dare un senso all'esistenza. Ognuno di noi ha bisogno degli altri per procurarsi la luce, il calore, l’eccitazione e la sfida. Solo all'interno di una comunità umana possiamo osare affrontare il terrore dell’ignoto.
Alexander Lowen, da Paura di vivere

Arriva un momento in cui il silenzio è tradimento.

Martin Luther King



La vigliaccheria chiede: è sicuro?
L'opportunità chiede: è conveniente?
La vana gloria chiede: è popolare?
Ma la coscienza chiede: è giusto?
Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare ma bisogna prenderla perché è giusta.
Martin Luther King

Martin Luther King, quindici gennaio 1929...
leader del movimento dei diritti civili negli anni sessanta...
e poi arrivò il 1968...
e "Blowin' in the Wind", una melodia ispirata da un canto degli schiavi afroamericani... un brano di Bob Dylan diventato il manifesto di qualsiasi movimento per i diritti civili... quel Bob Dylan paladino di quella controcultura che ci ha fatto compagnia negli anni a seguire...
Ph Yolanda, figlia di Martin Luther King, ai funerali del padre assassinato nel 1968 per la sua lotta a favore dei diritti civili.

Ciò che più mi spaventa non è la violenza dei malvagi, ma l'indifferenza dei buoni.

Martin Luther King




Janusz Korczak, direttore di un orfanotrofio nel ghetto di Varsavia, si rifiutò di abbandonare i piccoli a lui affidati, quando questi vennero selezionati per la deportazione, e li accompagnò sul convoglio che li condusse a Treblinka, e poi fin dentro la camera a gas, condividendo così, il sette agosto 1942 il loro destino.

[ E nella grande notte del nazismo, la storia della Rosa Bianca rappresenta solo una piccola stella, ma è per questo più preziosa e appartiene a tutta l'umanità.]
e La Rosa Bianca in una propaganda antinazista.


Bisogna avere uno spirito inflessibile e un cuore tenero.
Meglio un dolore insopportabile che un apatico vegetare.
Meglio una sete bruciante, preferisco chiedere dolore, dolore, che sentire un vuoto.
Sophie Scholl

C’era un popolo da salvare, c’erano degli ideali da difendere, c’era una giustizia terrena in cui credere fermamente. C’era lei.  C'era Sophie Scholl... 
e c'era "La Rosa Bianca" o com'è il suo nome tedesco originale "Die Weiße Rose", un gruppo di persone tedesche, tutte con credenze cristiane e filosofiche, che si opposero pacificamente ma attivamente alle atrocità del loro stesso paese nazista.  
Sophie Scholl fu ghigliottinata il 22 febbraio 1943
Nazis slaughtered my brother and sister with a guillotin | Daily ...all’età di 21 anni per tradimento contro lo Stato e il Führer. Insieme a lei vennero decapitati il fratello Hans, Christoph Probst e, due mesi dopo, Alexander Schmorell, Willi Graf e il loro professore di filosofia, Kurt Huber. Si concluse così l’avventura della Rosa Bianca, il gruppo di cinque giovani universitari tedeschi che nel corso del 1942 e nelle prime settimane del 1943 sfidarono il regime nazista stampando e diffondendo clandestinamente in Germania e Austria sei opuscoli contro Hitler. Quei fogli raccontavano gli orrori che si stavano consumando ai danni degli ebrei, informavano delle sconfitte militari naziste – una su tutte: Stalingrado –, facevano appello ai grandi ideali della cultura e alle lezioni della storia, esortavano i tedeschi alla ribellione, al sabotaggio, alla diserzione. La Rosa Bianca non fu un’organizzazione diffusa, strutturata, con collegamenti internazionali, sul modello della nostra Resistenza. Fu qualcosa di diverso e forse di unico nella storia della lotta ai totalitarismi del ’900. Quei giovani, infatti, non erano animati da un’ideologia né erano particolarmente interessati alla politica. Il loro sacrificio – ispirato ai principi cristiani di fratellanza e giustizia – è un inno alla sacralità della vita di fronte alla barbarie e al disprezzo per l’uomo.

Che vennero condannati per alto tradimento e, nella giornata dell’8 aprile 1943, vennero decapitati.

E poi la vicenda eroica di Franz Jägerstätter: era un contadino austriaco abitante in un piccolo borgo, Sankt Radegund, Franz è sposato e padre di due bambine. Nel 1938, quando la maggioranza degli austriaci vota in favore dell'annessione alla Germania nazista, Franz, trentunenne, esprime l'unico voto di dissenso del villaggio. Come ogni uomo austriaco abile alla leva, è chiamato a prestare servizio militare: la cartolina di richiamo giunge nel febbraio del 1943, quando la figlia maggiore ha cinque anni. Ignorando il consiglio del parroco, del vescovo e di molti altri, si rifiuta di indossare la divisa militare, e per questo viene immediatamente messo in carcere. Chi ricopre posizioni di autorità politica gli offre la possibilità di un servizio che non richieda di dover combattere, ma Franz, dopo averci riflettuto, risponde che non è possibile per lui indossare l'uniforme, indipendentemente da quelle che siano le sue responsabilità individuali. Questa decisione gli costa la condanna a morte: il 9 agosto del 1943, all'età di trentasette anni, viene prelevato dalla cella in cui era chiuso, nella prigione di Brandeburgo a Berlino, e viene decapitato.



La fucilazione del vicebrigadiere Salvo D'Acquisto, uno degli episodi più eroici offerti da un carabiniere nel corso della storia dell'Arma... 
il sottufficiale, per salvare 22 civili rastrellati casualmente per essere giustiziati, si autoaccusò di un presunto attentato chiedendo la liberazione degli ostaggi, che ebbe luogo precedendo di poco l'istante in cui egli offrì il petto alla scarica del plotone d'esecuzione nazista. 
Ai piedi della Torre di Palidoro (Roma) il ventitreenne si affiancò così, idealmente, a tutti coloro che nella lunga storia umana avevano abbracciato un ideale di giustizia e di libertà. 
Era il 23 settembre 1943...
e sembra riecheggiare quell'ultima frase
“Vi faccio vedere come muore un italiano!”
pronunciata il 14 aprile 2004 da Fabrizio Quattrocchi, medaglia d'oro al valor civile [addetto alla sicurezza privata in Iraq, era ostaggio dei miliziani di un gruppo autoproclamatosi 'Falangi Verdi di Maometto', quando questi entrarono per ucciderlo egli si alzò dalla posizione inginocchiata in cui era e si rifiutò di rimettersi in ginocchio, pronunciando queste parole]
«Fabrizio Quattrocchi è inginocchiato, le mani legate, incappucciato. Dice con voce ferma: "Posso toglierla?" riferito alla kefiah. Qualcuno gli risponde "no". E allora egli tenta di togliersi la benda e pronuncia: "Adesso vi faccio vedere come muore un italiano". Passano secondi e gli sparano da dietro con la pistola. Tre colpi. Due vanno a segno, nella schiena. Quattrocchi cade testa in giù. Lo rigirano, gli tolgono la kefia, mostrano il volto alla telecamera, poi lo buttano dentro una fossa già preparata. "È nemico di Dio, è nemico di Allah", concludono in coro i sequestratori.»
(Pino Scaccia, 9 gennaio 2006, descrivendo il filmato dell'uccisione di Fabrizio Quattrocchi)

E il 27 settembre 1943 
cominciavano le quattro giornate di Napoli.
Quattro giorni di aspri combattimenti che si conclusero con la cacciata dei nazisti e la liberazione dal capoluogo partenopeo, che divenne così la prima importante città europea ad essere insorta con successo contro le truppe germaniche.
Uno dei protagonisti delle quattro giornate fu senza dubbio Gennaro Capuozzo, all'epoca dei fatti appena dodicenne. Orfano di padre lavorava come apprendista per mantenere la famiglia. Al pari di molti altri napoletani dopo le violenze che caratterizzarono la breve ma feroce occupazione della città, decise di aderire all'insurrezione cominciata dopo il tentativo dei soldati tedeschi di deportare migliaia di napoletani nei campi di lavoro oltreconfine.
Gennaro insieme ad alcuni compagni fu protagonista di una delle azioni più audaci di quei giorni, l'assalto ad un convoglio tedesco scortato da un blindato e la cattura di diversi soldati nemici.
Il 29 settembre il ragazzo armato di bombe a mano e mitraglia combatté nella battaglia di Santa Teresa degli Scalzi, e proprio mentre lanciava una granata sui tedeschi fu dilaniato dall'esplosione di una bomba tirata dal nemico.
Morì sul colpo, diventando il più giovane caduto in combattimento durante le quattro giornate.
Il giorno seguente il colonnello Schöll abbandonò la città dopo aver negoziato la ritirata con i capi dell'insurrezione che in cambio della liberazione degli ostaggi lasciarono passare le colonne tedesche.
Napoli era libera.

Irma Bandiera
1915*1944
Risultati immagini per irma bandierapartigiana italiana consegnatasi all'eternità il 14 agosto 1944 per amore della Libertà.
Prima di morire riuscì a scrivere una lettera per i familiari, nella quale spiegò alla madre perché accettò la morte:
"Ditele che sono caduta perché quelli che verranno dopo di me possano vivere liberi come l'ho tanto voluto io stessa. Sono morta per attestare che si può amare follemente la vita e, insieme, accettare una morte necessaria"

1922*1944
Intrepida partigiana prese parte attiva a numerose azioni di guerriglia distinguendosi come combattente. Durante l'ultimo combattimento, circondata con altri partigiani in una casa colonica isolata, ferita ed impossibilitata a muoversi, indusse i compagni a rompere l'accerchiamento e, impegnando gli avversari con intenso fuoco, agevolò la loro fuga. Dopo aver ucciso l'ufficiale nemico che per primo entrò nella casa colonica, consapevole della sorte che l'attendeva cadendo viva nelle mani dei tedeschi, si diede la morte. Giovane poco più che ventenne immolava così, il 18 agosto 1944, la sua giovane vita a quegli ideali che aveva nutrito nella sua breve esistenza.

IL SOLDATO "SCONOSCIUTO" DELLA DDR 
CHE FECE ATTRAVERSARE IL MURO DI BERLINO AD UN BAMBINO

Nella notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961 veniva chiuso il confine tra le due zone di Berlino
dando inizio ad una lunga storia di separazione, di fughe e tentativi di passare da una parte all’altra, di cui molto è stato raccontato.
I primissimi passaggi, però, si verificarono durante le prime ore di vita del Muro, con tante persone prese alla sprovvista dalla creazione della barriera, e tante famiglie che si trovarono da un giorno all’altro divise. Fu questo il caso del bambino ritratto nella foto, la cui famiglia viveva a Berlino est, mentre lui si trovava nella parte ovest insieme al padre, in visita ad alcuni parenti. Il padre del bambino lo volle far tornare a casa, per permettergli di rimanere con la madre, mentre veniva imposto il divieto per chiunque di entrare e uscire da parte di Berlino est.
L’altro personaggio della foto è un soldato della Germania est, che, con gli occhi pieni di paura, viene meno agli ordini ricevuti, e si prepara a far entrare il bambino.
La sorte di entrambi non è nota, ma il soldato fu visto da un superiore, e ricevette una punizione di cui non si conosce l’entità. by Cannibali e Re

"Questo non è mio figlio. 
Queste non sono le sue mani questo non è il suo volto. 
Questi brandelli di carne non li ho fatti io." 
Immagine correlata
Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino,
è stato un giornalista e attivista italiano noto
per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra,
a seguito delle quali fu assassinato il 9 maggio 1978.
Mio figlio era la voce che gridava nella piazza era il rasoio affilato delle sue parole era la rabbia era l'amo che voleva nascere che voleva crescere. Questo era mio figlio quand'era vivo, quando lottava contro tutti: uomini di panza che non valgono neppure un soldo, padri senza figli, lupi senza pietà. Parlo con lui vivo, non so parlare con i morti. L'aspetto giorno e notte, ora si apre la porta entra, mi abbraccia, lo chiamo, è nella sua stanza a studiare, ora esce, ora torna, il viso buio come la notte, ma se ride è il sole che spunta per la prima volta, il sole bambino. Questo non è mio figlio. Questa bara piena di brandelli di carne non è di Peppino. Qui dentro ci sono tutti i figli non nati di un'altra Sicilia". Con queste parole Felicia Bartolotta ricordava suo figlio Peppino Impastato, ammazzato da quella mafia che voleva combattere con la sua voce scomoda. E nelle parole di Felicia, mamma di vittima di mafia, ci sono le parole di tutte le mamme che hanno dovuto piangere un figlio con un proiettile in corpo. Perché Felicia ha voluto essere la voce di chi la propria voce non voleva farla sentire, ha preteso la giustizia che le spettava, e ha aperto le porte della propria casa a tutti coloro che volevano conoscere Peppino attraverso il suo racconto, come a tutte quelle madri, tutti quei padri, fratelli e sorelle di vittime di mafia che volevano lottare per la stessa giustizia, e perché nessuno dovesse più passare quello che avevano passato loro. Le vittime di mafia non sono solo i morti ammazzati, sono anche le loro famiglie, i loro amici, chi ha provato a difenderli senza riuscirci, chi pensava di non avere altro da fare che piangere nel loro ricordo, chi alla fine ha capito che poteva alzare la voce e continuare la loro lotta.

"La mafia non si combatte con la pistola, ma con la cultura"
Felicia Impastato.

“La mafia sarà sconfitta da un esercito di maestre elementari”

Gesualdo Bufalino


"Noi ci dobbiamo ribellare. 
Prima che sia troppo tardi! 
Prima di abituarci alle loro facce! 
Prima di non accorgerci più di niente!"
 Peppino Impastato




Giovanni Falcone, magistrato italiano vittima di mafia insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani...
Era sabato 23 maggio del 1992 quando alle 17:56, all'altezza del paese siciliano di Capaci, cinquecento chili di tritolo fecero saltare in aria l'auto su cui viaggiavano...

“L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza.” 
Giovanni Falcone


Io vi perdono, ma vi dovete mettere in ginocchio...
lo struggente intervento di Rosaria Schifani...


Muore chi non lascia traccia nel ricordo di chi rimane; chi lascia la sua impronta nella memoria degli altri, vivrà in eterno.
Paola Melone

È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.
Paolo Borsellino

Il 19 luglio 1992 la strage di Via D’Amelio a Palermo, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina.


Non sono né un eroe né un kamikaze, ma una persona come tante altre. Temo la fine perché la vedo come una cosa misteriosa, non so quello che succederà nell'aldilà. Ma l'importante è che sia il coraggio a prendere il sopravvento... Se non fosse per il dolore di lasciare la mia famiglia, potrei anche morire sereno.
Paolo Borsellino 

Con dedizione e altruismo, suor Luisa dedicava la sua vita ai più poveri. È  stata uccisa ad Haiti, nella mattinata del 25 giugno '22, nella capitale Port au Prince dove operava.

Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i giovani crederanno che essi non sono morti: sono soltanto in un luogo diverso.


Se qualcuno riesce ad essere così forte, il mondo può solamente ucciderlo per spezzarlo, e naturalmente lo fa. Non c'è nessuno che il mondo non spezzi, molti poi si rafforzano nel punto dove sono stati spezzati. Quelli che non si spezzano altrimenti, il mondo li uccide. Con imparzialità uccide chi ha troppa forza nella bontà o nella gentilezza o nel coraggio; e se non sei di questi ucciderà pure te, siine certo; ma con minor fretta.
Ernest Hemingway, da Addio alle armi

La vita, la sventura, l'isolamento, l'abbandono, la povertà, sono campi di battaglia che hanno i loro eroi, eroi oscuri a volte più grandi degli eroi illustri.
Victor Hugo


Prima usavamo santificare i nostri eroi. L'orientamento moderno è quello di volgarizzarli.
Oscar Wilde


e poi le serie tv che ci romanzano degli eroi invisibili di ogni giorno, che pure ci sono...


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Sottolineo, ricopio, estraggo e porto via!