Colazione da Dickinson...

Perché mi hanno chiusa fuori dal Cielo?
Cantavo troppo forte?
Emily Dickinson

[ Vieni a farmi visita... ho un’infinità di tempo! ]
Che m’avesse scordata non fu grave.
La pena che provai fu relativa.
Ch’io fossi tale da essere scordata
fu ciò che più mi diede avvilimento.
Emily Dickinson


La città giace sotto la nebbia
io, per mia scelta, sono sulla mia montagna
nel mio giardino nero incastrato fra i cieli
nel quale io mi nascondo.
Prima foreste profonde
poi catene montuose neve ghiaccio
e un sole giallo ottone
nel quale io mi perdo.
Vieni a farmi visita
ho un’infinità di tempo
e la vista è delle migliori
sopra le nuvole... 
by web


Che l’immagine reale di Emily Dickinson fosse stata manipolata è noto da decenni. Subito dopo la sua morte un comitato di familiari (la sorella Lavinia, la cognata Susan e poi l’amante del fratello) riprende in mano i suoi scritti, ricopiati per bene e conservati in cartellette cucite a mano, e mette in atto un’operazione di ripulitura spietata. Dal 1886 al 1890, anno in cui esce la prima raccolta di poesie, viene normalizzata la punteggiatura (quella originale, innovativa e personalissima, viene fatta sparire), i versi sono divisi in strofe e a ogni lirica viene dato un titolo. Ma soprattutto, viene cancellato ogni tratto deviante della personalità di Emily Dickinson. Fuori le allusioni erotiche, addio posizioni non ortodosse, tanto meno quelle sovversive ed esuberanti. Addirittura, per addolcire (e femminilizzare) la sua immagine spinosa, procedono a dare una sistemata anche al suo ritratto, il celebre dagherrotipo che appare quasi su ogni edizione delle sue poesie, aggiungendo una collana e allentando i capelli.
Una falsificazione, certo, che è stata appoggiata negli anni da un coro di critici (quasi tutti uomini) che hanno avvalorato la tesi della zitella tranquilla. È solo dagli anni ’70 che autori e critici hanno ricominciato a renderle ciò che era suo, riconoscendole posizioni più complesse e una personalità viva. È ormai riconosciuta, per esempio, senza eccezione, la sua attrazione sentimentale nei confronti di Susan ma ci sono ancora alcune ritrosie nell’utilizzo della parola “omosessuale”, dato che la Dickinson avrebbe avuto relazioni anche con uomini. Per questo la serie si incentra su una poetessa dalla sessualità fluida (quindi moderna) ma lascia aperte altre possibilità. Perché è sulle interpretazioni, sempre nuove e attuali, che si cela uno dei segreti (e requisiti) dell’essere un classico.


Dilla di nuovo, quella frase, piano.
Che nessuno la senta, tranne me.
Emily Dickinson.


"Sarei rimasta sempre da sola, senza sapere cos'è la noia; perché la mia più grande passione è andare nei posti dove non va nessuno e fantasticare su centinaia di cose che chi si crede molto saggio e accorto non nomina nemmeno.”

 George Sand, La piccola Fadette



A un cuore in pezzi
nessuno si avvicini...
senza l'alto privilegio
di aver sofferto altrettanto.
Emily Dickinson



[ Signori, benvenuti nel mondo della realtà: non c'è pubblico.]
Nessuno che applauda, che ammiri. Nessuno che vi veda. Capite? Ecco la verità: il vero eroismo non riceve ovazioni, non intrattiene nessuno. Nessuno fa la fila per vederlo. Nessuno se ne interessa.
David Foster Wallace, Il re pallido


"Io sono nessuno! 
Tu chi sei?
Sei nessuno anche tu?
Allora siamo in due!
Non dirlo! 
Potrebbero spargere la voce!
Che grande peso essere qualcuno!
Così volgare ..."

Una poesia di Emily Dickinson sulla prigionia dell'essere qualcuno, quindi chiusi, definiti, limitati, rigidi, veramente volgari, così come una rana che gracida continuamente il nostro nome...


La prima impressione è quella sbagliata: se si pensa a Emily Dickinson, la celebre poetessa americana del XIX secolo, viene in mente una casa di campagna, da cui non esce mai, lunghi pomeriggi passati a cuocere dolci, accudire gattini e scrutare il mondo fuori dalla finestra. Una vita avventurosa soltanto sulle carte. Dove gli slanci sono solo poetici e il rapporto con il mondo, cui lei scrive lettere che non spedisce, o cui dedica poesie che non pubblica, appare sbilanciato. Non contraccambiato, almeno.
Ecco, questa impressione quasi di gattara rassegnata, o di poetessa che trova consolazione nella costrizione stessa è sbagliata. Lo dicono da tempo gli esperti, e lo ricorda al pubblico anche la nuova serie di Apple Tv, “Dickinson”, appunto, che riprende il personaggio, lo fa interpretare a Hailee Stenfield e lo cala in una realtà anacronistica (contemporanea) e funambolica, fatta di provocazioni sessuali, sessioni di twerking, giri in carrozza con Morte (Wiz Khalifa) e chiare espressioni queer. Coraggioso? Sì. Sbagliato? No.

[ E sento di avere qualcosa di molto serio e urgente da dirti, mio inesistente lettore, e sento che devo dirtelo immediatamente come se ci trovassimo nella stessa stanza.]

Che la vita (qualunque cosa sia) è breve. Che il destino è crudele ma forse non casuale. Che la Natura (intesa come Morte) vince sempre, ma questo non significa che dobbiamo inchinarci e prostrarci al suo cospetto. Che forse anche se non siamo sempre contenti di essere qui, è nostro compito immergerci comunque: entrarci, attraversare questa fogna, con gli occhi e il cuore ben aperti. E nel pieno del nostro morire, mentre ci eleviamo al di sopra dell’organico solo per tornare vergognosamente a sprofondarvi, è un onore e un privilegio amare ciò che la Morte non tocca.

Donna Tartt, da Il Cardellino



Non sempre coloro che non socializzano sono asociali.
È solo che alcuni non sopportano la teatralità, la stupidità e la falsità.


[dentro il web ci puoi costruire una biblioteca misteriosa]
Rifugio sicuro...
"Una biblioteca misteriosa...


ho iniziato a pensarci su, a costruirla a poco a poco nella mia mente, cercando di capire di che luogo si trattasse davvero, e perché ci stessi riflettendo. Quale significato aveva per me questo luogo? Alla fine m
i sono reso conto che si trattava di una metafora: non erano solo libri dimenticati, ma anche idee dimenticate e persone e fatti di cui si è persa la memoria.
Era una riflessione più ampia su cosa ci renda davvero noi stessi e ciò che siamo, così ho pensato che, in un certo senso, noi siamo quello che ricordiamo: meno ricordiamo, meno esistiamo. 

È da quest’idea che ho iniziato a costruire la storia, e poi i suoi personaggi."
freeform da un’intervista del 2016 a Carlos Ruiz Zafón 

[ voglia irrequieta di rompere silenzi insostenibili ]
"Scrivo quasi sempre soliloqui. 
Cose che mi dico a quattr'occhi." 
Ludwig Wittgenstein, da Pensieri diversi.


Si scrive per popolare il deserto… per non morire…
per essere ricordati e per ricordare… anche per dimenticare…
anche per esser felici… per far testamento… per giocare…
per scongiurare, per evocare… per battezzare le cose…
per surrogare la vita, per viverne un’altra…
per persuadere e amorosamente sedurre… per profetizzare…
per rendere verosimile la realta’…
Tante sono, suppergiu’, le ragioni per scrivere.
Una di piu’, ma forse una di meno (non ho contato bene),
delle ragioni per tacere.
Gesualdo Bufalino

La sua immagine pubblica....
per addolcirne (e femminilizzarne) la sua immagine spinosa, i parenti più stretti procedono a dare una sistemata anche al suo ritratto, il celebre dagherrotipo che appare quasi su ogni edizione delle sue poesie, aggiungendo una collana e allentando i capelli. Una falsificazione, certo, che è stata appoggiata negli anni da un coro di critici (quasi tutti uomini) che hanno avvalorato la tesi della zitella tranquilla.

La sua immagine stereotipata...
La grande poetessa americana che trascorse
gran parte della sua vita chiusa nella casa di famiglia... 
Su di lei non ci sono grandi storie e
 colpi di scena da raccontare, se non quelli ordinari, che scandiscono ogni esistenza: il rapporto con genitori e familiari, i lutti, un innamoramento (non corrisposto), rare amicizie. Il tutto nel cuore dell’America puritana di metà 800. Una vita priva di grandi eventi o di grandi trasgressioni ma non per questo meno intensa di altre sul piano intellettuale ed emotivo. Dickinson era un’autrice metodica: scriveva la notte, dalle 3 a.m. all’alba (aveva chiesto il permesso al padre per farlo), e poi cuciva assieme i suoi componimenti, scritti perlopiù su piccoli foglietti, che vennero ritrovati dopo la morte, nella sua stanza. Poco meno di duemila. In vita pubblicò pochissimo, nell’ordine di una dozzina di poesie, e venne ferita dalle manipolazioni a cui l’editore le sottopose per renderle più “accessibili”. In famiglia e nella ristretta cerchia delle frequentazioni domestiche tutti sapevano della sua passione, ovviamente. Ma al di fuori delle mura della proprietà dei Dickinson, nel vasto mondo che temeva e forse un po’ disprezzava, la poetessa sfondò solo un secolo dopo. Oggi è fra le voci poetiche più famose in assoluto. 
Nata il 10 dicembre 1830 ad Amherst (Massachusetts) Emily Elizabeth Dickinson, secondogenita di Edward Dickinson, stimato avvocato destinato a diventare deputato del Congresso, e di Emily Norcross, donna dalla personalità fragile, ricevette dalla famiglia un'educazione piuttosto libera e completa per la sua epoca. Dal 1840 al 1847 frequenta la Amherst Academy e successivamente si iscrive alle scuole superiori di South Hadley da cui viene ritirata dal padre dopo un anno. Manifesta un carattere contraddittorio e complesso, venato da una fierezza irriducibile. Per motivi tuttora non chiari a soli ventitré anni decide di scegliere una vita solitaria e appartata. I numerosi studiosi che dopo la sua morte ebbero a interrogarsi sulle vere ragioni di questa sua lunga e ostinata segregazione, giunsero alla pressoché unanime conclusione che non poteva trattarsi di "delusioni d'amore", né tanto meno di invalidità fisica. Rimane quindi irrisolto il mistero Emily Dickinson, affidato all'insondabilità della sua coscienza più profonda.

La sua nascosta immagine privata...
il suo lato nascosto (meglio, tenuto nascosto di proposito) mostra episodi di ribellione, slanci passionali erotici diretti alla cognata, atti mostruosi (l’annegamento dei gattini in una tinozza di salamoia è uno dei più eclatanti), insofferenza nei confronti di un opprimente patriarcato.



La prima impressione che viene in mente è quella sbagliata: l'idea di una Emily Dickinson celebre poetessa americana in una tranquilla casa di campagna da cui non esce mai, lunghi pomeriggi passati a cuocere dolci, accudire gattini e scrutare il mondo fuori dalla finestra è semplicemente sbagliata. Una vita avventurosa soltanto sulle carte. Dove gli slanci sono solo poetici e il rapporto con il mondo, cui lei scrive lettere che non spedisce, o cui dedica poesie che non pubblica, appare sbilanciato. Non contraccambiato, almeno.
Ecco, questa impressione quasi di gattara rassegnata, o di poetessa che trova consolazione nella costrizione stessa è sbagliata. Lo dicono da tempo gli esperti, e lo ricorda al pubblico anche la nuova serie di Apple Tv, “Dickinson”, appunto, che riprende il personaggio, lo fa interpretare a Hailee Stenfield e lo cala in una realtà anacronistica (contemporanea) e funambolica, fatta di provocazioni sessuali, sessioni di twerking, giri in carrozza con Morte (Wiz Khalifa) e chiare espressioni queer. Coraggioso? Sì. Sbagliato? No.
«Collocarla in un altro periodo è un artificio che ho scelto per sottolineare una cosa importante: non è stata capita allora, la capiamo soltanto adesso», spiega Alena Smith, tra i creatori della serie, al New York Times. Emily Dickinson non era una donna vittoriana eclusa e contenuta: il suo lato nascosto – meglio, tenuto nascosto di proposito – mostra episodi di ribellione, slanci passionali erotici diretti alla cognata, atti mostruosi (l’annegamento dei gattini in una tinozza di salamoia è uno dei più eclatanti), insofferenza nei confronti di un sistema che, nella mente degli autori della serie, ha un nome chiaro: patriarcato. Secondo l’autrice è proprio questo il motivo che l’ha spinta a non pubblicare i suoi versi, a tenerli per sé, a rimanere – se non incompiuta – inespressa.


[la solitudine cercata è un balsamo] 
Un giorno, la solitudine mi abbracciò così forte
che mi trasmise affetto...
piansi come un bambino e le raccontai la mia storia
parlammo per lunghe ore come due grandi amici
poi ci salutammo e ognuno proseguì il suo cammino.
Tuttavia, ci ritroviamo di tanto in tanto
e la sua allegria mi fa visita
perché continua ad essere sempre la stessa
sempre saggia
sempre onesta
sempre sveglia.
Kelbin Torres

La solitudine non è una cosa acquisita, la conquisto, sono condotto a lei da un’esigenza di bellezza.
Jean Genet, Diario del ladro


[ Essere ricordati è quasi come essere amati ]
ed essere amati è il Paradiso.

Emily Dickinson


Non è necessario che tu mi ascolti, non è importante che tu senta le mie parole, no, non è importante, ma io ti scrivo lo stesso... 
sono io che entro nel tuo silenzio.
Iosif Brodskij


"Condividiamo spesso il nostro mondo interiore, 
con la pretesa che una massa di analfabeti sappia leggerlo."
Goethe, "I dolori del giovane Werther"


[ Sono qui e nessuno mi conosce ]
sono un volto anonimo in questa moltitudine di volti anonimi, sono qui come potrei essere altrove, è la stessa cosa, e questo mi dà un grande struggimento e un senso di libertà bella e superflua, come un amore rifiutato.
Antonio Tabucchi, da Piccoli equivoci senza importanza




[Solitudine è sapersi tenere compagnia.]
Se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo.
 Leonardo da Vinci

Ci sono due Posso
E poi un Devo
E dopo ancora un Farò.
Com'è infinito il compromesso che indica io Voglio!

Emily Dickinson

Si può essere più soli senza la Solitudine.
Emily Dickinson

Post popolari in questo blog

L'ovviamente ovvio dell'ovvietà...

Sottolineo, ricopio, estraggo e porto via!