Americaramaldo...
Il sogno americano...
la speranza che attraverso il duro lavoro, il coraggio e la determinazione sia possibile raggiungere un migliore tenore di vita e la prosperità economica. Questi valori erano condivisi da molti dei primi coloni europei e sono stati poi trasmessi alle generazioni seguenti. L'allontanamento dai modelli culturali europei permise libertà mai sperimentate prima. E i milioni di immigrati che arrivarono nel Nuovo Mondo portavano con sé anche la speranza dell'uguaglianza. In quello che è forse il suo discorso più famoso
Martin Luther King nomina proprio il sogno americano... cosa sia diventato oggi il sogno americano, è una questione continuamente discussa; alcuni ritengono che abbia portato ad enfatizzare esclusivamente il benessere materiale come misura del successo e della felicità.
E se il punto di partenza per correre verso il sogno americano dovesse avere un nome avrebbe il nome di un quartiere multietnico di Brooklyn.
Oscar Benton, 1973
Hai avuto successo e sei il migliore
Hai realizzato i tuoi sogni
Ma io so che dentro
Hai malinconia di Bensonhurst
La tua faccia sempre sorridente
E quelle foto sulla tua scrivania
Tutte menzogne che utilizzi...
Loro sanno che soffri
Di malinconia per Bensonhurst?
L'accento di tua nonna
Ti imbarazza ancora
Ti vergogni anche
Del dialetto che conoscevi una volta...
Sei parte del Sogno Americano adesso
Piccolo uomo... fai notizia
Ma io so che dentro
Hai malinconia di Bensonhurst
Ma grazie per la lezione...
Perché la vita che io ho scelto
Non mi farà sentire come si vive
Con la malinconia di Bensonhurst...
E bisogna pur dire qualcosa sull’inno nazionale degli Stati Uniti d’America, « The Star Spangled Banner ». Tutti lo conoscono, tutti sanno almeno una parte della sua melodia, ma nessuno al di fuori degli USA sa esattamente che cosa dice…e la cosa può decisamente riservare qualche sorpresa
(come apparirà meglio nella seguente traduzione italiana).
LO STENDARDO LUCENTE DI STELLE
[...] Di’ dunque, lo stendardo lucente di stelle sventola ancora
sul paese degli uomini liberi, e sulla dimora dei coraggiosi?
[...] È lo stendardo lucente di stelle! Ch’esso sventoli a lungo
sul paese degli uomini liberi, e sulla dimora dei coraggiosi.
[...] E lo stendardo lucente di stelle sventola trionfante
sul paese degli uomini liberi, e sulla dimora dei coraggiosi.
[...] E lo stendardo lucente di stelle sventolerà in eterno
sul paese degli uomini liberi, e sulla dimora dei coraggiosi!
una canzone composta nel 1814 su una melodia inglese risalente al 1778 e divenuta inno nazionale americano nel 1931 |
E poi venne Woodstock, nel 1969:
l'inno americano venne eseguito distortissimo dalla chitarra elettrica di Jimi Hendrix diventando la più forte delle canzoni contro la guerra. Il pezzo non ha parole, almeno nella versione di Hendrix. Non tutte le canzoni hanno bisogno di parole per prendere posizione contro la guerra nel Vietnam...
Hendrix usò una distorsione terribile e tecniche non convenzionali per creare potenti immagini per mezzo del suono. Hendrix crea questi significati quando si allontana dalla linea melodica originale e usa note acute per simboleggiare una bomba che cade e quindi la distorsione a significare un'esplosione.Riesce anche a ricreare il suono di un fucile che spara colpendo velocemente le corde della chitarra. Ascoltando attentamente si può inoltre sentire dei suoni che simboleggiano le controversie tra i governi di differenti paesi e tra la gente all'interno degli Stati Uniti. Alla fine di questa carrellata di suoni potenti, Hendrix ritorna infine al vero inno statunitense.
Poi venne anche il 4 giugno 1984.
«La gente ha voglia di dimenticare», disse un ragazzo del New Jersey, con una maglietta bianca e un cappellino rosso ficcato nella tasca posteriore di un paio di jeans. E quale modo migliore per dimenticare, se non un po’ di sano e puro e rock n’ roll? E tutti, o quasi, nascemmo un po’ negli Stati Uniti. Diventammo Born in the U.S.A.
Born In The U.S.A. è una specie di inno. Una versione alternativa a The Star spangled banner. È un inno agli sconfitti, alle bugie, allo schifo e al sangue della guerra, agli uomini che non cambiano, a quelli che ti mandando a morire col sorriso e poi appoggiano una medaglia sulla tua bara, mentre tua madre crepa di dolore. Nessun posto dove correre. Nessun posto dove andare. Però, hey, guardami piccola: "Sono Nato negli Stati Uniti."
New York è bella perché ti fa pensare di poterle avere.
Dal film Quel momento imbarazzante
New York è una città brutta e sporca. Il suo clima è indecente. Le sue strategie politiche farebbero terrore a qualsiasi bambino. Il suo traffico è una follia. La sua competitività è micidiale. Ma su una questione non vi sono dubbi: dopo essere vissuti a New York, dopo aver fatto della città la vostra casa, nessun altro luogo potrà più reggere il confronto.
John Steinbeck
A New York mi sento a casa perché qui non c’è invidia ma competizione, tutti vogliono fare meglio degli altri, sempre, non pensano a demolire il prossimo ma a superarlo, ecco perché quando si va a dormire c’è la sensazione di perdere tempo.
Maurizio Molinari
New York non è ospitale. E’ molto grande e non ha cuore. Non è incantevole, Non è amichevole. E’ frenetica, rumorosa e caotica, un luogo difficile, avido, incerto. New York non fa nulla per chi come noi è incline ad amarla tranne far entrare dentro il nostro cuore una nostalgia di casa che ci sconcerta quando ci allontaniamo e ci domandiamo perché siamo inquieti. A casa o fuori, abbiamo nostalgia di New York non perché New York sia migliore o al contrario peggiore, ma perché la città ci possiede e non sappiamo perché.
Maeve Brennan
C’è qualcosa nell’aria di New York che rende il sonno inutile.
Simone de Beauvoir
New York...
ho una gran voglia di smarrirmi camminando nel suo centro; voglio svegliarmi in questa città che non dorme mai per sentirmi una persona importante, al vertice, in cima alla lista, il meglio del meglio, nel rango più alto...
Liza Minelli - New York, New York, 1977
A Boston c'è la neve e si muore di noia
Urla tristi di gabbiani sull'acqua della baia
Gente dalla pelle grigia che ti guarda senza gioia
Tutti freddi e silenziosi chiuse nella loro storia
Quell'America senza gioia, sempre in vendita come una troia...
Eugenio Finardi, Dolce Italia
Chicago mi fece capire che cosa era l’America meglio di quanto avrebbe fatto una delle città più piccole. Quel misto tra l’essere nel medesimo tempo molto moderni e progrediti e molto provinciali è la nostra specialità nazionale. Aggiungiamoci la consapevolezza che tanta parte della nostra prosperità dipende dal lavoro sottopagato: erano gli immigrati e i neri a far girare Chicago.
Charles Simic, Paradiso spaventoso
"I viaggiatori", una scultura dell'artista Bruno Catalano, simboleggiante il vuoto creato lasciando il proprio paese, la propria famiglia, la propria gente |
Udite udite
Voce dell’uomo della miseria
Parla la gente senza volto
Con la mente avvolta di ricordi
Aggrappati alle navi colme di sogni
Lasciando il lontano tramonto natio
La speranza solo fiore nel loro cuore
Verso il sogno di un'altra alba
Soli nel grembo delle onde
Loro immigrati venuti da così lontano.
Gerardina Trovato, 1993
Tu terra mia non mi basti
Dei miei sogni che ne hai fatto
Me li hai chiusi in un cassetto
E sognavo di partire
Di trovarmi in un bel posto
Per poter riaprire quel cassetto ormai nascosto
Chiuso con delle catene pieno ormai di ragnatele
E adesso sto cantando e ancora sto sognando
Ma sempre dalla mia città
Non è cambiato niente
Tutte le notti aspetto ancora una stella cadente...
Mi dicevi da bambina
Guarda sempre quelle stelle
Basta, sai, vederne una che va giù, tutto s'avvera
Quante stelle avrò contato
Quante ne ho viste cadere
Ma l'America è lontana
Ma l'America, l'America
Era questo sai il mio sogno
Di volare su New York
Mi fottevo di paura
Mi portai solo il cassetto pieno ormai di ragnatele
E così arrivai in quel posto
Fatto tutto di motori
Mi mancava la mia spiaggia
Mi mancava la tua faccia
Che ogni notte mi portava a guardare i pescatori
E adesso sto cantando e ancora sto sognando
Ma non ho più la mia città...
Non è cambiato niente
Tutte le notti aspetto ancora una stella cadente
E adesso sto cantando
E ancora sto sognando
Ma non ho più la mia città
Dove vivo non c'è il mare
Sulle case sempre neve
Solo nebbia e vento freddo
Sopra il grano scende pioggia
Ma le strade sono bianche
Non c'è terra e non c'è sangue
Penso ancora alle parole
Scritte in alto sul giornale
Chi non ha paura di morire muore una volta sola...
Quello che per primo vede l'America. Su ogni nave ce n'è uno. E non bisogna pensare che succeda per caso, no... e nemmeno per una questione di diottrie, è il destino, quello. Quella è gente che da sempre c'aveva già quell'istante stampato nella vita. E quando erano bambini, tu potevi guardarli negli occhi , e se guardavi bene, già la vedevi, l'America, già li pronta a scattare, a scivolare giù per nervi e sangue e che ne so io, fino al cervello e da lì alla lingua, fin dentro quel grido (gridando), AMERICA, c'era già, in quegli occhi, di bambino, tutta, l'America.
Alessandro Baricco, Novecento. Un monologo
"Un giorno dal mio paese io son partito..."
ma che sarà mai 'sta Merica"
Quando arrivi a Ellis Island
- e spesso anche dopo -
sei solo un numero,
un dato inserito negli archivi dell’amministrazione statunitense.
e me ne ubriacai fino al '67...
nell'interpretazione di Harmony Highway
The Speakeasies' Swing Band
La solita strada
bianca come il sale
il grano da crescere
i campi da arare.
Guardare ogni giorno
se piove o c'è il sole,
per saper se domani
si vive o si muore
e un bel giorno dire basta e andare via.
Ciao amore, ciao...
Andare via lontano
cercare un altro mondo
dire addio al cortile
andarsene sognando.
grigie come il fumo
in un mondo di luci
sentirsi nessuno.
Saltare cent'anni
in un giorno solo
dai carri nei campi
agli aerei nel cielo
e non capirci niente
e aver voglia di tornare da te.
Non saper fare niente
in un mondo che sa tutto
e non avere un soldo
nemmeno per tornare...
Canzone di Luigi Tenco nella cover di Giusy Ferreri,
interpretazione che ha ricevuto anche il plauso dei familiari di Tenco.
1952: Eilis Lacey è nata e cresciuta in un piccolo paese in Irlanda con la madre e la sorella. Impiegata la domenica in un negozio di paese, ha difficoltà a trovare un'occupazione che le garantisca un futuro, e per questo decide di emigrare negli Stati Uniti alla ricerca di un futuro migliore. Dopo un lungo viaggio per nave e un difficile periodo di adattamento, durante il quale vive in un convitto femminile e lavora in un grande magazzino, Eilis riesce a costruirsi una vita a Brooklyn, consegue un diploma di contabile e si innamora di Tony, un idraulico italiano, con il quale intreccia una storia d'amore. Ma, per l'improvvisa e tragica scomparsa della sorella, Eilis, dopo aver sposato di nascosto Tony, torna in Irlanda dalla madre, ritrovando gli amici e i luoghi che aveva lasciato per andare in America. Ora sembra che possa avere tutto quello che prima non riusciva ad ottenere: le viene offerto il lavoro della sorella, in paese è considerata una cosmopolita e per di più si innamora di Jim Farrell, un ragazzo gentile affabile e ricco che le propone di sposarlo. Eilis sa che facendo così potrebbe restare accanto alla madre e inizia ad avere dei dubbi sul suo ritorno in America, per questo smette di rispondere alle lettere che Tony le manda da New York. Finché un giorno la padrona del negozio in cui lavorava la invita a bere un tè e le rivela di essere a conoscenza del suo matrimonio in America, perché una sua nipote che vive a New York glielo ha riferito. Eilis così si ricorda di quanto sia retrograda e meschina quella città e capisce che ormai casa sua è negli Stati Uniti. Ordina un biglietto sulla prima nave per New York, saluta la madre, lascia Jim e riparte per tornare da Tony. Sulla nave incontra una ragazza irlandese che sta per trasferirsi a Brooklyn e le dà quelle informazioni che le sarebbero servite durante il suo primo viaggio. Nell'ultima scena si vede Eilis che aspetta Tony fuori dal lavoro e si tuffa fra le sua braccia.
Talvolta crediamo di aver nostalgia di un luogo lontano, mentre abbiamo soltanto nostalgia del tempo vissuto in quel luogo quando eravamo più giovani e freschi. Così il tempo ci inganna sotto la maschera dello spazio.
Se facciamo il viaggio e andiamo là, ci accorgiamo dell’inganno.
Arthur Schopenhauer
Disteso come un vecchio addormentato...
So far tutto o forse niente
Da domani si vedrà
E sarà, sarà quel che sarà
Amore mio ti bacio sulla bocca
Che fu la fonte del mio primo amore
Ti do l'appuntamento
Come e quando non lo so
Ma so soltanto che ritornerò...
Gli amici miei son quasi tutti via
E gli altri partiranno dopo me
Peccato perché stavo bene
In loro compagnia
Ma tutto passa tutto se ne va...
So far tutto o forse niente
Da domani si vedrà
E sarà, sarà quel che sarà...
Villaggio natio,
pianto sul mio cordone ombelicale...
Matsuo Basho
pianto sul mio cordone ombelicale...
Matsuo Basho
Mi ricordo montagne verdi
E le corse di una bambina...
Poi un giorno mi prese il treno
L'erba, il prato e quello che era mio
Scomparivano piano piano
E piangendo parlai con Dio
Quante volte ho cercato il sole
Quante volte ho mangiato sale...
Ricordo montagne verdi
Sognavo montagne verdi...
Il luogo ideale per me è quello in cui è più naturale vivere da straniero.
e ricordo l'acqua sulfurea... |
colui che, partendo da una condizione di povertà, soltanto con il duro lavoro e le sue forze è diventato miliardario.
Ma qual è il prezzo da pagare per essere zio Paperone?
Ma l’uomo è fragile di fronte al Capitalismo...
l’uomo contemporaneo, bombardato dai continui stimoli cui è sottoposto, è affetto da un marcato stress psico-fisico...
E poi c'è l’altra faccia dell’America, quella dei sobborghi cenciosi, abitati da reietti e diseredati, gente che vive di espedienti, alla giornata, fatalmente esclusa dal grande sogno promesso a tutti quelli disposti a mettersi in gioco nel paese delle meraviglie. Qui non vediamo grattacieli o le tipiche grandiosità appartenenti all’iconografia dell’immaginario della "terra dell’abbondanza".
Qui il sogno americano, collassando su sé stesso, è infranto.
Posto che viviamo in un mondo diseguale e soprattutto diversamente diseguale. Posto che nuovi tipi di disuguaglianze si sovrappongono continuamente alle diseguaglianze già esistenti, generando marcati divari di reddito. In che misura il sogno americano potrebbe assorbire queste disuguaglianze o, quantomeno, allinearle maggiormente al merito individuale anziché al caso?
[l'America, i suoi miti, i suoi fantasmi e le sue ossessioni]
Ventotto anni, bello, manager di una grande rete televisiva: David Bell è il sogno americano diventato realtà. Cinico yuppie ante litteram nella New York degli anni Settanta, si nutre delle stesse immagini che trasmette il suo network. Ma dalla vetta del successo, gli si spalanca davanti un vuoto insostenibile. Decide così di lasciare il suo ufficio a Manhattan e di iniziare un pellegrinaggio nel cuore dell’America a bordo di un camper con tre improbabili compagni e la cinepresa in spalla. Il suo piano: filmare la vita della gente comune nelle piccole città di provincia. Un viaggio per catturare i volti veri, la rabbia, i conflitti di cui è intessuto il paese. È il film della sua vita, il suo film, il folle tentativo di scrivere un pezzo di storia americana, con l’arma di un umorismo raggelante e con gli scarti della cultura di massa.
Don DeLillo, Americana