"Essere in vacanza è non avere niente da fare e avere tutto il giorno per farlo"
Robert Orben
[spiagge assolate piene di bugie]
L’estate si spara le ultime cartucce con ferragosto, malinconica come una bella donna che sfiorisce. L’anno prosegue, abbandonando le spiagge.
Marcello Vitale
[quelle interminabili giornate al mare di cui non colsi la bellezza]
nella "Riviera d'Ulisse", lungomare dei Tirreni... nelle antiche colonie Spartane, l'infanzia saccheggiata dalla mia famiglia...
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ph Werner Bischof, Sardegna 1950 |
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[saudade d'agosto]Ferragosto è passato... siamo in balia di noi stessi, dispersi in località... in attesa di tornare al lavoro. Osserviamo la nostra ombra, il nostro lato oscuro, sentiamo che qualcosa è finito...
Carlo Grande
Per anni, le feste comandate mi hanno inflitto la consapevolezza della fine. Soprattutto per la loro natura di essere istanti da "carpe diem", che però io non "carpivo". Passavo ore di noia, convinta che presto l’ennesimo deludente natale*capodanno*pasqua*ferragosto... sarebbe scivolato via, lasciando il passo a quella perpetua routine giornaliera ancora più blanda, per una giovinezza che si andava via via assottigliando sempre più...by web
[ Per quanto mi riguarda, passo l’estate a sorridere a tutti per mostrare soddisfazione, perché gli altri sono felici se tu sei felice, in vacanza. ]Però nel mio intimo, sogno che venga buio presto, ripasso nella mente tutta la varietà di bellissimi maglioni che posseggo, mi viene l’acquolina in bocca ripensando alle minestre, ai tortellini in brodo. Cerco di ritrovare con l’autoipnosi quella sensazione di stare con la fronte appoggiata alla finestra mentre fuori c’è il diluvio, o immagino il gesto di chiudersi il cappotto appena oltrepassato il portone di casa. Passo tutta l’estate ad aspettare che arrivi l’inverno.
Francesco Piccolo, da Momenti di trascurabile infelicità
Ferragosto italiano:
[un poveraccio che porta scritto in fronte di essere un morto di fame]
«Li ho visti, li ho visti in folla a ferragosto.
Erano l’immagine della frenesia più insolente.
Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di "raptus":
era difficile non considerarli spregevoli
o comunque colpevolmente incoscienti».
Pier Paolo Pasolini, 1975
L’agosto è, quantomeno per gli italiani, il mese nel quale ci accorgiamo in concreto, toccandolo con mano, di essere troppi. Le autostrade si ingorgano, dei treni è meglio non parlare, e gli aeroporti, Fiumicino in testa, sono bolge dantesche. E per scalare, e anche morire, sul Monte Bianco si fa la coda. Quando poi il grosso dei “troppi” arriva alla meta più agognata, al mare, allora i troppi davvero si contano. Sulle spiagge roventi gli ombrelloni fanno a gomitate e, non potendo invadere la strada retrostante, entrano quasi in acqua. E anche il mare, quando non infetta, brulica. Se ti provi a nuotare in bello stile picchi subito nella ciccia circostante; e se cerchi scampo al largo rischi di essere affettato dalle eliche che ti ronzano attorno e addosso. Il bagno di folla, e anche di folla in bagno, davvero ci piace? Visto che i nostri bagnanti ferragostani non sono comandati, visto che non sono obbligati a “spiaggificarsi”, forse ai nostri ferragostani il bagno di folla – stare tutti appiccicati, sudati, unti, insabbiati – forse piace davvero. Ma forse no. Perché i forzati delle vacanze all’italiana un po’ “forzati” sono.
Andarsene per Ferragosto per noi è un dovere. Chi resta in città, a casa, disonora il casato: è un poveraccio che porta scritto in fronte di essere un morto di fame. Insomma, schiuma della terra. Comunque, anche se ci piace essere troppi, il fatto resta che davvero troppi siamo.”
Giovanni Sartori, Il paese degli struzzi.
Falò, fuochi d’artificio, stelle cadenti e sogni in riva al mare...
E un'altro ferragosto arrivava
mentre sognavi chi ti avrebbe portato
"a bailar bailar bailar...
La notte inizia
E voglio divertirmi, è la mia natura
E mi metto a ballare ballare ballare
Ballerò finché le mie scarpe non mi chiederanno di smettere
Quindi mi fermerò, toglierò le scarpe
E ballerò fino a provare dolore
E fino a che tutti i miei vestiti cadranno..."
Sofi Tukker & Bomba Estéreo, 2019
Ma un'altro ferragosto volava via...
mentre tutto attorno a te era
sole, sale, mare, balli, fuochi, baci...
(Alessandro Canino, 1992)
Che allegria attorno a te...
E nessuno si domanda dove sei
Piangi e ti si appannano gli occhiali
Ti guardi e ti vedi brutta
Ti senti sola e sconfitta
E non ti accorgi di chi di nascosto legge
Il tuo dolore solitario
Piangi e non ti accorgi che gli piaci
E gli piaci tutta...
Piangi e non ti interessa che gli piaci
che gli piaci tutta...
e non "vuoi" accorgerti che anche tu
hai occhi solo per quelli fatti come attori...
in un orgia di cultura pop
pregna della bugia dei corpi perfetti!
[e non dimenticare mai che, nella vita, puoi ballare anche da sola] Immenso bisogno di allegria, di sogni, di voglia di cantare a squarciagola... e uno dei pezzi perfetti per esprimere la propria gioia per ogni giorno che trascorre è proprio il singolo "Dance Monkey"di "Tones and I", la ragazza australiana Toni Watson...
La mia sensazione più profonda è che il ferragosto sia la festa del Nulla: e a questa convinzione io mi adeguo.Giorgio Manganelli
Per anni, le feste comandate mi hanno inflitto la consapevolezza della fine. Soprattutto per la loro natura di essere istanti da "carpe diem", che però io non "carpivo".
Passavo ore di noia, convinta che presto l’ennesimo, deludente ferragosto sarebbe scivolato via, lasciando il passo a quella perpetua routine giornaliera ancora più blanda, per una giovinezza che si andava via via assottigliando sempre più. Mi ricordo una notte in particolare. Era ferragosto, e non avevo fatto ciò che avrei desiderato. Me ne stavo in piedi sulla spiaggia antistante il mio bungalow, cercando spazio per la mia solitudine tra lo sciabordìo delle onde mentre le persone attorno a me si divertivano. C'era un buio ovattato, gonfio di iodata umidità, la spiaggia semivuota; musiche da jukebox di quei fine anni settanta arrivavano a stento dai bar attorno. Il rumore dele onde sembrava soffocarle. A un certo punto mi assale qualcosa di ancestrale: parte da uno di quei jukebox Knockin' on Heaven's Door. Quando uno dice “ancestrale” pensa a cose epiche, sacre o misteriose. Quel brano, dentro quella notte di sale, suonava sì ancestrale ma dava al termine una sfumatura di tragico patetismo. Mi sentivo imprigionata nel tempo, dentro una dimensione d’aldilà in cui tutto inutilmente si ripeteva all’infinito: e i fantasmi ballavano, e guardavo gli "altri" amori sciogliersi le trecce, e le notti rincorrersi e gli anni volare via.... by web |
ph Martin Munkácsi
I venti di fine estate, rendono le persone inquiete. Sebastian Faulks |