E ricuci la ferita con ago e filo di silenzio...

[ Per questo cucio, cucio, cucio.]
Io non so perdonare.
Né perdonare né dimenticare.
È uno dei miei più grandi limiti forse,
e il più lugubre. 
Oriana Fallaci

Il rancore... quel forte e persistente risentimento verso qualcuno che ci ha fatto del male o ci ha in qualche modo deluso. Spesso, è alimentato da un senso di iniquità o di offesa subita, che a sua volta conduce alla percezione di essere stati trattati male o di essere stati vittime di un'ingiustizia... la risposta sana e risolutiva a un’ingiustizia sarebbe la ribellione, sputare fuori dal corpo e prima possibile la rabbia, il dissenso, il "Io non ci sto". Per riuscirci servono consapevolezza, autodeterminazione, possibilità di alternative, non sentirsi soli nella battaglia. Se questo non avviene, o viene frustrato, si finisce col soffrire in silenzio ed è lì che cominciano a maturare nel profondo insofferenza, odio, rancore. Mai trasformare la giusta ira, animata dalla semplice richiesta di giustizia, in odio e in rancore. Il rancoroso ha sempre torto... e per due ragioni: non è stato capace di ribellarsi; non è capace di fare autocritica perché trova più comodo dare la colpa delle sue disgrazie a qualcun altro. E intanto non si accorge che sta marcendo.

Trattenere è credere che esista solo il passato,
lasciare andare è sapere che c’è un futuro.
Daphne Rose Kingma

Fa niente,
col tempo sono sempre guarito.
Charles Bukowski

Lasciamo fare al tempo.
Jane Austen




«Noi mortali, uomini e donne, fra l’ora di colazione e quella di cena, ingoiamo molte delusioni; tratteniamo le lacrime e ci facciamo un po’ pallidi attorno alle labbra, e per tutta risposta a chi ci chiede qualcosa diciamo: "Oh nulla!"»
George Eliot

[ e ricuci la ferita con ago e filo di silenzio ]
Che sai tu 
del filo che unisce l’ordito
dell’orlo che manca 
(e) che sfibra i pensieri...
Sonia Lambertini, Aghi.



Il dolore fa più rumore di qualsiasi rumore.
 "L’uomo di vetro", Vittorino Andreoli

[se la sofferenza vi ha reso cattivi, l'avete sprecata]
Io non parlo di vendette e di perdoni; la Dimenticanza è l'unica vendetta e l'unico perdono.
Jorge Luis Borges

Questo mio apparire forte e che supero tutto, è come se m’avesse marchiata. È un po’ come se avessi scritto in fronte:
“Passatemi sopra, schiacciatemi a dovere, tanto mi rialzo comunque".
Christiane Vera Felscherinow

Ma da queste profonde ferite usciranno farfalle libere...
Alda Merini

Esseri doppi popolano il mondo.
Sembra che lo raddoppino,
in realtà lo dimezzano.
Valerio Magrelli


Viviamo in un mondo in cui ci nascondiamo per fare l'amore, mentre la violenza e l'odio si diffondono alla luce del sole.
John Lennon


Gli uomini uccidono e violentano ancora oggi le donne?
Sì, è un fatto.


Il perché lo spiega Maura Gancitano.

Franca Viola, la prima donna italiana 
ad aver rifiutato il matrimonio riparatore.
Divenne simbolo dell'emancipazione 
delle donne italiane.
Franca Viola, nata ad Alcamo nel 1947 e figlia di una coppia di coltivatori diretti. All'età di 17 anni, il 26 dicembre 1965 venne rapita da Filippo Melodia, un suo spasimante sempre respinto, imparentato con una potente famiglia mafiosa. La ragazza venne violentata e quindi segregata per otto giorni in un casolare al di fuori del paese; fu liberata con un blitz dei carabinieri il 2 gennaio 1966. Contrariamente alle consuetudini del tempo, Franca Viola rifiutò il matrimonio riparatore. Fu la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore, diventando un simbolo della crescita civile dell’Italia nel secondo dopoguerra e dell’emancipazione delle donne italiane. In questa battaglia fu aiutata dal padre e dall'uomo che da sempre l'amava e che poi la sposò... questi sì che furono veri uomini!



Ti daranno della zoccola, della poco di buono. 
by Valentina Maran


La sera del 9 marzo del 1973, a Milano, Franca Rame fu caricata su un furgone, torturata e violentata a turno da cinque uomini. Proprio come racconta il monologo. Fu uno stupro punitivo: i violentatori erano neofascisti, volevano farla pagare per le sue idee politiche, ma scelsero di punirla in quanto donna. Non furono mai arrestati, nonostante molti anni dopo un pentito abbia fatto i loro nomi, perché il reato era ormai prescritto. Ma Franca Rame ha sconfitto la loro violenza con la parola... 

1929 - 2013

Sono passati tanti anni dal viaggio di Franca Rame in Libano per perorare la causa palestinese e poco o nulla sembra essere cambiato...

La morale è che nella vita dobbiamo aspettare solo il nostro carnefice, non importa se la nostra condotta sia impeccabile o se in quel momento saremo felici, in un momento inaspettato un pugnale mascherato con qualsiasi volto ci ucciderà, fisicamente o psicologicamente, sorridendoci.
Vincenzo Fiore



Imparai che il mondo non vede la tua anima, che non gliene importa un accidente delle speranze, dei sogni e dei dolori che si nascondono oltre la pelle e le ossa. 
Era così: semplice, assurdo e crudele.
Khaled Hosseini, "E l’eco rispose".


"... a questo punto mio marito gridando come un pazzo mi è saltato addosso e ha cominciato a picchiare come mi volesse uccidere.” Al "gioco del pestone" le donne ci giocano ogni giorno, ovunque. Ed è un gioco molto spesso mantenuto in vita da altre donne, che nel perpetrarlo assicurano la sopravvivenza di un potere rassicurante, per il bene di una pace qualunque. È un circolo vizioso, e Franca lo sapeva. Bisognerebbe ricordarlo ogni giorno, a donne e uomini, bisognerebbe ogni giorno rimettere tutto in discussione, come faceva Franca. E maledire quella pace infernale che rigenera il potere.

L'unico modo per fermare un cattivo con una pistola
è una brava persona con una pistola.
Wayne LaPierre


Tutto ciò in un film del 2010:
Nel film la vittima riesce ad escogitare il suo piano di vendetta. 

Ci son degli uomini a cui bisogna sparare prima di dirgli buona sera, e anche allora non valgono la pallottola che serve ad ammazzarli.
Harper Lee

Quando ti senti ferito ma non ferisci l'altro a tua volta, per certo la vittoria è tua.
Quando comprendi le radici della rabbia in te stesso e nell'altro, la tua mente gode vera pace, gioia e leggerezza.
Se non le comprendi, penserai che non arrabbiarsi sia il comportamento di un pazzo.
Thich Nhat Hanh

LA NORMALITÀ DI UNO STUPRO
di Ivana Fabris
Le hanno stuprate in 8.
La dottoressa del pronto soccorso che le ha visitate, era sconvolta dai traumi fisici che hanno riportato.
Ma ieri quasi nessun cenno, nemmeno sui social.
Lo stupro non fa notizia.
Lo stupro è d'uso comune, è qualcosa di normale. La normalità di una cultura che si sente in diritto di sopraffare, di umiliare, di distruggere nel più sadico dei modi.
Riuscite ad immaginare cosa 8 giovani uomini possano aver fatto a due ragazzine di 15 anni durante un stupro?
Non ci sarà stato orifizio che non sia stato penetrato, abusato, lacerato.
In balia per ore della follia distruttiva di otto uomini.
OTTO.
Otto lingue che frugano ovunque, che violano ogni brandello di intimità.
Otto bocche che mordono la carne, che la addentano fino a farla sanguinare, che lasciano lividi che per giorni saranno il ricordo vivo e tangibile dello stupro per ognuna di queste ragazze. Otto bocche che parlano e insozzano per sempre la mente. Delle parole dello stupro non si fa mai cenno ma è un ricordo incancellabile, uno dei più devastanti.
Sedici mani che frugano rabbiose, che stringono, bloccano, picchiano, imprigionano, entrano nel corpo come se fosse solo carne, sangue, nervi privi di sentimenti e pensieri.
Sedici gambe che si fanno spazio e affossano ogni resistenza, che pesano addosso, che paralizzano.
Otto membri che si alternano nello spingersi dentro al corpo. Uno, due, tre, quattro... alternandosi uno alla volta, poi tutti insieme e poi ancora a turno, incuranti se, forzandoli brutalmente, straziano i muscoli che sono contratti, se la sensazione di sentirsi aprire fino a pensare di squartarsi pervade ogni meandro di corpo e mente, se le carni si lacerano fino a sanguinare sotto la pressione di una forza bestiale, se in mezzo a tanta violenza, concepiranno un bambino, se infetteranno con i loro fluidi non solo un corpo che era integro ma tutta un'esistenza che si spezza in poche ore, per sempre.
Poi i colpi. Sul viso, sulla bocca, sul naso, sulle gambe, la schiena, la testa.
I capelli tirati allo spasimo, il collo tenuto stretto in una morsa fino a sfiorare l'asfissia.
Il sangue che cola ovunque. Dal volto, dalla vagina, dal retto.
Il dolore instupidisce ma mai abbastanza, mai fino al punto di non essere più lì.
E ancora colpi. Il bacino e i visceri ne incassano uno dopo l'altro senza soluzione di continuità. Ogni antro è forzato, il dolore è totalizzante. Ogni centimetro di pelle, ossa e muscoli è sofferente. I pensieri sono spezzati.
Il corpo in quei momenti è un foglio di carta straccia. Insozzato e strappato.
Preso con forza, girato e rigirato secondo ogni laida fantasia, cavalcato, maneggiato senza che chi lo usa pensi nemmeno un istante ai danni che gli sta infliggendo.
La mente vacilla, poi cede, soccombe.
Non resta più nulla di vivo.
Questa è la normalità di uno stupro di cui non ci si occupa.
E poi c'è il dopo.
Il dopo dei giudizi, il dopo delle sentenze dei benpensanti e dei moralisti del "se la sono cercata", il dopo della storia scritta da altri sui giornali, il dopo di chi ha la ricetta giusta, quella che avrebbe scongiurato la violenza, il dopo dei "se fosse stata mia figlia non l'avrei mai fatta andare ad una festa a 15 anni", il dopo di chi finge che non possa succedere se una ragazza, se una donna si comportano secondo i canoni scritti da una società che nello stupro aliena alle donne il diritto di esistere, il dopo di chi non vuole vedere che gli stupratori sono ovunque, il dopo di chi pensa che fare sesso con una prostituta sia normale, normalizzando così, nella coscienza collettiva, lo stupro, il dopo di chi si compiace, di chi gode dello stupro fantasticando e dando sfogo alla sua perversione, il dopo di chi erotizza lo stupro pensando che sia solo sesso rude, il dopo di una società, di un mondo che per convenienza pensa allo stupro come ad una violenza come un'altra e non come alla volontà di distruzione e annientamento di ciò che una donna rappresenta, il dopo di una collettività che con i tutti i suoi dopo, legittima lo stupro.
Ecco cos'è la normalità dello stupro.
In un mondo che alimenta l'odio per le donne, siamo noi.
Siamo ancora noi.



So che chi odia ha fondati motivi per farlo. 
Ma perché dovremmo sempre scegliere la strada più facile e a buon mercato? Ho potuto toccare con mano come ogni atomo di odio che si aggiunge al mondo lo renda ancora più inospitale.. Si può essere tanto combattivi e attenti ai propri principi anche senza gonfiarsi di odio. Dobbiamo respingere interiormente questa inciviltà: non possiamo coltivare in noi quell'odio perché altrimenti il mondo non uscirà di un solo passo dalla melma.
Etty Hillesum

ph Benoit Courti

Non posso e non voglio far finta di niente.
Se riesco anche ad essere
una sola goccia
che urla silenziosamente
contro la violenza sulle donne,
eccomi, ci sono anche io.
Perché, purtroppo, ognuna di noi,
da quando è nata,
un abuso per essere donna
l'ha sicuramente subito.
È triste ma se ci riflettiamo è così.

I mostri non esistono.
Devi avere paura degli uomini,
non dei mostri.
Niccolò Ammaniti

Comprendo chi non sa perdonare o, probabilmente, non vuol saper perdonare...
"Bastardi e figli di bastardi. Maledetti loro e l’aria che non gli si ferma in gola, a soffocarli.
E più maledetti siano quelli, fra loro, che arrivano in casa altrui a chiedere fratellanza e ospitalità, sapendo che andranno a strappare innocenze all’innocenza, gioie alla gioia, speranze alla speranza."
Un fuoco senza fiamma arde nella testa ogni volta che si legge di bestie che si aggirano per il mondo...
Bestie assetate di anime da lordare...
Bestie assetate di bambini, donne e uomini da ammazzare...
Bestie assetate di vite da spegnere senza ammazzare…

Tutti i dolori sono sopportabili se li si fa entrare in una storia, o se si può raccontare una storia su di essi.
Karen Blixen

Sono convinto che sia sempre un male infliggere dolore a qualcuno. Se dovessi sintetizzare tutti e dieci i comandamenti in un unico comandamento, in assoluto direi: non infliggere dolore a nessuno. Questo è il punto fermo della filosofia della mia vita. Il resto è relativo.
Amos Oz

Quando la vita è dolce,
ringrazia e festeggia.
E, quando la vita è amara,
ringrazia e cresci.
Shauna Niequist

Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani.
Fedor Dostoevskij,  "Le notti bianche" 


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Sottolineo, ricopio, estraggo e porto via!