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E bisogna pur dire che "seppure nel nostro immaginario l'essenza femminile è legata a sentimenti positivi quali emotività, empatia, comprensione, la storia ci insegna che esistono figure femminili terribili capaci di atrocità tali da rendersi dolorosamente alla pari delle figure maschili più terrificanti... malvagità, crudeltà, follia sono altrettanti sentimenti, in questo caso negativi, che accomunano indifferentemente uomini e donne e pongono parte del genere umano sul medesimo orlo di un angosciante buco nero ora di nuovo quasi completamente sconosciuto poiché i singoli dimenticano, non vogliono conoscere il male e ciclicamente tendono a dimenticare...
ma loro indistintamente furono, sono e saranno..."
E nasce l'esigenza di indagare attraverso una revisione della letteratura il fenomeno della violenza subita dagli uomini nelle relazioni intime e nella sfera sessuale. Il primo studio di Steinmetz (1978) che ha evidenziato l’esistenza della “battered husband syndrome”, per indicare quella fenomenologia violenta che vede l’uomo oggetto di vessazioni di diversa natura, siano esse psicologiche, economiche o fisiche, da parte di una donna solitamente la compagna, presenta dati incontrovertibili sull’esistenza della violenza al femminile, entrando in contrapposizione con l’universale visione della donna come unica vittima della violenza di coppia e accendendo una polemica tra gli studiosi, polemica tutt’ora presente.
La diversa percezione della paura fa si che l’uomo tenda a sottostimare la pericolosità della violenza e la donna a sovrastimarla. Gli uomini difficilmente si percepiscono come vittime e dunque non denunciano e non chiedono aiuto; rimangono nella relazione violenta per diversi motivi, fra i quali il timore di perdere una serie di diritti che il rimanere nella coppia assicura loro, primo tra tutti ciò che riguarda i figli.
E chi più di Eva Kant, compagna di Diabolik, può incarnare l'idea stessa della "donna antrace": é una ladra molto sofisticata padrona di un preciso e personale codice morale, ma non appartiene alla categoria dei ladri gentiluomini.
Fabrizio de Andrè,1966
Un uomo onesto, un uomo probo
S'innamorò perdutamente
D'una che non lo amava niente.
Gli disse portami domani
Il cuore di tua madre per i miei cani.
Dal petto il cuore le strappò
E dal suo amore ritornò.
Gli disse amor se mi vuoi bene
Tagliati dei polsi le quattro vene.
Le vene ai polsi lui si tagliò E come il sangue ne sgorgò
Correndo come un pazzo da lei tornò
Gli disse lei ridendo forte,
L'ultima tua prova sarà la morte.
E mentre il sangue lento usciva
E ormai cambiava il suo colore,
La vanità fredda gioiva,
Un uomo s'era ucciso per il suo amore.
Fuori soffiava dolce il vento
Ma lei fu presa da sgomento
Quando lo vide morir contento.
Morir contento e innamorato
Quando a lei niente era restato
Non il suo amore non il suo bene
Ma solo il sangue secco delle sue vene.
E la regina degli Iceni, Budicca (Britannia 1° sec. d,C.), fu fustigata in pubblico e le sue figlie furono stuprate.
La regina, in risposta all'aggressione e all'umiliazione subita, sollevò in rivolta gli Iceni e la vicina tribù dei Trinovanti, radunò un esercito di 12.000 uomini e marciò contro la capitale romana in Britannia.
Budicca riuscì a conquistare, saccheggiare e radere al suolo Camulodunum. Le fonti storiche raccontano che gli abitanti della colonia furono sottoposti alle torture ed ai supplizi più orrendi:
«La crudeltà più atroce inflitta dai Britanni ai Romani fu questa. Spogliarono le nobildonne della città e le legarono, poi tagliarono loro i seni e li cucirono alle loro bocche, in modo che sembrasse che li stessero mangiando. Poi impalarono le donne attraverso tutto il corpo.» |
(Cassio Dione, Storia romana, LXII, 7) Elizabeth Bathory la donna vampiro vissuta nel 1500... E poi gli orrori nazisti al femminile... Maria Mandl... la bestia di Auschwitz, il mostro che causò la morte di migliaia di prigionieri dei campi. Promossa a capo delle guardie femminili divenne un mostro... la bestia di Auschwitz. Fu condannata a morte per impiccagione... I mostri non sono solo quelli che siamo abituati a vedere nei film horror o quelli che ci aspettiamo di vedere nel buio. Ci sono mostri che sono umani, come noi. Mi chiamavano cagna. Mi chiamavano strega. Mi chiamavano donnaccia. Io ero solo me stessa. Libera di essere crudele, sadica, perversa, ninfomane, di fare paura. Avevo la loro vita nelle mie mani. Mosche, vermi striscianti, scarti dell’umanità, inutili creature che avevamo il dovere e l’onore di sterminare, per rendere migliore l’Europa, il mondo. Li guardavo camminare, pallidi, denutriti, sporchi, affamati. Disprezzavo quegli occhi vuoti, impauriti, quegli sguardi privi di vita prima della morte, quel loro incedere lento e timoroso... Mi impiccai nella cella in cui ero detenuta dopo essere stata processata dal mondo intero... presi le lenzuola, feci un cappio, lo legai alle sbarre e me lo misi al collo. Mi lasciai penzolare. Pochi minuti, sola, con gli occhi pieni di lacrime, la bocca spalancata in un grido silenzioso che avevo visto mille volte sui volti terrorizzarti delle mie vittime. Che strano, pensai a loro in quel momento, pensai alle frustate, al rumore della carne lacerata, agli incontri orgiastici, alla depravazione, alle risate che ci venivano dal cuore ogni volta che vedevamo la sofferenza di qualcuno. Il buio. Finì così la mia vita, quella della cagna di Buchenwald e con me il mio regno del terrore. Dopo la fine della guerra si parlò a lungo di ciò che avevo fatto. In tanti mi avrebbero ricordata, nel male, mai nessuno mi avrebbe dimenticata. Le testimonianze sugli amanti, le orge lesbiche, le torture indescrivibili inflitte ai prigionieri, la sua sfrenata lascivia e sadismo fanno della Koch uno degli esempi più efferati della realtà disumana dei lager nazisti. L’artista Woodie Guthrie ha scritto la canzone “Ilse Koch” sugli abusi da lei perpetrati a Buchenwald. La giovane Sarah di 15 anni... che il 26 agosto 2010 viene strangolata dalla cugina e dalla zia. |