Com'è misera la vita nell'abuso di potere...

[com'è misera la vita nell'abuso di potere]

Siamo canne esposte al vento delle vessazioni e delle ingiustizie; flessibili, tendiamo a mantenere invariato un equilibrio ostile per inerzia, finché una canna, la più robusta, la più tenace a opporsi al vento si spezza e il clamore che provoca, con il suo sacrificio, risveglia dal sonno le coscienze.
Paola Melone

Jonathan Swift affermò, a proposito della disparità di trattamento tra poveri e ricchi: 
“Le leggi sono come ragnatele, che possono catturare piccole mosche, ma lasciarsi attraversare da vespe e calabroni.”

Mi ha impressionato, e non poco, l’affermazione di una insegnante stamattina a scuola: Ci vuole tutto il caratteraccio ipocrita di “ quella “ per avallare una polveriera scolastica fatta di piccole e grandi sopraffazioni quotidiane fatte accettare per il buon nome della scuola. “ Quella “ sta per una ben nota dirigente scolastica dal carattere decisamente sopra le righe, diciamo così.  Fare del proprio ruolo uno spauracchio per i più è solamente sterile desiderio di onnipotenza, il non saper guadagnare il rispetto e la stima degli altri se non attraverso il “ terrore “, da applicare soprattutto alle altre, le sottoposte, quelle che si considerano inferiori. Mi chiedo se, nel momento in cui si partecipa e si vince un concorso da dirigente scolastico ti cambiano anche il cervello, in peggio, oltre che la qualifica! 
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disegno Paolo Calleri




Com'è potuto accadere che un qualunque ministro in origine un dipendente, un sottoposto che assisteva un suo superiore, da umile servitore dello Stato sia giunto, e in Italia forse più che altrove, 
a considerarsene un privilegiatissimo padrone?
Giovanni Soriano

QUANDO IL DIAVOLO STA NEL POTERE

Un filo nero unisce i fatti di Piacenza, i pestaggi nelle carceri di Torino, le vicende nelle quali è coinvolto il dottor Palamara. Si tratta dell'abuso di potere. Funzionari ai quali la Repubblica ha consegnato poteri rilevanti sulla vita, l'integrità fisica, la reputazione, il patrimonio dei cittadini, al fine di garantire il rispetto delle regole, le hanno violate ripetutamente per trarne vantaggi personali o economici o di prestigio o di altro genere. Il potere ha un volto diabolico perché se esercitato senza etica può portare allo schiacciamento dell'uomo da parte di un altro uomo. L'etica del potere è costituita dal suo esercizio in modo conforme alle ragioni per le quali quel potere è stato concesso. Nei casi indicati il potere è stato esercitato in modo difforme dalle finalità per le quali è stato concesso. Di qui l'abuso. Poco conta dire che si tratta di mele marce. Se non fossero eccezioni non saremmo in democrazia. Il problema centrale è diverso. La nostra società sta assumendo caratteri che consentono e tollerano comportamenti abusivi. Una cultura egocentrica ha posto l'esercizio del potere e la sua ostentazione al centro delle aspirazioni delle persone. Ha conseguentemente indotto a ignorare la funzione del limite nella organizzazione delle società democratiche e ha animato una cultura del consumo per l'affermazione individuale. Basta seguire alcune raffinate pubblicità per cogliere l'invito frequente a superare i limiti per essere veramente sé stessi. In sostanza quella pubblicità ci dice che non puoi essere te stesso se resti nelle regole della comunità; per essere te stesso devi superare quelle regole e io ti offro il prodotto per farlo. Una seconda caratteristica è la cultura del successo. Conta quello che si ottiene, indipendentemente da come lo si ottiene. Se si ottengono risultati soddisfacenti si possono chiudere gli occhi sui metodi usati per ottenerli. Il successo è di per sé motivo di soddisfazione e lo si dimostra con il possesso. Le vacanze in alberghi di lusso che sarebbero state offerte al dottor Palamara e ai suoi cari da ricchi questuanti o l'esibizione di champagne di marca da parte dei carabinieri di Piacenza stanno a segnalare il raggiungimento di uno status sociale superiore. Nei tre casi citati gli abusi non sono avvenuti in segreto; ma non sono stati fermati. A Piacenza perché consentivano di alimentare le statistiche, a Torino perché mantenevano nelle carceri un ordine seppure dettato dal terrore, a Roma perché permettevano ai magistrati consenzienti di accedere a benefici di carriera che altrimenti sarebbero stati preclusi. Il principio che sembra prevalere è: se posso farlo, lo faccio. Sembra un principio liberale. È in realtà la tomba del liberalismo e può diventare l'agonia dei regimi democratici. Perché il liberalismo senza regole accresce le iniquità. Si è visto con l'esperienza del Covid. I leader che più caratterizzano sé stessi per la predicazione liberale, Trump, Bolsonaro, Johnson, non sembra abbiano adottato efficaci politiche di contenimento del virus perché ispirati a una radicale diffidenza per le regole. Si sono rivelate più efficaci le risposte italiana e tedesca perché frutto di un buon equilibrio tra la cultura dei diritti, propria del liberalismo e il senso del dovere, proprio invece della cultura repubblicana. Una severa e rapida punizione nei casi citati, qualora le responsabilità fossero accertate, sarà necessaria. Ma è altrettanto necessario un impegno da parte delle classi dirigenti per introdurre nella nostra società il senso del limite e il senso del dovere.

Luciano Violante, su La Repubblica del 6 agosto 2020


Ventuno luglio 2001 
"macelleria messicana" alla scuola Diaz di Genova.
Melanie Jonasch, 28 anni, studentessa di archeologia a Berlino..."l’aggredirono e la colpirono alla testa con tanta violenza che perse subito conoscenza. Quando cadde a terra, gli agenti la circondarono continuando a picchiarla e a prenderla a calci, sbattendole la testa contro un armadio e alla fine lasciandola in una pozza di sangue. Tremava tutta. Aveva gli occhi aperti ma rovesciati all’insù. Pensai che stesse morendo, che non sarebbe sopravvissuta”.
Nessuno dei ragazzi che erano al piano terra sfuggì al pestaggio.  “Nell’arco di pochi minuti, tutti gli occupanti del piano terra furono ridotti all’impotenza. I gemiti dei feriti si univano agli appelli a chiamare un’ambulanza”. Per la paura, alcune vittime persero il controllo dello sfintere.
Un gruppo di uomini e donne fu costretto a inginocchiarsi in un corridoio in modo che i poliziotti potessero colpirli più facilmente sulla testa e sulle spalle. Daniel Albrecht, 21 anni, studente di violoncello a Berlino, fu colpito così violentemente che dovettero operarlo per fermare l’emorragia cerebrale.
In questo crescendo di violenza ci furono momenti in cui i poliziotti scelsero l’umiliazione. Un agente si mise a gambe aperte davanti a una donna inginocchiata e ferita, si afferrò il pene e glielo avvicinò al viso.
"Gravi lesioni alle braccia e alle gambe,  fratture cranica, emorragie toraciche... Jaraslav Engel, polacco, riuscì a uscire dalla Diaz arrampicandosi sulle impalcature, ma fu preso sulla strada da alcuni autisti della polizia che gli spaccarono la testa, lo scaraventarono per terra e rimasero a fumare mentre il suo sangue scorreva sull’asfalto.
Lena Zuhlke, studentessa tedesca di 24 anni... l’aggredirono come cani addosso a un coniglio. Fu colpita alla testa e poi presa a calci da ogni parte finché sentì collassare la gabbia toracica. La rimisero in piedi appoggiandola a una parete dove un poliziotto le dette una ginocchiata all’inguine mentre gli altri continuarono a prenderla a manganellate. Scivolò giù, ma la picchiarono ancora: “Sembrava che si divertissero, quando gridavo di dolore sembrava che godessero ancora di più”. Venne afferrata per i capelli e scaraventata per le scale a testa in giù. Alla fine, trascinarono la ragazza nell’ingresso del piano terra, dove avevano ammassato decine di prigionieri insanguinati e sporchi di escrementi. La gettarono sopra ad altre due persone. Non si muovevano e Zuhlke, tramortita, chiese se erano vivi. Nessuno rispose e lei rimase supina. Non muoveva più il braccio destro ma non riusciva a tenere fermi il braccio sinistro e le gambe, che si contraevano convulsamente. Il sangue le gocciolava dalle ferite alla testa. Un gruppo di poliziotti le passò accanto: uno dopo l’altro si sollevarono le bandane che gli coprivano il volto e le sputarono in faccia.
Furono spedirono all’altro capo della città nel centro di detenzione di Bolzaneto, dove continuarono i maltrattamenti...
Ester Percivati, una ragazza turca, ricorda che le guardie la chiamarono puttana mentre andava al bagno, dove una poliziotta le ficcò la testa nel water e un suo collega maschio le urlò: “Bel culo! Ti piacerebbe che ci infilassi dentro il manganello?”. Alcune donne hanno riferito di minacce di stupro, anale e vaginale.
La vicenda alla Diaz è la storia di una “sospensione dello stato di diritto”...
Genova ci dice che quando il potere democratico si sente minacciato, lo stato di diritto può essere sospeso proprio come in uno stato dittatoriale. Ovunque.

In tempi di emergenza coronavirus tensione e novità metterebbero in difficoltà le forze dell’ordine? Più probabile che si tratti di approssimazione di valutazione delle norme proprio da parte loro...
situazione all'interno delle forze dell'ordine che starebbe creando essa stessa tensione... tensione sociale gratuita.
situazione che inficerebbe il buon lavoro che tutti gli altri starebbero facendo con generale perdita di fiducia nei confronti dei controllori.
[com'è misera la vita nell'abuso di potere]
Informare, informare e continuare ad informare 
se le forze dell'ordine vogliono rimanere nel giusto... 
non fare multe a pioggia...
anche perché, diversamente, si sarebbe autorizzati a pensare ad un ignobile tentativo di fare cassa sulle spalle dei cittadini piuttosto che ad un'operazione di sensibilizzazione della popolazione verso questa nuova drammatica realtà...
  "E le sanzioni ai diktat  stanno fioccando in occasione dei controlli fatti dalle forze dell’ordine e dei vigili urbani... «Ok, dobbiamo stare confinati e contenuti. Sarebbe giusto. Ma le norme prevedono una sfilza di eccezioni ché si ritiene importanti per il mutuo aiuto e per la salubrità individuale. Capire se le eccezioni siano rispettate nei termini previsti, spetta alle forze dell’ordine. Ok. Forze dell’ordine che comunque non sempre sono abituate a procedere con educata discrezione. E si ha oggi l’impressione che la discrezione sia eccessivamente arbitraria per loro. Così come è difficile, per il medio confinato, non confondere la propria esigenza, non necessariamente “stretta”, con l’interesse pubblico. Nel contempo, sempre il medio confinato, deve avere a che fare con norme la cui certezza può anche essere vaga. Motivo? I decreti nazionali hanno previsto che le autorità locali, rispetto a specifiche contingenze territoriali, possano decidere norme più restrittive. E qui sorgono diversi problemi. Soprattutto perché non è detto che tutti sappiano tutto. Incluse le forze dell’ordine. Vediamo. Una premessa. Le informazioni che circolano sulle multe, oltre ai valori assoluti che qualche media ritiene così importanti da mettere come prima notizia dei loro notiziari, sono solo quelle più eclatanti, che fanno sensazione e provocano (giustamente) indignazione in chi ascolta (per esempio: era sulla spiaggia a prendere il sole, era uscito per andare a comprare droga illegale, si era recato in una sorta di bar clandestino che, a sua volta, è stato sanzionato). Ma oltre ai casi sensazionali tutti gli altri sono più o meno “normali”, di persone che non si capacitano perché siano state multate, avendo comunque torto o ragione. Vediamo alcuni casi “comuni” e non “sensazionali” che di frequente ci vengono segnalati. Andrebbe spiegato alle forze dell’ordine che i decreti nazionali prevedono che, per svolgere un po’ di attività fisica, ci si debba limitare a farla, nel rispetto delle distanze individuali, nella prossimità della propria abitazione. Alcune Regioni (come la Lombardia) hanno tradotto questa limitazione in 200 metri. Alcune Regioni, per l’appunto. E allora, perché (ci è capitato più di un caso) in Toscana o in Lazio (dove non ci sono limiti di 200 metri), si sono fatte multe evocando proprio i 200 metri? – Andrebbe spiegato alle forze dell’ordine che per la spesa nel supermercato più vicino non è necessario che il negozio sia dentro il territorio comunale (e questo è anche previsto dalle norme nazionali)… non solo, ma se uno lavora (lavori autorizzati, ovviamente) in un altro Comune rispetto a quello di abitazione, se tornando a casa si ferma in un supermercato sulla strada, non ha violato le norme perché quel supermercato non è quello più vicino a casa sua e dentro lo stesso Comune della sua abitazione. Andrebbe spiegato alle forze dell’ordine che se uno un giorno va ad assistere la madre novantenne che sta in un Comune limitrofo e viene fatto passare perché legittimato pur se la madre è autosufficiente ma, per l’appunto ha novanta anni… se lo stesso “uno” il giorno dopo fa altrettanto tragitto, incrociando una pattuglia diversa, non andrebbe multato (informarsi prima di farlo: la tecnologia c’è anche per questo). Andrebbe spiegato alle forze dell’ordine che, anche se la legge non ammette ignoranza, rispetto alle norme nazionali che si ascoltano in tv di continuo, non è detto che uno sia informato a menadito di quelle regionali e locali, Di conseguenza ci vorrebbe più comprensione per tale ignoranza, raccomandando di non continuare a violare le norme. Certo, il “violatore” potrebbe fare il furbo e ogni volta dire che non sapeva… ma è meglio multare sempre e comunque chiunque o, nel dubbio, soprassedere pur sapendo che qualcuno continuerà a fare il furbo? Per capire meglio il concetto, estremizzando: è meglio avere le galere piene di presunti delinquenti o qualche presunto delinquente in circolazione? Andrebbe spiegato alle forze dell’ordine che le norme prevedono che chi va ad assistere degli animali che altrimenti sarebbero abbandonati, non sta violando le norme, visto che gli animali hanno, almeno nell’ambito di assistenza, lo stesso rango degli umani. Altrimenti, per esempio, perché i negozi di cani e pet in generale sarebbero autorizzati ad essere aperti?" by web


Tra l’eseguire un ordine e la propria coscienza spesso il limite è molto sottile. Tale confine si è spesso confuso in questi mesi, per questo il sito Poliziotti.it ha deciso di pubblicare una lettera in cui denuncia l’esagerazione nei controlli indiscriminati. “Mi rifiuto di mettere le mani nella busta della spesa dei miei concittadini, per controllare cosa hanno comprato e quanto hanno speso”- spiega Salvatore Baiocchi, ideatore del sito. “Un ordine deve essere diretto, inequivoco e preciso. Non mi sembra che in questi mesi gli ordini abbiano sempre contenuto questi tre elementi” – dice. “L’eccesso di zelo e la mancanza di una comunicazione chiara sulle regole da adottare ha contribuito a creare un senso di sfiducia e rabbia nei confronti delle forze dell’ordine” – conclude Baiocchi



[mai creare contrapposizione con i cittadini che non stanno commettendo nulla di illecito]
mai approfittare di norme palesemente sbagliate

“Alle Forze dell’Ordine si chiede di non fare gli sceriffi” in merito ai controlli portati avanti dalle autorità per verificare il rispetto delle misure restrittive. Una questione molto dibattuta in questi giorni, soprattutto dopo il verificarsi di alcune situazioni paradossali. e ogni giorno vengono segnalate sanzioni illegittime o eccessive. Situazione che sta creando una spaccatura in un’Italia che finora è apparsa unita contro il nemico comune, il coronavirus. Tanti gli episodi che “stanno facendo perdere credibilità e simpatia” agli agenti, con gli inseguimenti a runner e ciclisti che rappresentano solamente la punta dell’iceberg. “Gli agenti spesso sanzionano senza conoscere le norme. Si chiede loro di informarsi meglio, di non fare gli sceriffi e applicare le sanzioni secondo il loro spirito. 
E non è quello di fare cassa ma di evitare la creazione di situazioni pericolose”.

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