Show business...

[Li abbiamo amati, erano il nostro orizzonte... ma chi erano veramente?]
Seppur vero è che il dolore catturi l'attenzione, specie quando attanaglia i personaggi famosi, ciò che colpisce è il rispetto empatico con cui molti trattano l'animo volitivo e tormentato di queste icone: 
le loro traversie spaventano e commuovono, insegnano e anestetizzano.


"Io sono un uomo all'antica. Io appartengo al secolo scorso, anzi, che dico, al secolo delle crociate. Il mondo moderno, il mondo di oggi per me non c'è, non esiste. Non lo vedo, non mi piace. Detesto tutto di esso: la fretta, il frastuono, l'ossessione, la volgarità, l'arrivismo, la frenesia, le brutte maniere, la mancanza di rispetto per le tradizioni, le stupide scoperte. Per questo vivo per conto mio, in un mondo mio, da isolato. Un mondo per bene".
Totò

Sul palco faccio l'amore con venticinquemila persone.
Poi torno a casa [e mi rendo conto che sono] da sola.
Janis Joplin

E Springsteen cantava:
 "Quando si spengono le luci resto solo un triste pellegrino...".

“Il successo fa sì che molta gente ti odi, mi piacerebbe che non fosse così. Sarebbe meraviglioso godersi il successo senza vedere l’invidia negli occhi di chi ti circonda”.
Marilyn Monroe


*Negra? 
Non si vede?
*Cantante?
Ascoltami e vedrai.
*Puttana? 
Sì, ho fatto anche quello
Alcoholic Musicians | List of Musicians Who Died From Drinking
Eleanora Fagan, o Elinore Harris,
nota come Billie Holiday
(Filadelfia, 7 aprile 1915 – New York, 17 luglio 1959)
E bevo anche come quattro uomini
Non mi fai paura, ho suonato in posti peggiori di questo
In bar di cow boys nel sud dove mi sputavano addosso
In una città dove il giorno stesso avevano linciato un nero
A New Orleans dove un diavolo alla moda
Ogni sera mi regalava fiori di droga
E a Chicago mi innamorai di un trombettista sifilitico
E all’uscita del night mi hanno spaccato la bocca
Sotto la pioggia da una stazione all’altra
Lady sings the blues
Negra? Sì, ma ci sono abituata
Cantante? Canto come una gabbia di uccelli
Note gravi e alte, e tutto il repertorio
Posso svolazzare come quelle belle cantanti dei film
E poi posso piantarti una ballata nel cuore
Vuoi strange fruit? Vuoi midnight train?
Posso cantartela anche da ubriaca
O con un coltello nella schiena
O piena di whisky e altro, perché sono una santa
E il mio altare è nel fumo di questo palco
Dove Lady sings the blues
Negra? Negra e bellissima, amico
Cantante? Non so fare altro
Puttana? Beh sì ho fatto anche quello
E bevo come quattro uomini
Non toccarmi o ti graffio quella bella bianca faccia
Posate il bicchiere, aprite quel poco che avete di cuore
State zitti e ascoltate io canto
Come se fosse l’ultima volta
Fate silenzio, bastardi e inchinatevi
Lady sings the blues
E quando tornerete a casa dite
Ho sentito cantare un angelo
Con le ali di marmo e raso
Puzzava di whisky era negra puttana e malata
Dite il mio nome a tutti, non mi dimenticate
Sono la regina di un reame di stracci
Sono la voce del sole sui campi di cotone
Sono la voce nera piena di luce
Sono la lady che canta il blues
Ah, dimenticavo… 
e mi chiamo Billie

by Stefano Benni

Brigitte Bardot...
Savage Comics on Twitter: "Brigitte Bardot by Milo Manara… "
Illustrazione Milo Manara


La Bardot dichiarò in un’intervista a Le Monde: “Senza gli animali mi sarei suicidata”. Lontana dai riflettori e dalla luce accecante dei flash l’attrice ha confessato di essersi sentita soffocare dalla vita mondana e di odiare la sua vita di attrice. Senza gli animali e il loro affetto non sarebbe sopravvissuta a tutto ciò, sono stati gli animali a salvarle la vita.

Brigitte Bardot  ricorda la sua giovinezza quando raggiunse l’apice del successo. Detestava tutto dello show business e del comportamento dei colleghi che giudica superficiali e vanitosi: 
“Per non parlare dell’atteggiamento degli attori, che si sentono al centro del mondo! E io detesto il culto della personalità“. E continua: “Mi veniva l’ansia solo a leggere un copione, un herpes a ogni presentazione”.
Брижит Бардо - женщина-легенда!. Обсуждение на LiveInternet ...
Brigitte Bardot by Roger Corbeau
for "La femme et le pantin" 
directed by Julien Duvivier, 1959
Uno stato d’ansia costante da cui l’ha salvata l’amore per gli animali: “Sono gli animali – confessa l’attrice – che mi hanno salvato. Senza di loro mi sarei uccisa. La mia vita non mi piaceva, – ha dichiarato l’attrice – era ingiusta e crudele. La mondanità mi sembrava grottesca. Inutile“. L’attrice ha sempre portato con sé il seme della depressione, fin da bambina. Racconta infatti:”I dubbi e le questioni senza fine che mi affollavano la mente fin da piccola. Una mattina, avevo dieci anni e chiesi a mio padre: Perchè vivo? Per darmi felicità. Una risposta che non mi ha appagato. Chi sono? Qual è il senso della mia vita?”. Il 1973 fu l’anno della svolta, della rivelazione durante le riprese di Colinot l’alzasottane. Sul set vi era una capra che l’attrice prese a cuore: “Si sbrighi a girare la sua scena, perché domenica è la comunione di mio nipote e dobbiamo farla allo spiedo. Ero orripilata dalle parole di quella donna. Ho preso la capra, l’ho comprata e me la sono portata nel mio hotel a 4 stelle. È stato il momento in cui ho detto addio al cinema”, ha raccontato tristemente la Bardot. Da quel momento non solo Brigitte Bardot si allontana dalle scene, ma inizia a dedicare la sua vita alla lotta per la difesa degli animali. Dalla lotta a protezione delle foche alle proteste contro la macellazione rituale e le pellicce. L’attrice ha pagato il suo impegno a caro prezzo ricevendo persino minacce di morte: “Ho usato la mia notorietà, e ho pagato un prezzo. A 42 anni – racconta l’attrice – ho dovuto fare un testamento per le minacce di morte che ricevevo. Mi hanno ridicolizzata, derisa, insultata”. Ma conclude soddisfatta: “Ne è valsa la pena, ho salvato 350mila vite all’anno. Non male no?”


"Ho scelto la solitudine per difendermi. Mi preservo dall'umanità che mi circonda, da questa umanità rumorosa e invadente. Vivo circondata da animali, alberi, fiori. Ho cavalli, asini, montoni, capre, maiali, galline, anatre, oche, piccioni. Poi, naturalmente, cani e gatti. Non so neppure quanti sono...
Mi sento molto più vicina alla natura e agli animali piuttosto che all'uomo. Confesso che detes
to la gran parte della specie umana. Ho sposato la causa degli animali per dare finalmente un senso alla mia esistenza quaggiù. Sto tentando di spiegare all'uomo che le crudeltà inferte agli animali sono indegne, inaccettabili, disumane appunto...
Me ne fotto che il mondo si ricordi della divina Brigitte Bardot, che divina non è stata per niente."

Brigitte Bardot


Io credo che niente avvenga per caso: tanto meno il successo. V'è sempre una ragione per cui alcuni escono dall'anonimato e altri no. O una ragione costruita, il successo si può costruire, o una ragione vera. La sua [ndr Juliette Gréco] era, secondo me, una ragione vera: la ragazzina con le scarpe rotte e i gesti duri, la fame di tenerezza e la sete di curiosità, simboleggiava qualcosa. Le nostre scarpe rotte e i nostri gesti duri, la nostra fame di tenerezza e la nostra sete di curiosità.


[Il destino delle dive adagiato su un sofà]
Beato chi se lo fa il sofà
diceva con cinemascopico sorriso Sabrina Ferilli in uno spot, ma ogni riferimento al libro 
"Il sofà del produttore"
era davvero casuale.

Marilyn Monroe. Photo by Richard Avedon, 1957. | Marilyn monroe ...
Un libro con cui Alan Selwyn e Derek Ford, con lo pseudonimo di Selwyn Ford, raccontano gli eccessi dei grandi sporcaccioni dell'industria cinematografica americana...

E, probabilmente, l'ultima diva nata dal divano fu proprio Marylin Monroe, che non tentò mai di nasconderlo: 
"Tutte l'hanno fatto. 
Faceva quasi parte del mestiere. Loro volevano assaggiare la mercanzia e se dicevi di no ce ne erano almeno altre venticinque disposte a dire di sì. 
Non era un dramma".

"Si racconta che Marilyn Monroe, firmato il suo primo contratto, confidò alla sua compagna di stanza Shelley Winters 
“finalmente non ne dovrò più succhiare neanche uno”. 
All’inizio del cinema le ragazze facevano anticamera con la mamma, entravano a una a una, dopo venti minuti uscivano spettinate e affannate (la mamma era lì per firmare il contratto, essendo le aspiranti star minorenni). Nella Hollywood che fu, si chiacchierava... tutti sapevano. Non come adesso che metà industria del cinema cade dalle nuvole..."
 by Mariarosa Mancuso, critica cinematografica


Ma "Hollywod è quel posto dove ti pagano 1.000 dollari per un bacio 
e 50 centesimi per la tua anima... 
io lo so perché ho spesso rifiutato la prima offerta, ma ho sempre accettato i 50 centesimi."

E' bello far parte delle fantasie della gente, ma...
mi piacerebbe anche essere accettata per quello che sono. Io non mi vedo come merce, ma sono sicura che un sacco di gente mi vede così. Forse sembro arrabbiata, e lo sono. Penso di avere degli amici meravigliosi e improvvisamente ecco che ci risiamo. Fanno un sacco di cose, parlano di te alla stampa, ai loro amici, raccontano storie e, sai, ci rimani male. Naturalmente dipende dalle persone, ma a volte mi invitano per vivacizzare il tavolo, come un musicista che suona il piano dopo cena, e sai che non ti invitano pensando a te. 


black and white vintage GIF Ho sempre pensato che le stelle del cinema fossero persone eccitanti, di talento, dalla grandissima
personalità. Quando ne incontro una a una festa di solito scopro che, uomo o donna che sia, è scialba e persino spaventata. Ci sono stati party nei quali me ne sono rimasta in silenzio per ore ascoltando i miei idoli mentre si tramutavano in persone sciocche e meschine.
Marilyn Monroe

“Il successo fa sì che molta gente ti odi, mi piacerebbe che non fosse così. Sarebbe meraviglioso godersi il successo senza vedere l’invidia negli occhi di chi ti circonda”.
Marilyn Monroe



Nel 1962 un fotografo alle prime armi cattura il sogno più sexy di Hollywood sul set di "Something's got to give", il film che non avrebbe finito. A 50 anni dalla sua scomparsa, Lawrence Schiller racconta su Vanity Fair di una donna fragile e nuda...

Cosa sarei diventato se non mi fossi unito ai Rolling Stones?
Un fannullone, ma di gran classe!
Mick Jagger

E in un'intervista Fabrizio De André ci racconta la usa esperienza...
"Sono legato a questa canzone perché, indipendentemente dal suo valore, trovo che ci sia un perfetto equilibrio tra testo e musica, diciamo che sembra quasi una canzone napoletana scritta da un genovese. Nel momento in cui Mina negli anni sessanta cantò "La canzone di Marinella" determinò anche la mia vita. Scrivevo canzoni da sette anni, ma non avevo risultati pratici e quindi avevo quasi deciso di finire gli studi in legge. A truccare le carte è intervenuta lei cantando questo brano; con i proventi SIAE decisi di continuare a fare lo scrittore di canzoni e credo sia stato un bene soprattutto per i miei virtuali assistiti. Ci vuole proprio un bel coraggio a cantare con Mina "La canzone di Marinella" perché la sua voce è un miracolo.


[ Artisti si nasce. E si rimane artisti, anche quando la voce non è proprio una meraviglia. ]

La voce dell'opera si è fermata con la Callas, una perfezionista, nel senso che perfezionava i suoi difetti, come tutti i geni. Trovare e cestinare. Di questo si tratta.
Carmelo Bene

“Tu sei come una pietra preziosa che viene violentemente frantumata in mille schegge per poter essere ricostruita di un materiale più duraturo di quello della vita, il materiale della poesia.”

Pier Paolo Pasolini a Maria Callas.


breve filmato di Maria Callas, "La Divina"...
“Purtroppo non sono che una donna con le sue debolezze. Dico purtroppo perché nel mio lavoro non si possono avere debolezze, dubbi. E io ho sempre molti dubbi, ho sempre paura di non rendere giustizia a me stessa. Per questo ho bisogno del calore della gente: essere amata non mi fa sentire sola ". 
A Parigi, quel 16 settembre del 1977, Maria Callas era sola...
Maria Callas, soprano statunitense di origine greca, naturalizzata italiana e successivamente greca. La sua amica Lomazzi racconta: “Nessun mistero nella sua morte: è stata uccisa dal dolore” con una morte solitaria e spettacolare per tristezza, nella sua casa parigina... “Maria era bisognosissima di affetto, desiderosa di calore e famiglia, sempre in cerca di un alone di difesa”. “C’era in lei un dolore antico, originato dal suo sofferto rapporto con la madre. Odiava parlare dell’infanzia, come se vi avesse calato sopra un velo, anzi una saracinesca. Ma una volta che eravamo insieme a Londra mi disse a un tratto: guarda, mostrandomi un brutto segno su una gamba. Questo è quanto mi ha lasciato una sedia che mi tirò addosso mia madre”. 

La voce l’abbandona ma Maria spera di poter cambiare vita, trasformandosi nella signora Onassis: “Passava da una crociera e da una festa all’altra, senza più studiare. Era capace di chiamarmi la mattina e dirmi che voleva andare a Parigi il pomeriggio. Io ero giovane e mi divertivo da matti, però capivo che certi strapazzi nuocevano alla sua voce. Ricordo che una volta arrivammo ad Anversa e ripartimmo l’indomani perché non se l’era sentita di cantare”. "
Credo che quello con Onassis fosse piuttosto un innamoramento di natura cerebrale. Erano entrambi greci partiti dal niente e saliti all’apice della fama. C’era complicità, una sorta d’intesa. 
Però Maria era disperata. Sul Christina, il panfilo di Onassis, facemmo una volta una crociera noi tre, solo lei, lui ed io. Stavamo mangiando al bordo della piscina dello yacht, e Maria improvvisamente scoppiò a piangere a dirotto, senza motivo. La verità è che non era fatta per quella vita piena di niente, tra mondanità, navigazioni e jet set: si rendeva conto che stava smarrendo la sua identità più autentica.  Era nata per essere cantante e lavorare in teatro, regolata dagli orari dello studio e delle prove. Quegli anni con Onassis, con cui tra l’altro non poteva parlare di musica, perché lui non ne sapeva nulla, scardinarono le sue basi esistenziali”. Quando Onassis si sposò con Jackie Kennedy l’umiliazione fu atroce. Poi l'’incontro con Pier Paolo Pasolini... entrambi anime sensibili e molto fragili seppero creare un rapporto artistico e umano profondo, delicato e speciale. Un momento di riscatto contro l’umiliazione subita da Onassis e un mettersi alla prova poiché come cantante d’opera era ormai al tramonto, mentre l’incontro con Pasolini, uomo colto e sensibile, le diede nuova forza e linfa artistica. Nacque una tenera amicizia e, in Maria, una visione d’amore illusoria e irraggiungibile. Infine l'epilogo: “nessun mistero, nessun avvelenamento: Maria è morta di dolore”. “Soffriva di pressione bassa, prendeva tranquillanti per dormire che le buttavano giù la pressione e la mattina doveva tirarsi su con i tonici. Ma ciò che l’ha uccisa veramente è la sua infelicità. Lei, che dalla vita aveva avuto tutto, nel giro di cinque anni perse ogni cosa: voce, amori, gloria. Prima era celebre e popolare come Audrey Hepburn o Ava Gardner, poi entrava nei ristoranti di Parigi e non la riconosceva quasi più nessuno. Era confusa, desolata, priva di riferimenti. È morta perché non aveva più alcun motivo per stare al mondo”.

Quella voce ci affascinò come un sortilegio, un prodigio che non si poteva definire in alcun modo, la si poteva soltanto ascoltare come prigionieri di un incantesimo, di un turbamento mai esplorato prima. Ma non si può rendere appieno la tempesta di emozioni che suscitava in chi l'ascoltava per la prima volta. Perché Maria è un regalo di Dio che non si può definire nel tempo: Maria c'è sempre stata e ci sarà per sempre. 
Franco Zeffirelli


"E tu, atterrita dal sospetto di non essere più,
sai anche questo
e ti arrangi a farti da madre.
Concedi alla bambina di essere regina
di aprire e chiudere le finestre come in un rito
rispettato da ospiti, servitù, spettatori lontani.
Eppure lei, lei, la bambina,
basta che per un solo istante sia trascurata,
si sente perduta per sempre."
Pier Paolo Pasolini a Maria Callas, La presenza

[va bene essere artistici... ma come si diventa famosi?]
Avevo 17 anni quando sono stata scoperta da Andrew Oldham: mi ha notato a una festa, non perché sapessi cantare o per altre cose musicali… io sono molto musicale, e cantavo, ma lui mi notò perché ero molto carina, è quello che ha detto, disse che avevo una commercial face. E improvvisamente la mia vita si è rivoluzionata, invece di andare a Cambridge o Oxford mi ritrovai in studio con Mick Jagger e Keith Richards a cantare "As Tears Go By". Mi sembrava di stare vivendo il sogno di qualcun altro. Solo più tardi ho realizzato che dovevo salire su quel treno.
Cosa volevo? Tutto... 
Marianne Evelyn Faithfull

La fortuna di chiamarsi Jack Nicholson
[che nacque un 22 aprile di un  lontano 1937]

Una complessa personalità nascosta dietro le facce dei molteplici personaggi che ha interpretato in ruoli che hanno fatto di lui il mito. Una persona misteriosa, un sorriso leggendario, una star imprevedibile e impenetrabile. Per tutti è semplicemente Jack ma in oltre 50 anni di carriera, più di 60 film e tre Oscar, Nicholson è l'antieroe di Hollywood, anticonvenzionale e ribelle, un mito del cinema che ha usato lo schermo come una tela dove raccontarsi e rivelare le sue zone d'ombra. La sua leggenda è immutata anche dopo il 2010 quando si è ritirato dalle scene, preferendo condurre il resto della sua vita in privato, nella sua villa a Mulholland Drive. 
Un'infanzia da "bambino viziato" in una famiglia di sole donne: la madre Ethel May e le sorelle June e Lorraine. Nicholson usa il cinema per esorcizzare le sue ferite personali, scrivendo un monologo per riconciliarsi con il padre che lo aveva abbandonato. Ma a 37 anni, subito dopo Chinatown [in cui interpreta un detective che indaga su una oscura storia familiare] Jack scopre che in realtà è figlio di sua sorella June: aveva solo 16 anni quando rimase incinta, probabilmente ignorando chi fosse il padre. Per paura di uno scandalo, la madre Ethel fa credere che il bambino sia suo e fa un patto con le figlie di non rivelare mai la verità. June muore nel '63 e la madre sette anni dopo, entrambe senza mai dire nulla. 
Tocca a Lorraine confermare a Jack lo sconvolgente segreto rivelato da un giornalista. Da "cattivo ragazzo” di Hollywood va a vivere sulla “Bad Boy Drive“, ovvero Mulholland Drive a Beverly Hills, in California. Questa strada ha assunto nel tempo tale denominazione per via della lunga lista dei “cattivi ragazzi” di Hollywood che scelsero di abitarci, creando un vero e proprio status quo. Oltre a Jack Nicholson infatti si stabilirono qui anche Warren Beatty, Marlon Brando, Dennis Hopper. Piccola curiosità :dopo la morte dell’amico Brando [suo vicino di casa], ne acquistò la villa ma fu costretto a demolirla poco dopo per via delle disastrose condizioni dello stabile, ormai divorato dalla muffa. "Una delle cose stimolanti nell'essere un attore - dichiara Nicholson - è che puoi esplorare te stesso. Trovi una parte di te che hai in comune con il personaggio, dopodiché scavi dentro di te e la butti fuori". E questa continua esplorazione fa di lui un personaggio istrionico, dalla personalità dirompente, eternamente alienato, sempre sul punto di perdersi tra feste, droghe e alcol.

“L'America sta diventando una piatta società di vegetariani, astemi e puritani. Io credo nella carne rossa, nel vino e nelle donne.”
Jack Nicholson



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Coco Chanel
la garçonne, la donna elegante e libera, sensuale e coraggiosa, la Donna uguale all’Uomo: Chanel ha acceso la fiamma della rivoluzione femminile. Gabrielle è colei che si rimbocca le maniche e sa approfittare anche delle disgrazie, piange Boy in silenzio sulla strada dell’incidente, ama il suo uomo, ama il suo lavoro e forse anche la vita, ma più di tutto ama se stessa ed è proprio per questo che il suo stile resta ancora oggi.



“La natura ti dà la faccia che hai a vent’anni; 
è compito tuo meritarti quella che avrai a cinquant’anni.” 

Coco Chanel


[Il successo e la notorietà hanno un prezzo?]
Ho guadagnato fama e quattrini lasciandomi guidare dalla pigrizia.
Vittorio de Sica

Quando Billie Eilish all'età di  13 anni soffrì di depressione.
E soffre tuttora di attacchi di ansia «perché mi sento come se fossi in un limbo senza fine e questo mi fa vomitare e dico letteralmente...». Nel 2015 la vita della popstar Billie Eilish è entrata in un buco nero, complice la rottura della cartilagine dell'anca (che a quell'età si sta ancora finendo di formare) durante una lezione avanzata di hip-hop che l'ha costretta ad abbandonare per sempre la compagnia di danza. 
«Penso che la mia depressione sia iniziata lì perché quell'infortunio mi ha fatta precipitare in un buco. Ho attraversato una fase di autolesionismo e anche senza entrare nei dettagli, il concetto era che mi sentivo come se avessi meritato di soffrire. E oggi, quando mi capita di vedere delle ragazzine ai miei concerti con le cicatrici sulle braccia, mi si spezza il cuore, perché anche se ora non le ho più, perché è stato tanto tempo fa, so bene com'è, ci sono passata». Per quanto paradossale possa sembrare, è stato però in quel periodo così difficile che è partita la carriera di cantante della Eilish, che oggi è considerata una delle popstar adolescenti più interessanti del panorama musicale.
Billie ha raccontato di aver sofferto molto all'inizio della sua carriera, soprattutto perché si è ritrovata con molti meno amici: "Ero così infelice. Infelice e senza gioia. Non vorrei essere troppo oscura, ma non pensavo davvero di arrivare ai 17 anni." Alla domanda se si sarebbe mai fatta del male da sola, ha risposto: "Sì, ci ho pensato una volta. Ero a Berlino, da sola in hotel e mi ricordo che c'era un finestra. Mi ricordo di essermi messa a piangere perché pensavo a come... 
il modo in cui stavo per morire."
Oggi, Billie è in pace con se stessa e vuole aiutare i fan che stanno passando i suoi problemi del passato:

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Sottolineo, ricopio, estraggo e porto via!