C'era una volta l'adolescenza!

Quando credevamo di avere tutte le risposte, all’improvviso, sono cambiate tutte le domande.
Mario Benedetti

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Ricorderai l’adolescenza come il periodo dalle emozioni più intense e dalle esperienze più vere.
Un adolescente si butta con ogni cellula del suo corpo in quel che fa, se non altro perché è la prima volta.
Stephen Littleword


L'adolescenza è quel periodo della vita caratterizzato da cambiamenti e confusione che possiamo dividere in tre momenti: una prima fase, che va dai 10 ai 12 anni in cui inizia lo sviluppo puberale; un secondo tempo, compreso fra i 13 e i 15 anni, dove cominciano i contrasti con il mondo degli adulti: si ha un consolidamento della vita di gruppo e i comportamenti "a rischio" entrano nella vita dell'adolescente (alcol, fumo, rapporti sessuali...); una finale terza fase, che va dai 16 ai 20 anni, laddove l'adolescente riduce i momenti di trasgressione e comincia a preoccuparsi per il proprio futuro e la propria indipendenza economica.


Il principale tema dell'adolescenza è la crescita. I paesaggi intorno cambiano costantemente e si subiscono una serie di trasformazioni sia fisiche che emotive durante tutto il corso dell’avventura adolescenziale. Questo drastiche trasformazioni rappresentano le sfide che derivano dalla crescita durante l‘adolescenza, periodo in cui si affrontano situazioni nuove e sconosciute. Gli adolescenti devono imparare ad adattarsi alla loro nuova condizione di perdita dell’infanzia e di ingresso nel complesso mondo degli adulti. Spesso ci si sente combattuta tra il desiderio di rimanere bambina e quello di diventare adulta. Ricordiamoci le parole pronuciate da Alice nel suo paese delle meraviglie (simbologia del viaggio adolescenziale): “So chi ero quando mi sono alzata stamattina, ma penso di essere cambiata diverse volte da allora“. L’affermazione riesce a cogliere in modo preciso l’incertezza che spesso accompagna il processo di scoperta della propria identità nel periodo adolescenziale.

Nella favola di "Biancaneve e Rosarossa"  l’atteggiamento materno permette ai nuovi impulsi di non essere rimossi, ma di venire accolti nel calore della casa e di esser vissuti con gioia e piacere: l’orso della fiaba (il prepotente istinto sessuale, nuovo arrivato nella vita delle due adolescenti...) diviene il compagno di giochi quotidiano delle bambine. Entrambe imparano ad affrontare la loro sessualità nascente. Sottratti al dominio delle paure, Es e Super io, istinto e morale possono vivere nella casa dell’io. Un bel sogno che ci parla di una crescita non nevrotica, ma equilibrata, all’insegna di un equilibrio dinamico. Una favola che “tratteggia per noi il paradiso dell’infanzia perduta, al fine di ricordarci per cosa siamo fatti e come potrebbe essere la nostra vita se soltanto fosse retta dalla fiducia originaria e dalla spensieratezza dei veri figli dell’invisibile regno fatto di sicurezze e quiete, invece che dalle preoccupazioni e dall’ansia tipiche del mondo adulto”.
Una crescita pacata e guidata in Alice e nelle sorelle Biancaneve e Rosarossa... all'opposto della vicenda di Cappuccetto Rosso dove “l’energia istintuale respinta, repressa e ansiogena diventa pericolosa e feroce


C'era una volta l’incertezza dell’adolescenza: i primi amori, le passioni esplosive, le famiglie che ripetevano che “prima o poi passerà”. E ancora:
 l’attivismo e le amicizie più importanti dei legami di sangue. Poi le difficoltà nel trovare il lavoro e i figli. Infine, la consapevolezza di ciò che si è e 
l'amore per il quieto vivere... 

Noi che mettevamo le carte da gioco con le mollette ai raggi della bicicletta.
Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più forte.
Noi che passavamo ore a cercare i buchi nella camera d'aria mettendola in una bacinella.
Noi che ci sentivamo ingegneri quando riparavamo quei buchi con il "tip-top".
Noi che suonavamo il campanello per chiedere se l'amico era in casa.
Noi che facevamo a chi masticava più "Big Babol" contemporaneamente.
Noi che quando starnutivi nessuno chiamava l'ambulanza.
Noi che mettevamo le ciliegie sulle orecchie e ci sentivamo belle!
Noi che i termometri li rompevamo e le palline di mercurio giravano per tutta la casa.
Noi che dopo la prima partita c'era la rivincita e poi la bella... e poi la bella della bella.
Noi che se passavamo la palla al portiere coi piedi e lui la prendeva con le mani non era fallo.
Noi che giocavamo a "Fiori, Frutta e Città" (e la città con la D era sempre Domodossola).
Noi che avevamo il "nascondiglio segreto" con il "passaggio segreto".
Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri e ci toccava riavvolgere il nastro con la penna.
Noi che in tv guardavamo solo i cartoni animati.
Noi che avevamo i cartoni animati belli!!
Noi che litigavamo su chi fosse il più forte tra Goldrake e Mazinga (Goldrake, ovvio).
Noi che guardavamo "La Casa Nella Prateria" anche se metteva tristezza.
Noi che abbiamo raccontato 1.500 volte la barzelletta del fantasma Formaggino.
Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.
Noi che non avevamo il cellulare per andare a parlare sul terrazzo.
Noi che i messaggini li scrivevamo su dei pezzetti di carta da passare al compagno.
Noi che non avevamo nemmeno il telefono fisso in casa
Noi che andavamo in cabina a telefonare...




Per anni, le feste comandate mi hanno inflitto la consapevolezza della fine. Soprattutto per la loro natura di essere istanti da "carpe diem", che però io non "carpivo". Passavo ore di noia, convinta che presto l’ennesimo, deludente natale/capodanno/pasquetta/ferragosto... sarebbe scivolato via, lasciando il passo a quella perpetua routine giornaliera ancora più blanda, per un'adolescenza che si andava via via assottigliando sempre più. Mi ricordo una notte in particolare. Era ferragosto, e non avevo fatto ciò che avrei desiderato. Me ne stavo in piedi, sulla spiaggia davanti la terrazza, cercando spazio per la mia solitudine tra il brontolìo delle onde mentre le persone attorno a me si divertivano. C'era un buio ovattato, gonfio di umidità iodata, la spiaggia semivuota; musiche da jukebox anni settanta arrivavano a stento dai bar attorno. Il fruscìo del mare sembrava soffocarle. A un certo punto mi assale qualcosa di ancestrale: parte da uno di quei jukebox "Blowin' in the Wind" nell'interpretazione di Joan Baez. Quando uno dice “ancestrale” pensa a cose epiche, sacre o misteriose. Quel brano, dentro quella notte di sale, suonava sì ancestrale ma dava al termine una sfumatura di tragico patetismo. Mi sentivo imprigionata nel tempo, dentro una dimensione d’aldilà in cui tutto inutilmente si ripeteva all’infinito: i fantasmi cominciarono a ballare mentre osservavo gli amori sciogliersi le  trecce attorno ai fuochi... e le notti cominciarono a rincorrersi mentre gli anni volarono via...[by web]


Mille porte fa,
quando ero una ragazza sola...
una notte d'estate se ricordo bene,
ero stesa sul prato
e sotto di me, increspato il trifoglio,
e sopra, distese, le stelle,
e la finestra di papà, semichiusa,
un occhio da cui passa chi dorme,
e le assi della casa
erano bianche e lisce come cera
e milioni di foglie sbattevano,
come vele sui loro strani gambi
e i grilli ticchettavano tutti insieme
e io, nel mio corpo nuovo fiammante,
non ancora di donna,
facevo domande alle stelle
e pensavo che Dio vedesse veramente
calore luce dipinta e gomiti
ginocchia sogni...
Anne Sexton, Giovane




Quei giorni sospesi che sembrano passaggi per le armi, tra la vita depressa e i lunedì come bolle di gas, apneici per giorni interi con pensieri alla deriva in balia di un proiettile vagante in una fucilazione imprevedibile.


Il futuro del giovane sta nella bontà del passato dell’adulto che lo cresce nel presente.
Nella cornice di un'intramontabile canzone...

E tutto inizia lì nell'adolescenza, il tempo che apre le porte alla giovinezza... quello che un'omonimo stracult movie del 1980 definisce "Il tempo delle mele". E se c’è una cosa che il film riesce sapientemente a fare è proprio quello di raccontare questo periodo della vita che appartiene a ciascuno di noi. Infatti la protagonista Vic, ossia Sophie Marceau, con i suoi amici rappresenta perfettamente la ragazza tipo che sta affrontando una fase difficile della propria vita: la crescita. I primi amori, il voler sembrare più grandi, i continui scontri con i genitori... sono gli elementi che caratterizzano le adolescenze di tutti. Vic non è la ragazza perfetta che va benissimo a scuola, che obbedisce sempre ai genitori e che ha una relazione stabile con il proprio fidanzato. Tutto il contrario: è una ragazza alle prese con la baraonda della vita in cui non sa bene, proprio per la sua inesperienza, orientarsi. Ma per sua fortuna c’è la nonna, che con le sue parole affettuose e i suoi saggi consigli sembra essere l’unica persona in grado di aiutare davvero la tredicenne Vic. E come dimenticare la parte più bella del film, quella in cui Vic è in mezzo a una festa, girata di spalle, e arriva Mathieu a metterle le cuffie che trasmettono la canzone Reality di Richard Sanderson? 
La delicatissima scena in cui i due ragazzi si conoscono, ballando una musica che solo loro possono ascoltare mentre gli altri si agitano e si muovono seguendo un’altra canzone. Come si potrebbe meglio definire in un altro modo l’amore tra adolescenti?
 by libreriamo.it

"Cogli la prima mela"
Branduardi, 1979
Bella che così fiera vai
Cogli la prima mela
Non aspettare mai.
Cogli la prima mela
Non lo rimpiangerai...
Cogli la prima mela

Danzala la vita tua
Al ritmo del tempo che va.

Cogli la prima mela
Ridila la tua allegria
Bella che così fiera vai
Non ti pentire mai.
Cogli la prima mela

Non lo rimpiangerai...


[una storia da sessantotto]
Katy è una ragazza di sedici anni che ha conosciuto un ragazzo con cui  ha perso la verginità... 
Ora Katy,  a casa sua, non fa altro che pensare a lui che in una sola ora d'amore l'ha fatta uscire dalla sua adolescenza, dai giochi con le bambole, dal diario di una bambina di provincia, e l'ha proiettata nel mondo dei grandi. 
Ha scoperto cosa sono l'amore, il sesso, la passione... È notte. A casa tutti dormono. E una voce sussurra alla sua coscienza di scappare, di andare da lui, di dare le ali ai suoi sogni; ma un'altra voce le consiglia di non bruciare così i suoi 16 anni, che fuori la notte è scura e il mondo è difficile... 





dall'adolescenza alla maturità...
in quell'unico giorno in cui tutto sembra sorriderti!




"Il problema è che passiamo troppo velocemente dall'età in cui diciamo farò così a quella in cui diremo è andata così."
Sean Penn

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Tutto l’arco della vita umana è soggetto ad evoluzione; è vero, ma l’adolescenza rimane la fase principale di crescita e trasformazione. È infatti lo stadio tra l’infanzia e l’età adulta in cui passiamo dalla dipendenza all’indipendenza, dall’appartenenza a un gruppo familiare all’appartenenza a gruppo di pari, fino ad arrivare all’autonomia. È un processo non lineare e multidimensionale, che varia in base alla cultura di appartenenza. Nell’adolescenza la persona deve affrontare diverse sfide a livello biologico, cognitivo e psicologico. In quest’ottica, l’adolescenza «deve» essere l’età del rischio: quella in cui ci si assume la responsabilità di rischiare. Rischiare, infatti, significa vivere le esperienze e le relative frustrazioni.

Vivemmo di poco
sognammo di tutto
e non ottenemmo nulla...

Frammenti d'adolescenza sulle note di "Come vorrei"...

“Fu un periodo davvero terribile. 
Sapevo così poco, 
volevo così tanto, 
non riuscivo in niente.”

Karl Ove Knausgård



[e le nostre adolescenze sfiorarono la soglia della giovinezza...]


[appena uscita dall'adolescenza]

Tanita Tikaram: 
"...la canzone è sulla non comprensione: [appena uscita dall'adolescenza] hai una relazione veramente emozionale col mondo, ti senti molto isolata e tutti gli altri sono così distanti e freddi. 
Penso che stessi cantando il non sentire nulla o il non farsi commuovere dalle cose intorno. 
Penso che sia una strana sensazione di quando sei appena uscito dall'adolescenza..."

[fortunatamente l'adolescenza non ha età...]
Ci sono adolescenze che si innescano a novanta anni.
Alda Merini



Bisogna davvero riuscire a conservare in sé qualche traccia inestirpabile di ciò che si è stati 
prima di quella grande disfatta che si chiama maturità.
Romain Gary




Non c'è soltanto la vita che conosciamo. Né solo la vita che siamo riusciti a nascondere. [...] C'è anche la vita che non è stata vissuta.
Julian Barnes, da Il pappagallo di Flaubert.


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