Ti dispiace se non fumo?

“Ogni tipo di dipendenza è cattiva, 
non importa se il narcotico è l'alcol 
o la morfina 
o l'idealismo.”

Carl Gustav Jung


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Diciamolo subito: oltre settant'anni di evidenze scientifiche portano alla conclusione univoca che il fumo fa male alla nostra salute, a chi ci sta intorno e anche all’ambiente.
Eppure, oggi come in passato, si continua a fumare e i motivi che portano a farlo, gira e rigira, sono sempre gli stessi: dimostrare di essere grandi, trasgredire alle regole, fare un dispetto a mamma e papà, compiacere agli amici, soddisfare una curiosità, con la profonda convinzione di poter smettere quando si vuole tanto “è solo per una volta”...



L'erba del diavolo!
così lo definì l'inquisitore di turno quando il marinaio Rodrigo de Jerez, al servizio di Cristoforo Colombo,  tornò in Spagna con un carico di tabacco...
Risale alle civiltà precolombiane la storia del tabacco e delle prime sigarette, ottenute avvolgendo il tabacco tritato nelle foglie di pannocchia. Alcuni bassorilievi maya ritraggono i sacerdoti mentre fumano per scopi religiosi e riti magici.


E "le concubine che fumano ci rivelano il segreto dell’harem", spiegò il professor Luthmer nel 1894. Questa promettente immagine è un invito ai visitatori a scoprire quell’Oriente erotico e segreto nel suo luogo inviolabile: l'harem... un'immagine elaborata dall’occidente per sfuggire alla vita quotidiana e già erotizzata dai racconti delle Mille e una notte. Nascosto nell’harem, quel disegno agli occhi degli occidentali rendeva disponibile l’odalisca mentre si rilassava, ballava e, soprattutto, fumava liberamente. L’Oriente era “nicotinizzato”: i fumi evocavano sogni e allucinazioni, oltre a suggestioni sessuali bollenti. Ma soprattutto venne creata un’immagine di alterità rispetto all’Occidente europeo, dove alle donne non era permesso tenere una sigaretta fra le labbra, azione tipica delle prostitute. 
Anche quando la fotografia divenne più comune e diffusa, questi mondi da sogno continuarono ad essere rappresentati molto sulle cartoline, molto più di quanto si sarebbe potuto farne esperienza.
Mettendo a fuoco maggiormente l’Egitto, si poté aggiungere anche un pizzico di eleganza faraonica. In effetti, il tabacco egiziano, famoso e usato nella produzione di sigarette occidentali, era venduto in scatole di latta accattivanti eroticamente; e le decorazioni fatte di paesaggi egiziani cambiò presto a vantaggio di belle donne orientali, con l’obiettivo di allettare e sedurre i potenziali acquirenti del fumo. Eppure, dopo l’emancipazione del tabacco in Occidente, le regine storiche Cleopatra e Nefertiti hanno continuato a invitare la fantasia erotica nel mondo dei sogni dell’Egitto.



Ma grazie a divieti e demonizzazioni si è riusciti
solo a moltiplicare il desiderio di continuare in ciò che veniva vietato...

E un vecchio adagio recita che
"Bacco, Tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere"
intendendo per questo che la combinazione di un consumo eccessivo di vino e fumo, unite ad una vita sessuale eccessivamente attiva possono portare un uomo all'ineluttabile trapasso. 

Ma il resto dell'umanità si trasformerà in polvere... 
la scelta è tra polvere e cenere!

"La prima sigaretta del mattino" - pensava - "è l'amaro del mondo che ti entra nella bocca. La accendi, ti accendi, aspiri un inizio ed ecco: sai con cosa avrai a che fare, perché l'eloquenza del fumo la dice lunga sulla confusione e l'intontimento di cui si comporranno le ore seguenti. Così tutto prende ad assumere una trama. S'abbozza un intarsio. La messa a fuoco è doppia: prima con l'accendino, poi con lo sguardo, quando boccata dopo boccata la palpebra si rassicura e scaltrisce, incomincia ad accettare la faccenda. Intanto il fumo ammortizza lo shock di vedere troppo chiaro da un momento all'altro. Il fumo crea una zona intermedia fra il nulla del sonno e il troppo del mondo. Il fumo crea una soglia ondeggiante, una bolla opaca e rassicurante. La pupilla gustativa assente con il capo tondo, rincominciano le secrezioni, le due dita della mano mummificano in una fascia odorosa. E tutto questo per poi lasciare nient'altro che una duna di cenere, un ricordo tubolare sfasciato all'improvviso, quando si resta con il filtro spento in mano a chiedersi perché. Ma è un perché senza punto interrogativo, preso così, isolato. Un perché dal tono scialbo, mentre l'odore di tabacco già si disperde. La prima sigaretta del mattino, è un po' un primo amore. Le successive saranno inutili, copie insulse di un originale. Desideri che si spengono, seriali."

Stefano Zuccalà



Buon cibo, buon sesso, buona digestione, buon sonno: 
a questi piaceri animali di base, 
l’uomo non ha aggiunto nient’altro che quello della buona sigaretta.
Mignon McLaughlin

Fino a non molto tempo fa esisteva un potere magnetico delle sigarette sulle donne: le donne divennero un target appetibile per il mondo del tabacco sin dall’inizio del 1900, quando la comunicazione, più o meno direttamente connessa con il mercato del fumo, iniziò a promuovere modelli femminili vincenti, sexy e glamour rappresentandoli con la sigaretta in mano. L’obiettivo: consolidare il link tra il fumo e valori positivi e ambiti, come la sensualità, il successo e la raffinatezza e rendere la sigaretta un prodotto attraente.
Le sigarette per molto tempo sono state simbolo di ribellione, forza e autonomia. Il fumo era erotico, come ai tempi di James Dean. Ve la ricordate la sensualità di Clark Gable, Gary Cooper, John Wayne avvolti in una densa coltre di fumo: era il tempo del fascino della sigaretta; era il tempo del tabacco da sex simbol ribelli... 
C'era un’intera narrazione, strettamente correlata al concetto stesso di pericolo del fumo, nella quale il protagonista preferiva al proprio duraturo benessere il piacere di un fugace momento.
Ma [direi fortunatamente per i problemi di salute che il fumo arreca] quella attuale non è più l’epoca della capnolagnia [il feticismo del fumo], secondo cui il desiderio erotico sarebbe generato dal semplice fatto di vedere una persona con la sigaretta in bocca. 
E se per tanto tempo fumare è stato per le donne un segnale di emancipazione e modernità, Nouvelle vague
 docet, adesso è più vero il contrario... by web

Fa più o meno male 
della nicotina, 
la donna?
Luigi Pirandello
  Dapprima Dio creò l'uomo
poi la donna
Dopo l'uomo gli fece pena
e gli diede il tabacco.
Mark Twain

Se decidi di smettere di bere, fumare e fare l’amore, 
non è che vivi più a lungo: 
la vita ti sembra più lunga.
Clement Freud

Mi sono imposto come regola quella di non fumare più di un sigaro alla volta.
Mark Twain


“Fumate solo dopo aver fatto l'amore,
è così che sono riuscito a smettere.”
Flavio Oreglio

Disturbo se fumo?”. 
“Le dispiace se muoio?”.
da uno slogan della campagna antitabacco in California


Il fumo uccide. 
Ma la vita mica scherza.
Alfredo Accatino


Come ricordato dalla sua seconda moglie Dori Ghezzi: 
«Fabrizio ha sacrificato la sua vita sull'altare del fumo».
Ma quante sigarette fumava De André? Tre, anche quattro pacchetti al giorno, senza smettere mai. Iniziò a 12-13 anni e andò avanti fino a 58. Un calcolo approssimativo porta il conto a circa un milione di "bionde" consumate nell'arco della sua vita. «Difficilmente riuscirete a vederlo senza una sigaretta in mano», disse Dori Ghezzi commentando le foto che lo ritraevano. 


Qualche aneddoto: «Accendeva una sigaretta, poi la dimenticava abbandonata dovunque sui mobili, e ne riaccendeva un'altra». Provò mai davvero a smettere? «Era persino riuscito a non bere più, ma uscire dal tunnel del fumo, quello no. Non ci ha neanche provato mai sul serio. Forse ogni tanto ci pensava, ma poi non faceva niente». Il cantautore se ne andò l'11 gennaio 1999, quando non aveva ancora compiuto 59 anni, per un tumore ai polmoni. Per la precisione un carcinoma polmonare che gli fu diagnosticato cinque mesi prima, scoperto dopo l'insorgere di dolori alla schiena e al torace in seguito a un concerto. Quando venne ricoverato, nel novembre del 1998, la malattia era ormai in uno stato terminale. Il decesso arrivò all'Istituto dei tumori di Milano. Nella bara di De André, tra le altre cose, fu messo anche un pacchetto di sigarette. È stato proprio l'inguaribile vizio delle "bionde" a essergli fatale.

[perché fare uso di droghe per rincoglionirsi quando è sufficiente innamorarsi]
A volte il fumo è meglio dell'arrosto.
Freak Antoni.



Non ha bisogno di oppio.
Ha il dono di sognare ad occhi aperti.
Anaïs Nin



E se la vita t'inganna... 
fatti una canna e vattene a pescare...

Alla base dell'assunzione delle droghe, di tutte le droghe, anche del tabacco e dell'alcol, c'è da considerare se la vita offre un margine di senso sufficiente per giustificare tutta la fatica che si fa per vivere. Se questo senso non si dà, se non c'è neppure la prospettiva di poterlo reperire, se i giorni si succedono solo per distribuire insensatezza e dosi massicce di insignificanza, allora si va alla ricerca di qualche anestetico capace di renderci insensibili alla vita.
Umberto Galimberti





Tutti a parla' de marijuana... 
ma piantatela!!!


Provengo da una famiglia
con tradizioni contadine,
perciò il mio sogno è
quello di fare ritorno alle origini...



Per cambiare
 servono  fatti!?!
Quindi, più fatti siamo...
meglio è!?!



La nostra pelle produce una sostanza simile al principio attivo della marijuana. Ma è inutile cercare lo sballo succhiandosi un dito...

Alessandro Bolla, 18 luglio 2008


Secondo un recente studio condotto in Ungheria la nostra pelle produrrebbe endocannabinoidi, sostanze molto simili al principio attivo contenuto nella marijuana. Questa secrezione sarebbe la risposta del cervello ai fattori di stress che minacciano la pelle, come il sole e il vento. I cannabinoidi svolgono infatti questa funzione protettiva nei confronti delle foglie di marijuana. Come i dermatologi sostengono da tempo, condizioni piscologiche e salute delle pelle sono strettamente legate. Perdita dei capelli, acne e psoriasi sono più frequenti nei periodi di forte stress: a questi la cute risponde producendo neuropeptidi e endocannabinoidi che ne contrastano gli effetti. «La pelle è l'organo più esteso di tutti», sostiene Andrzej Slominski, uno degli autori della ricerca, «e come tale è il più esposto ai fattori ambientali.» Ma se qualcuno stesse già pensando di cercare lo sballo succhiandosi un dito, si metta tranquillo: la quantità di endocannabinoidi prodotta dalla pelle è irrisoria. by "Focus"

Perché la vita passa, 
e noi con lei.
E ride di noi, 
come una vecchia puttana
sdentata
che aspetta l'ultimo cliente.

Margaret Mazzantini


Ho smesso di fumare. 
Vivrò una settimana di più 
e in quella settimana pioverà a dirotto.

Woody Allen

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