Emigramaramando...


Ammonticchiati là come giumenti
Sulla gelida prua morsa dai venti,
Migrano a terre inospiti e lontane;
Laceri e macilenti,
Varcano i mari per cercar del pane.

Edmondo De Amicis


“Sono una bambina delle Americhe, una pallida meticcia dei Caraibi, una bambina di molte diaspore, nata nel continente a un bivio. Sono un’ebrea portoricana statunitense, un prodotto dei ghetti di New York che non ho mai conosciuto. Una figlia immigrata e una nipote di immigrati. Parlo Inglese con passione: è la lingua della mia coscienza/consapevolezza, una lama lucente di cristallo, il mio strumento, la mia forza. Sono caraibica, cresciuta su un’isola. Lo spagnolo è la mia carne, fremito dalla mia lingua, rifugio dei miei fianchi: la lingua dell’aglio e dei manghi, il canto nella mia poesia, i gesti delle mie mani in volo. Sono latinoamericana, radicata nella storia del mio continente. Parlo attraverso quel corpo. Non sono africana. L’Africa è in me, ma non posso tornare. Non sono indiano-portoricana. L’indigena è in me, ma non c’è strada di ritorno. Non sono europea. L’Europa vive in me, ma non ho casa lì. Sono nuova. La storia mi ha prodotto. La mia prima lingua è stata lo spanglish. Sono nata a un bivio e sono tutto.”

https://www.facebook.com/watch/?v=1491854644200995

Tutti i popoli sorridono nella stessa lingua.

proverbio indiano


Il più grande esodo della storia moderna è stato quello degli Italiani. 
A partire dal 1861 sono state registrate più di ventiquattro milioni di partenze.
http://www.emigrati.it/emigrazione/esodo.asp

Italiani “emigranti indesiderati”

Indesiderabile people” erano gli emigranti indesiderati dalle popolazioni autoctone.

Gli italiani venivano fortemente sfruttati come mano d’opera a basso costo, erano considerati cafoni, arretrati dal punto di vista dei costumi e delle tradizioni, popolo di contadini. Delinquenti, sporchi, ignoranti, criminali e mafiosi: questi erano gli italiani all’estero. “Una razza inferiore” o “stirpe di assassini, anarchici e mafiosi”. Dalle parole ai fatti: gli italiani che si videro rifiutati e emarginati intrapresero la carriera criminale. Le testate giornalistiche straniere, per scoraggiare nuovi arrivi, pubblicavano periodicamente invettive contro gli emigranti italiani. Il 18 dicembre 1880, The New York Times usciva con un editoriale titolato “Emigranti indesiderati”, nel quale l’immigrazione italiana veniva definita “promiscua, feccia sporca, sventurata, pigra, criminale dei bassifondi italiani”. Il 17 aprile 1921 sullo stesso quotidiano, un articolo “Gli italiani arrivano a grandi numeri” lamentava il crescente numero di immigrati italiani: «il numero di immigrati sarà limitato solo dalla capacità delle navi». E ancora: «lo straniero che cammina attraverso una città come Napoli può facilmente rendersi conto del problema con cui il governo ha a che fare: le strade secondarie sono letteralmente brulicanti di bambini che scorrazzano per le vie e sui marciapiedi sporchi e felici. La periferia di Napoli brulica di bambini che, per numero, può essere paragonato solo a quelli che si trovano a Delphi, Agra e in altre città delle Indie orientali».

Se fosse tuo figlio
riempiresti il mare di navi 
di qualsiasi bandiera.
Vorresti che tutte insieme 
a milioni 
facessero da ponte 
per farlo passare.
Premuroso, 
non lo lasceresti mai da solo
faresti ombra 
per non far bruciare i suoi occhi, 
lo copriresti 
per non farlo bagnare
dagli schizzi d'acqua salata.
Se fosse tuo figlio ti getteresti in mare, 
uccideresti il pescatore che non presta la barca, urleresti per chiedere aiuto, 
busseresti alle porte dei governi 
per rivendicarne la vita.
Se fosse tuo figlio oggi saresti a lutto, 
odieresti il mondo, odieresti i porti 
pieni di navi attraccate.
Odieresti chi le tiene ferme e lontane
Da chi, nel frattempo
sostituisce le urla 
Con acqua di mare.
Se fosse tuo figlio li chiameresti
vigliacchi disumani, gli sputeresti addosso. 
Dovrebbero fermarti, tenerti, bloccarti
vorresti spaccargli la faccia, 
annegarli tutti nello stesso mare.
Ma stai tranquillo, nella tua tiepida casa
non è tuo figlio, non è tuo figlio. 
Puoi dormire tranquillo
E soprattutto sicuro. 
Non è tuo figlio.
È solo un figlio dell'umanitá perduta,
dell'umanità sporca, che non fa rumore.
Non è tuo figlio, non è tuo figlio. 
Dormi tranquillo,
certamente non è il tuo.
Sergio Guttilla


[ C'erano una volta le favole.]
L'artista Makkox ha disegnato questa vignetta:
rappresenta un bambino di 14 anni, proveniente da Malì, affogato nel Mediterraneo.
Nella sua tasca, è stata trovata (cucita) la sua pagella.
Cucita per paura di perderla nel lungo viaggio che lo divideva dalla certa povertà, alla speranza di una vita migliore. A ritrovare la pagella, è stata Cristina Catteneo, medico legale del laboratorio Labanof. L'adolescente era sul barcone affondato nell'aprile del 2015 dove sono morte 58 persone, a cui si aggiungono centinaia di dispersi. 14 anni e una pagella portata dietro con se, nella speranza di poter essere visto, agli occhi di chi lo avrebbe giudicato, come una buona e brava persona.

Pollicino si perdeva nel bosco ma ritrovava la strada di casa seguendo i sassolini che aveva disseminato lungo il sentiero. Cappuccetto Rosso incontrava il lupo ma un provvidenziale cacciatore salvava lei e la nonna dalle sue fauci. Hänsel e Gretel con la furbizia uccidevano la strega che li aveva fatti prigionieri e con tutte le sue ricchezze tornavano dal padre. I bambini erano i principali protagonisti delle favole, che rappresentavano un percorso di iniziazione alla vita da raccontare ad altri bambini perché imparassero a stare al mondo. Ma quella di oggi è una favola triste. È la favola di un bambino di 14 anni che abbiamo lasciato morire in mare. Un piccolo migrante del Mali di cui non sapremo mai il nome, indossa una giacchetta e all'interno della tasca c'è una pagella cucita con cura. Probabilmente è stata sua mamma a farlo, a cucirgli quella pagella, a dirgli vedi tu sei bravo, devi andare, devi cercare un futuro migliore, loro leggeranno i tuoi voti e si prenderanno cura di te. E quella madre e quel figlio si sono separati piangendo, sapendo che non si sarebbero mai più rivisti, e quella pagella era tutto quello che quel bambino aveva e si portava addosso. 
Dobbiamo raccontarla ai nostri figli questa favola triste,
che sa di mare e del sale delle lacrime.
Dobbiamo raccontarla
perché questa morte non sia stata invano.
Dobbiamo raccontarla
per fermare lo scempio di tante vite umane.
Dobbiamo raccontarla ai nostri bambini che saranno gli uomini di domani perché imparino che esiste una sola strada per mare e per terra ed è quella del cuore.

by Sitting on the dock of the bay²


Ciò che impedisce alle persone di vivere insieme è la loro stupidità, non le loro differenze.

Anna Gavalda

ph Anton Corbijn
Caro fratello bianco,
quando nasco, io sono nero
quando cresco, io sono nero
quando sono malato, io sono nero
quando sto al sole, io sono nero,
quando ho paura, io sono nero
quando muoio, io sono nero!
Quando nasci, tu sei rosa
quando cresci, tu sei bianco
quando sei malato, tu sei verde
quando stai al sole, tu sei rosso
quando hai freddo, tu sei blu
quando hai paura, tu sei giallo
quando morrai sarai grigio …
Quindi fra noi chi è l’uomo di colore?

Anonimo

"Seven Seconds"
Youssou N'Dour ft. Neneh Cherry, 1994
Quando un bambino nasce in questo mondo
non ha la minima idea
del colore della sua pelle...

Immagino quali siano le ragioni che ci spingono a diffidare
Vorrei che dimenticassimo il colore della pelle affinché si possa sperare
Troppi pensieri razziali che fanno di loro dei disperati
Vorrei che le porte fossero spalancate
Amici loro per parlare del dolore e della gioia...
Perché si diano consigli che non dividano
Per cambiare...



Chi può versare 
Sangue nero 
Sangue giallo 
Sangue bianco 
Mezzo sangue? 
Il sangue non è indio, polinesiano o inglese. 
Nessuno ha mai visto 
Sangue ebreo 
Sangue cristiano 
Sangue mussulmano 
Sangue buddista 
Il sangue non è ricco, povero o benestante. 
Il sangue è rosso 
Disumano è chi lo versa 
Non chi lo porta.
Ndjock Ngana - Poeta camerunense




Questo nostro mondo è diviso in vincitori e vinti, dove i primi sono tre e i secondi tre miliardi. 
Come si può essere ottimisti?
Fabrizio De André


Il filosofo Diogene fu la prima persona conosciuta ad aver utilizzato il termine «cosmopolita». Difatti, interrogato sulla sua provenienza, Diogene rispose: «Sono cittadino del mondo intero». Si trattava di una dichiarazione sorprendente in un'epoca dove l'identità di un uomo era intimamente legata alla sua appartenenza ad una polis particolare...


Non abituarsi mai alla violenza indicibile e alla volgare disparità della vita che ci circonda. 
Rispettare la forza, mai il potere. Soprattutto osservare. Sforzarsi di capire. Non distogliere mai lo sguardo. 
E mai, mai dimenticare.

John Berge

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Sottolineo, ricopio, estraggo e porto via!