I sumeri avevano ragione?
La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell'eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un po' il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità.
Albert Einstein
A fare da cassa di risonanza a queste teorie vi sarebbe la nostra naturale predisposizione a credere nel mistero, unita senza dubbio a una sorta di pigrizia intellettuale che troppo spesso ci priverebbe di un ragionamento pienamente autonomo, scivolando nel pensiero d’altri con troppa facilità?
L'Enuma Elish era, molto probabilmente basata, su una cosmogonia molto sofisticata che, poggiando su una scienza progredita, descriveva la creazione del nostro Sistema Solare via via che questo si formava; e poi spiegava la comparsa di un pianeta vagante dallo spazio esterno gradualmente attirato all’interno del Sistema Solare dal campo gravitazionale, fino ad arrivare a collidere con un membro più vecchio della famiglia solare. La conseguente Battaglia Celeste tra l’invasore – “Marduk” – e il pianeta antico – Tiamat – portò alla distruzione di Tiamat. Metà di questo finì in pezzi e i detriti andarono a formare la Cintura d’Asteroidi; l’altra metà, sospinta entro una nuova orbita, divenne il pianeta Terra, trascinandosi appresso il satellite più grosso di Tiamat, che noi chiamiamo Luna. L’invasore, attratto verso il centro del nostro Sistema Solare e rallentando il moto per via della collisione, divenne per sempre il dodicesimo membro del nostro Sistema Solare. (...) tutti i progressi nella nostra conoscenza del cosmo convalidavano il racconto sumero – un racconto che spiegava esaurientemente la storia del nostro Sistema Solare, l’enigma dei continenti della Terra sviluppatisi solo da una parte con un’immensa cavità (il bacino del Pacifico) sul lato opposto, l’origine della Cintura d’Asteroidi e della Luna, il motivo per cui Urano è inclinato su un fianco e Plutone segue un’orbita eccentrica, e via di seguito. L’ulteriore conoscenza acquisita attraverso lo studio delle comete, l’utilizzo del telescopio Hubble, e le sonde inviate sulla Luna e sugli altri pianeti del nostro Sistema continuano a confermare i dati dei Sumeri così come li abbiamo compresi. Definendo sumera, più che babilonese, la cosmogonia che sta alla base dell’Epica della Creazione, forniamo un indizio riguardo alla vera fonte e natura del testo. La scoperta dei frammenti di una prima versione sumera dell’Enuma elish, convinse gli studiosi che l’Epica della Creazione fosse originariamente un testo sumero, in cui il pianeta intruso era chiamato NIBIRU, e non “Marduk”. Oggi sono convinti che la versione babilonese sia stata una contraffazione voluta, volta a far coincidere il Marduk che fu sulla Terra con il celeste “dio” planetario che cambiò la composizione dei nostri cieli, conferendo al nostro Sistema Solare la forma attuale, e – per così dire – creando la Terra e tutto ciò che l’abitava. Incluso il genere umano poiché, secondo la versione originale sumera, Nibiru, proveniente da qualche altra parte dell’universo, portava con sé il “Seme della Vita” e durante la collisione lo diffuse sulla Terra.
Se guardiamo al racconto così come esso appare, e proviamo a considerarlo una semplice enunciazione di eventi cosmologici così come i Nefilim (un popolo di giganti che sarebbe stato presente sulla terra al tempo dell'incrocio tra i i "figli di Dio" e le "figlie degli uomini") li avevano spiegati ai Sumeri, troveremo nell'Epica della Creazione una spiegazione perfetta di avvenimenti che si erano probabilmente verificati nel nostro sistema solare.
Zecharia Sitchin, Il codice del cosmo.
Alcune tavolette sumere descrivono la storia di una antica colonizzazione della Terra ad opera di visitatori extraterrestri chiamati Nephilim.
450000 anni fà su Nibiru, un pianeta lontano del nostro sistema solare, la vita va lentamente estinguendosi a causa dell’erosione dell’atmosfera. Deposto da Anu, il sovrano Alalu fugge a bordo di una navetta spaziale e trova rifugio sulla Terra. Qui scopre che sulla Terra si trova l’oro, che si può utilizzare per proteggere l’atmosfera di Nibiru.
Vennero cosi per prelevare l'oro e iniziarono a farlo nelle acque del Medio Oriente... poi nel sottosuolo, prima in Sud Africa e poi in Sud America!
Così, 445.000 anni fà, guidati da Enki, figlio di Anu, gli Annunaki (abitanti del pianeta Nibiru, i biblici “Elohim”) arrivano sulla Terra, fondano Eridu – la Stazione Terra I – per estrarre l’oro dalle acque del Golfo Persico. 430.000 anni fà il clima della Terra si fa più mite. Altri Annunaki arrivano sulla Terra e tra loro Ninḫursaĝ, sorellastra di Enki e capo ufficiale medico.
416.000 anni fà poiché la produzione d’oro scarseggia, Anu arriva sulla Terra con Enlil, il suo erede. Viene deciso di estrarre l’oro vitale attraverso scavi minerari nell’Africa meridionale. Le nomine avvengono per estrazione: Enlil conquista il comando della missione sulla Terra, Enki viene relegato in Africa. Gli abitanti di Nibiru erano, guarda caso, divisi in due categorie: gli spirituali (ma dispotici) Nephilim, probabilmente biondi e gli Annunaki “dai capelli scuri”, a cui toccavano i lavori più ingrati, nella fattispecie scendere sulla Terra ed estrarre dei minerali preziosi necessari alla loro tecnologia. A capo della spedizione sulla Terra vi é Enki, mentre sul pianeta Nibiru regnava Enlil. Dopo un lunghissimo tempo gli Annunaki, stanchi di continuare il pesante e gravoso incarico, decisero di elaborare una soluzione alternativa e grazie alle loro avanzate conoscenze scientifiche, 300.000 anni fa effettuarono un esperimento. Al fine di creare una razza di lavoratori, decisero di manipolare geneticamente, innestandovi il proprio DNA, una specie di ominidi allora presenti in quell’area. Tale progetto fu realizzato in collaborazione con la sposa di Enki: Ninhursag (chiamata significativamente la “Dea Madre” o la “Signora che dà la vita”) che ritirandosi nella camera delle creazioni dopo vari tentativi mostrò tra le sue mani la nuova creatura; era stato generato l’Homo Sapiens. Sia come sia, alla fine l’ingegneria genetica Nephilim/Annunaki ebbe successo e nacque Adamo. O meglio “Adam”, una creatura ermafrodita che poi verrà scissa in maschio e femmina. Le sue fattezze sono perfette, inequivocabilmente umane. E i “Servi del Signore” iniziano la loro vita di duro lavoro nelle miniere e anche altrove. Tutti sono soddisfatti, Nephilim e Annunaki. Gli uomini un po’ meno. Enki, non più vincolato al suo compito di “capo cantiere minerario” inizia a dedicarsi allo sfruttamento delle risorse ittiche e in breve i Sumeri, invece che come divinità sotterranea e delle ricchezze nascoste, lo idolatrano quale dio del Mare. Al principio questo “novello schiavo” venne utilizzato nella “terra delle miniere” (in Africa), ma ben presto si richiese la sua presenza anche a Sumer. L’uomo, creato in serie dagli Annunaki, come tutti gli ibridi, non era in grado di procreare fino a quando, ad un certo punto della storia, Enki decise di dargli questa opportunità senza l’approvazione dei suoi superiori, suscitando notevole scalpore. In un sigillo viene rappresentata l’epica della creazione dell’uomo secondo la mitologia sumera. Trascorsero gli anni e avvenne, come recita anche la Bibbia: “Che i figli degli Dei videro le figlie dei terrestri e presero per mogli quelle che piacquero loro più di tutte”. Enlil non apprezzò tale iniziativa e decise di sfruttare un evento di sua conoscenza per eliminare l’umanità. Il Diluvio e la rinascita della civiltà... Gli Annunaki sapevano che, entro un breve periodo, sulla Terra si sarebbe verificata un’immane ed inevitabile catastrofe (avvenuta all’incirca 13.000 anni fa). Tale cataclisma sarebbe stato provocato dalla notevole forza gravitazionale esercitata dalla vicinanza di Nibiru alla Terra. Senza avvertire l’uomo, gli Dei partirono sulle loro navicelle e tornarono solo quando la furia degli elementi si placò. Ma Enki, da sempre simpatizzante dell’umanità, contravvenne alla decisione progettando di salvarla attraverso una “famiglia prescelta” ed informando del pericolo un uomo, ricordato nella Bibbia con il nome di Noé. La divinità decise di fornire le informazioni necessarie alla costruzione di “un’arca” dove venissero preservate le specie terrestri dall’imminente disastro. In seguito, quando le navicelle si posarono sul monte Ararat, grande fu la sorpresa di Enlil nel constatare che alcuni uomini erano sopravvissuti all’immane evento. A quel punto, per intercessione di Enki, l’umanità fu finalmente accettata in pieno e gli Dei aprirono la Terra all’uomo. Poiché il diluvio aveva spazzato via le città, fu deciso di dare la possibilità ai terrestri di ricostruire una civiltà stabilendosi in tre zone: nella Valle del Nilo, nella bassa Mesopotamia e nella Valle dell’Indo. Una quarta area, definita sacra (termine che originariamente significava “dedicata, riservata”) e alla quale l’uomo non poteva avvicinarsi senza autorizzazione, fu lasciata agli dei.
E quindi la Terra sarebbe visitata da esseri alieni da immemorabile tempo?
Al 16 novembre del 3670 a.C. (nel tempo dei Sumeri?) a 428 milioni di km, nella costellazione del Cancro.
L'Ultimo passaggio ravvicinato con la Terra: a 565 milioni di km, nell'anno 286 a.C, nella costellazione della Balena.
Il prossimo passaggio ci sarà al 13-12-3101 (tra oltre mille anni) nella costellazione di Orione, a 375 milioni di km. Quindi a quel tempo ci sarà il ritorno degli dèi sulla Terra?
Ora si troverebbe ancora nella costellazione di Ofiuco a 61.721.000.000 di km da noi.
Ma cosa sappiamo di questi fantomatici annunaki sumeri (o elohim biblici che dir si voglia)?
A proposito di Enki
Primogenito di Anu e fratellastro di Enlil, Enki aveva sempre avuto con quest'ultimo una famosa rivalità: Enlil infatti, pur essendo il secondogenito di Anu, era considerato il vero Erede Legittimo, dato che il padre lo aveva avuto dalla sua sposa-sorellastra (Antu). Enki invece era sì il primogenito ma, al contrario del fratellastro, era figlio di una concubina, pertanto si vide scavalcato da Enlil nella linea di discendenza.
Sia Enki che Enlil avevano una sorellastra, Ninmah (chiamata anche con svariati altri nomi ed epiteti), figlia anche lei di Anu e di una concubina. I testi antichi descrivono chiaramente che negli anni di gioventù dei tre, ci fosse una sorta di triangolo amoroso: Enki ed Enlil erano entrambi innamorati di Ninmah, e questa li amava a sua volta... forse un po' di più Enlil.
Con Enlil Ninmah aveva avuto un figlio, Ninurta. Il frutto di questo amore, tuttavia, causò non pochi problemi ad Enki e alla sua discendenza: essendo infatti Enlil l'Erede Legittimo e Ninmah una sua sorellastra, la nascita di Ninurta aveva fatto in modo che la discendenza di Enki venisse per sempre surclassata rispetto a quella di Enlil. E quando Enki si promise sposo a Ninmah per contrastare la discendenza di Enlil, Anu si infuriò: decretò la fine del loro fidanzamento, obbligò Ninmah a non potersi mai sposare e impose che Enki sposasse un'altra (Ninki/Damkina).
Ciò nonostante, Enki non si rassegnò mai ad essere per sempre scavalcato da Enlil nella discendenza dinastica: non sono pochi i testi che ci narrano di come Enki rivolgesse a Ninmah numerose attenzioni, che andasse spesso a trovarla e che avesse continui rapporti sessuali con lei, nella speranza che Ninmah gli desse un figlio maschio il quale, nascendo da Enki e dalla sua sorellastra, avrebbe potuto contrastare l'Erede Legittimo di Enlil, Ninurta.
Tuttavia, nacquero solamente femmine e quando Enki prese ad ingravidare anche le sue figlie e nipoti Ninmah, stanca di questi atteggiamenti, lo punì facendolo ammalare (non è chiaro se gli causò una malattia o se lo avvelenò).
Solo dopo che Enki promise di non perseverare più in ciò che faceva, Ninmah si impietosì e lo fece guarire.
Ma non era solo il desiderio di un Erede Legittimo che portava Enki a cercare la presenza di Ninmah: la sorella era un medico eccezionale, e per questo Enki la fece sua assistente per la creazione dell'Uomo.
Fu lui infatti a creare il Lavoratore Primitivo, un essere che doveva sostituire gli Anunnaki che, stanchi del lavoro troppo duro, si erano ammutinati.
Per poter creare l'Uomo, Enki fece sfoggio di tutta la sua incredibile conoscenza ed intelligenza. Certamente la creazione del Lulu non fu un processo facile, ma anzi fu costernato di continui tentativi e fallimenti. Tuttavia, lui e la sorellastra non si diedero per vinti e, alla fine, furono in grado di creare il primo uomo e la prima donna.
L'essere umano in realtà non fu il primo esperimento genetico che Enki fece: abbiamo numerosi indizi che ci portano alla conclusione che Enki avesse lavorato sul codice genetico di altri esseri viventi. Alcune raffigurazioni sumere ci mostrano infatti esseri ibridi, frutto degli esperimenti genetici di Enki. Sono queste, appunto, le famose chimere dell'antichità.
Quando Enki modificò il codice genetico dei primati, inserendo "l'essenza" degli Anunnaki, non era quindi la prima volta che sperimentava una cosa simile, pur essendo quest'ultima impresa molto più complessa delle precedenti. Enki fu in grado di creare un essere di una certa intelligenza, capace di lavorare, comprendere ed eseguire gli ordini e addirittura (cosa impossibile per un ibrido), di riprodursi autonomamente.
L'empatia che Enki provava verso gli esseri umani, deriva certamente dal fatto che l'uomo fosse una sua creatura. Era considerato un dio benevolo, che aiutava gli uomini nei momenti di difficoltà, sempre e comunque. Perfino durante gli esperimenti per creare l'uomo, Enki provò compassione per gli esseri nati dai tentativi falliti, che avevano gravi difetti genetici. Si assicurò che ognuno di loro avesse un'esistenza dignitosa: ad esempio, ad un individuo nato con difetti alla vista Enki insegnò a cantare e a suonare la lira.
Altre volte, nei periodi di carestia o di siccità, forniva alle persone cibo e acqua, trasgredendo non poco gli ordini di Enlil. L'esempio lampante di amore verso l'umanità da parte di Enki, lo ritroviamo nel tentativo di salvare Ziusudra (il Noè biblico) dal Diluvio, salvaguardando così la razza umana, ma anche al suo opporsi fortemente all'utilizzo delle armi nucleari (chiamate nei testi antichi le Sette Armi del Terrore).
Tuttavia, non è solo l'empatia verso l'umanità a renderlo famoso: la sua estrema intelligenza lo portò ad essere un brillante scienziato, e abbiamo numerose prove delle sue abilità in quanto tale. Era stato il capo della Missione Terra (prima della venuta di Enlil), tra i primi ad arrivare sul nostro pianeta; aveva fondato il primo avamposto (Eridu), aveva attuato opere di bonifica, costruendo argini e dighe - e per questo era un dio associato all'acqua - aveva letteralmente sollevato il terreno d'Egitto dalle acque, costruito ziggurat, era depositario dei segreti della scienza, aveva contribuito ad iniziare l'Uomo alla Conoscenza e a progettare la costruzione delle Piramidi. Per di più, per poter affrontare il viaggio verso la Terra, aveva dotato la navicella spaziale su cui viaggiava di un motore ad acqua.
Questo era Enki. Un folle genio, nonostante le sue gelosie verso il fratellastro e le sue stravaganze. La mente più brillante di tutto il sistema solare è il Padre dell'Umanità.
by "Le cronache terrestri", liberamente tratto dai lavori di Zecharia Sitchin
A proposito di Enlil...
In un poema devozionale concepito come "Inno a Enlil, il Benefattore" e nel quale si esaltava Enlil stesso, sua moglie Ninlil, la sua città Nippur e la sua "splendida casa" E.KUR, troviamo numerose informazioni su Nippur. Anzitutto, qui Enlil disponeva di alcuni sofisticatissimi strumenti: un "occhio sollevato che scruta la terra" e un "raggio sollevato che cerca il cuore di tutta la terra". Nippur, ci dice il poema, era protetta da armi terribili: «La sua vista incute paura, anzi terrore»; dall'esterno «nessun dio, per quanto potente, può avvicinarsi». Il suo "braccio" era una "grande rete", al centro della quale stava accovacciato "un uccello veloce", alla cui "mano" nessun cattivo, nessun maligno poteva sfuggire. È possibile che il luogo fosse protetto da qualche fonte di radiazioni letali, o da una sorta di campo elettrico? E al centro vi era forse un elicottero, un "uccello" così veloce che nessuno poteva sfuggirgli?
Al centro di Nippur, al di sopra di una piattaforma artificiale, stava il quartier generale di Enlil, il KI.UR ("luogo della radice della Terra"), che era il posto in cui sorgeva il "legame tra Cielo e Terra". Si trattava, insomma, del centro di comunicazione del Controllo Missione, il luogo dal quale gli Anunnaki che stavano sulla Terra comunicavano con i loro compagni, gli IGI.GI ("coloro che girano e vedono"), che stavano a bordo dell'astronave in orbita attorno alla Terra. Al centro del KI.UR, continua il testo antico, vi era un «pilastro talmente alto che arrivava fino al cielo». Questa colonna altissima, saldamente ancorata al suolo «come una piattaforma che non può essere rimossa», veniva utilizzata da Enlil per «pronunciare la sua parola» verso il cielo. È evidente che si sta parlando di una torre di trasmissione. Quando la "parola di Enlil", cioè il suo comando, «arrivava al cielo, l'abbondanza si riversava sulla Terra»: è un'allusione più che esplicita al flusso di materiali, cibi speciali, medicine e utensili che venivano portati a terra dalla navicella, una volta che da Nippur era stata mandata la "parola".
Questo centro di controllo posto su una piattaforma artificiale, la "splendida casa" di Enlil, conteneva una camera misteriosa, chiamata DIR.GA. Che cos'era questo dirga? Alcune lacune nell'antica tavoletta ci privano di ulteriori informazioni; ma il nome parla da solo, poiché significa "l'oscura camera a forma di corona", un luogo dove venivano conservate le mappe stellari, dove venivano fatte predizioni, dove si riceveva e si trasmetteva il me (le comunicazioni tra astronauti). Un po' come avviene nel Centro di Controllo di Houston, nel Texas, dove durante le missioni lunari vengono monitorati gli astronauti, amplificate le loro comunicazioni, tracciate le rotte spaziali e forniti "benevoli oracoli" che li guidino. Possiamo ricordare, a questo punto, la leggenda del dio Zu, che penetrò nel santuario di Enlil e rubò la Tavola dei Destini; da quel momento «fu sospesa l'emissione di comandi... la sacra camera interna perse il suo splendore... si diffuse l'immobilità... prevalse il silenzio».
La pretesa di Inanna
(la corrispondente Iside egizia, Afrodite greca, Venere romana)
In alcuni miti indicata come figlia del dio Nannar (uno dei figli di Enki), sorella gemella del dio del Sole Utu, nipote del dio dell'Aria Enlil e compagna del dio-pastore Dumuzi. Era soprannominata dai Sumeri "Anunita" (o anunitu), perché era la preferita del dio Anu, il padre degli dei che abitava in cielo e che giaceva con lei, quando veniva in visita sulla terra. Ella fa parte del clan degli dei Enliliti in contrapposizione agli Dei del clan di Enki fratellastro e rivale di Enlil.
In origine la bella regina del cielo aveva due corteggiatori, Enkiddu, che coltivava i campi e Dumuzi che pascolava le greggi. Entrambi le avevano portato i loro doni, entrambi le avevano rivolto parole dolci. Suo fratello teneva per il contadino ma la soffice lana portata da Dumuzi conquistò il cuore di Inanna. Così Dumuzi divenne il favorito della dea secondo un racconto che ricorda quello di Caino e abele, in cui probabilmente riecheggia una disputa comune ai tempi in cui la nuova scienza dell’agricoltura guadagnava terreno rispetto alla cultura nomade dei pastori. Il mito racconta che Inanna stava per sposare Dumuzi, figlio di Enki, tentando così una storica riappacificazione tra i discendenti dei due clan. Ma temendo per il proprio predominio, il fratello maggiore di Dumuzi si oppose a ciò, facendo sì che Dumuzi, impaurito per un imminente rapimento ordito da quello, fuggisse e morisse sfracellandosi mentre cadeva da una rupe in prossimità di grandi cascate. Il funerale di Dumuzi: come si deduce da testi come La discesa di Inanna al Mondo Inferiore, si tenne nella terra delle miniere, l'Africa meridionale che era il territorio della sorella di Inanna, Ereshkigal, e del suo sposo Nergal. Enlil e Nannar, e persino Enki, avevano consigliato a Inanna di non andarvi, ma lei non si lasciò influenzare. Scese fino alla capitale del regno di sua sorella e, giunta alle porte della città, disse al guardiano: «Riferisci a mia sorella maggiore, Ereshkigal, che sono venuta per partecipare ai riti funebri».
Qualcuno potrebbe ipotizzare, tra le due sorelle, un incontro affettuoso e pieno di calore nei confronti di Inanna, ora vedova. Veniamo a sapere, invece, che Inanna non era stata invitata, e venne ricevuta con evidente sospetto. Mentre passava attraverso le sette porte della città che portavano al palazzo di Ereshkigal, dovette lasciare uno per uno tutti i simboli del suo status divino; e quando finalmente arrivò al cospetto della sorella, la trovò seduta sul trono, circondata da sette Anunnaki che svolgevano la funzione di giudici. «Essi abbassarono lo sguardo su di lei, uno sguardo di morte», e le dissero cose terribili, «parole che torturano lo spirito». Invece di essere accolta come una sorella, Inanna fu condannata a essere impiccata a un palo... fu solo grazie all'intervento di Enki che essa poté salvarsi.
Il testo non ci spiega le ragioni di un trattamento tanto duro riservato a Inanna, né cita le terribili parole che gli accusatori le gettarono in faccia. Dalle prime righe del testo, però, apprendiamo che, mentre essa era in viaggio per andare da Ereshkigal, alcuni suoi messaggeri andavano riempiendo il cielo delle sue lamentazioni, portandole fino all'assemblea degli dèi. Partecipare al funerale era dunque un semplice pretesto: ciò che essa davvero aveva in mente era costringere gli dèi a soddisfare le sue richieste.
Fin dal momento in cui era arrivata al primo cancello, Inanna aveva minacciato di usare la violenza se non l'avessero lasciata entrare. Quando la notizia del suo arrivo giunse alle orecchie di Ereshkigal, «il suo volto impallidì... le labbra si fecero scure» ed essa si domandò a voce alta quale fosse il vero scopo di questa visita. Arrivate poi faccia a faccia, «Ereshkigal la vide e avvampò alla sua presenza; Ishtar, lungi dall'indietreggiare, si lanciò verso di lei». In qualche modo Ereshkigal avvertiva il pericolo nelle intenzioni di Inanna!
Molte delle leggi maritali e di successione di cui si fa cenno nella Bibbia sono simili alle leggi che regolavano il comportamento degli Anunnaki; le regole riguardanti i privilegi delle sorellastre ne sono un esempio. Noi riteniamo che per comprendere le vere intenzioni di Inanna dobbiamo leggere con attenzione il Deuteronomio, il quinto libro di Mosè, in cui si tratta del codice di comportamento personale degli Ebrei. Nel capitolo 25 (versi 5-10) si parla del caso in cui un uomo sposato muoia senza aver avuto un figlio. Se il defunto aveva un fratello, la vedova non poteva sposare in seconde nozze un estraneo: era infatti il fratello - anche se sposato - ad avere il dovere di sposare la cognata vedova e avere un figlio da lei; il primogenito della nuova coppia doveva poi portare il nome del padre defunto, «affinché il suo nome non scompaia per sempre».
È questo, secondo noi, che Inanna aveva in mente quando aveva intrapreso il suo rischioso viaggio. Ereshkigal, infatti, era la moglie di Nergal, un fratello di Dumuzi: era dunque il momento di sfruttare la regola... Noi sappiamo che il compito di sposare la vedova spettava al fratello maggiore, che, nel caso dei figli di Enki, era Marduk. Ma Marduk era stato giudicato colpevole di aver indirettamente provocato la morte di Dumuzi, e per questo era stato punito ed esiliato. Inanna aveva dunque il diritto di pretendere che Nergal, secondo nella linea di successione, la prendesse come seconda moglie, in modo che essa potesse avere un figlio maschio? Non è certo difficile immaginare i problemi personali e di successione che le intenzioni di Inanna avrebbero causato a Ereshkigal. Inanna si sarebbe accontentata di essere una seconda moglie, oppure avrebbe tramato per usurpare ai danni della sorella il ruolo di regina sui territori africani?
È evidente che Ereshkigal non aveva alcuna intenzione di correre il rischio, e perciò, dopo aver scambiato con la sorella poche e dure parole, la spedì davanti a una corte di «sette Anunnaki che giudicano»: questi la ritennero colpevole di aver violato le regole e la impiccarono in fretta e furia a un palo perché morisse di una morte lenta e terribile. Riuscì a salvarsi soltanto perché Enki, appresa la tremenda notizia, si affrettò a mandare due emissari a sottrarla al suo triste destino. «Sul suo corpo essi diressero ciò che pulsa e ciò che emette raggi»; le diedero «l'acqua della vita» e «il cibo della vita» e «Inanna rinvenne».
Tornata a Sumer, la rediviva Inanna, sola e col cuore spezzato, passava le sue giornate sulle rive del fiume Eufrate, cantando le sue pene: "Quando, infine, potrò avere un trono santo, sul quale io possa sedere? Quando, infine, potrò avere un letto santo sul quale io possa giacere? Di questo Inanna parlava ... col cuore in pena, lascia sciolti i capelli sulle spalle; la pura Inanna, oh come piange!" Ad avere compassione di Inanna - e a dimostrare nei suoi confronti anche un'attenzione meno disinteressata - era il suo avo Anu. Dai testi sumerici sappiamo che Inanna, che era nata sulla Terra, «salì al Cielo» almeno una volta; ed è anche noto che Anu si era recato in visita sulla Terra in diverse occasioni. Quando e dove esattamente Anu si sia unito a Inanna facendole guadagnare l'appellativo di "Anunitum" ("diletta di Anu") non è chiaro, ma sembra davvero più che un pettegolezzo ciò che i testi sumerici lasciano intendere: che, cioè, l'amore tra Anu e la sua pronipote non fosse proprio platonico.
Inanna furente per la perdita del suo promesso sposo istigò tutto il clan enlilita scatenando guerre tra gli dei che coinvolgevano gli uomini, causando gravi lutti e immani genocidi fra essi. Bellissime sono le poesie d'amore scritte da Inanna e rivolte al proprio amore e promesso sposo Dumuzi. Dopo la perdita del suo innamorato divenne una seduttrice di uomini e di Dei: nella saga di Gilgamesh, questi rifiuta le sue profferte di sesso, rinfacciandole che nessun uomo è rimasto vivo fino all'indomani mattina, dopo avere giaciuto con lei nella notte.
Inanna è nota anche per aver donato agli abitanti di Uruk, la città di cui è protettrice, i Me sottratti ad Enki con un inganno, in modo che gli uomini potessero vivere in prosperità e benessere. Questo è il racconto mitologico attraverso cui i sumeri si spiegarono l’origine della loro civiltà: negli spazi incommensurabili degli abissi delle acque dolci viveva Enki, il dio della saggezza, e con lui vi erano le tavole del destino e vari strumenti magici apportatori di civiltà. Questi erano i suoi tesori che teneva al riparo dall’umanità. L’astuta regina del cielo ebbe pietà degli infelici esseri primitivi della terra e preparò la sua barca per recarsi alla dimora paterna. Qui essa venne accolta grandiosamente con un banchetto colmo di cibi e vini. Enki poteva ben essere saggio ma amava sua nipote al di là della saggezza e così a tavola bevve una dopo l’altra le coppe che essa seguitava a offrirgli e poi, ebbro, le promise tutto quello che desiderava. Subito Inanna chiese le tavole del destino e cento altri strumenti di cultura. Che cosa poteva fare un padre affettuoso se non soddisfare la richiesta della figlia? Inanna imediatamente caricò gli oggetti sulla barca del cielo e salpò per la sua città, Uruk. Svegliatosi il giorno dopo dalla sua ebbrezza, Enki ricordò quello che aveva fatto e si pentì. Ma era reso inabile da un mal di testa tanto terribile quanto piacevole era stato il bere la sera prima. Così non poteva seguire la figlia finchè non fosse guarito. Intanto, naturalmente Inanna si era messa al sicuro nel suo regno e neppure i sette trucchi che Enki tentò di mettere in atto riuscirono a fargli recuperare i suoi tesori. Queste tavole erano i basamenti su cui si fonda la civilizzazione, un set di leggi universali e immutabili, nonché di limiti che devono essere osservati da uomini e dei. Esse includevano concetti quali regno, sacerdozio, verità, vestiario, armi, l’arte di fare all’amore, la parola, la musica e la canzone, il potere e l’imbroglio, il viaggio, la scrittura, la paura, il giudizio, la decisionalità, le arti delle donne. Attraverso questo dono Inanna si meritò il suo trono e la protezione della sua città.
Dato che non c’è fine ai continui litigi tra Enkiti ed Enliliti, Anu decide di suddividere i territori terrestri tra figli, nipoti e pronipoti in maniera equa. Vengono così create le Quattro Regioni:
- la Prima Regione, ovvero l’E.Din e tutta la Mesopotamia, viene affidata ad Enlil e ai suoi principali discendenti;
- la Seconda Regione, comprendente l’Egitto e l’Africa in generale, è assegnata ad Enki e ai suoi figli;
- la Terza Regione, chiamata Valle dell’Indo, è appannaggio esclusivo di Inanna;
- la Quarta Regione invece, ovvero la penisola del Sinai considerata territorio neutrale ad uso esclusivo degli Anunnaki in cui ha sede il porto spaziale, viene affidata a Ninmah.
In merito all‘Egitto, Enki decide di lasciare le redini del governo al figlio Ningishzidda, il quale verrà venerato dalla popolazione locale come il dio Thoth. Tuttavia, Marduk non approva la scelta del padre, desiderando ottenere il territorio della Valle del Nilo per sé, specialmente per via della posizione strategica del territorio, vicinissimo ai confini delle zone Enlilite...
Seguendo un altro filo logico, non il dio babilonese Marduk figlio di Enki, ma il dio sumero Enlil (il corrispondente Zeus greco e Amon Ra egizio) sbaragliò tutta la concorrenza riuscendo a dominare il mondo con tutti gli altri dèi vittoriosi... i dodici più potenti di loro abitarono l'Olimpo! Il fratello Enki rappresenterebbe il dio Poseidone greco... Il padre Anu corrisponderebbe al greco Crono (il Saturno latino che fondò le cinque città megalitiche nel Lazio dopo essere stato vinto e scacciato dal figlio Zeus).
Oggi sono convinti che la versione babilonese di Marduk sia stata una contraffazione voluta, volta a far coincidere il proprio dio Marduk con il celeste “dio” planetario di origini sumere...
E dopo l'epoca d'oro in cui l'uomo viveva a contatto diretto degli dèi venne l'età degli eroi...
I Sumeri non sarebbero un popolo semitico (cioè appartenente a un gruppo linguistico e culturale che comprendeva anche gli Ebrei, gli Arabi, gli Assiri, gli Aramei, gli Amorrei, i Cananei*Fenici e altri) anche se essi si autodefinirono "uomini dalla testa nera", con qualche studioso che interpreta questa dicitura ritenendo che i Sumeri fossero di colorito scuro, oltre ad avere i capelli molto fitti e neri... e anche nonostante il fatto che i tratti somatici tipici dei popoli semiti sarebbero gli occhi scuri, i capelli neri e la pelle olivastra.