Dio non ci perdonerà... e neanche i bambini!
A tutto si abitua quel vigliacco ch'è l'uomo.
È della tenerezza che m’importa.
Questo è il dono che [...] mi commuove e sostiene.
Al pari di ogni mattina.
Raymond Carver, da Il dono in Blu Oltremare
Persone che, disperate, sfilano sul palcoscenico della vita lottando allo spasimo per rivendicare il loro diritto ad appartenere ad un'umanità che li ha esclusi dal loro consesso.
Un crimine orribile, sanguinoso, una tortura che danneggia per sempre la salute psicofisica delle donne. Un violenza gratuita, umiliante e traumatica, perpetuata in nome di presunti "obblighi" sociali e religiosi, che compromette l'esistenza di milioni di donne e ragazze in 29 paesi... Sono oltre 100 milioni, nel mondo, le vittime di mutilazioni genitali femminili, e circa 3 milioni ogni anno le donne a rischio, secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità. La pratica, diffusa in gran parte di Africa e Medio Oriente e in alcune zone dell'Asia e dell'America Latina, riguarda oggi anche l'Europa.
DONNE VIOLATE
La sola asportazione del prepuzio clitorideo è la forma meno grave di MGF...
Una opinione diffusa nella società occidentale moderna è che quella che genericamente viene chiamata “infibulazione” sia una pratica presente soltanto nelle società di cultura islamica.
Niente di più inesatto, perché questa crudele operazione veniva praticata fin dagli albori della civiltà, molti secoli prima della comparsa sulla scena della Storia della religione islamica.
Infatti il grande storico greco Erodoto (V sec. a.C) racconta che la MGF era praticata molto prima della sua epoca da Fenici, Ittiti, Egizi, Etiopi.
Strabone (I sec.a.C.), Sorano d’Efeso (II sec. d.C.), Ezio di Amida (V/VI sec. d.C.), raccontano che anche in Atene e in Roma veniva praticata la “infibulazione” chiudendo l’apertura vaginale con una spilla (fibula) alle mogli dei soldati che partivano per le campagne militari dell’Impero allo scopo di impedirne l’adulterio durante la loro assenza. Al medesimo trattamento venivano sottoposte le schiave per evitare che restassero incinte rendendo meno sul lavoro.
Come la modella Waris Dirie, da piccola una guardiana di capre nel deserto della Somalia. Vittima dell’infibulazione a soli 5 anni, venduta dal padre a soli 13 anni per diventare una sposa bambina... |
Come la modella Katoucha Niane che all'età di 9 anni subì l'infibulazione. Racconterà le sue vicende in un libro "Dans ma chair". |
L’organizzazione mondiale della sanità da tempo segnala come la violenza sulle donne - di qualsiasi età - sia in assoluto la violenza più diffusa nel mondo ed una delle maggiori cause di disabilità e morte. L’habeas corpus - il diritto a fondamento di ogni altro diritto civile - appare ancora un diritto difficile e limitato nel caso delle donne. Gli aggressori sono per lo più uomini. Ma in molti casi sono donne, specialmente quando si tratta di perpetuare violenze di tipo rituale: che trasformano il corpo femminile in un corpo «socialmente accettabile». Le mutilazioni genitali femminili, inclusa l’abrasione del clitoride e l’infibulazione, infatti, sono sempre operate da donne - adulte - su altre donne - bambine - con il consenso e la mediazione delle madri, nonne, zie delle seconde. Si tratta di un dramma dentro un dramma. Il fatto che le donne più grandi spesso siano le principali mediatrici di un modello femminile di sottomissione e di obbedienza non è nuovo e neppure specifico di una sola cultura. In ogni cultura la maggior parte delle donne adulte assume la responsabilità di insegnare alle più giovani come si diventa e ci si comporta da donna, anche quando questo comporta limitazioni alla libertà e umiliazioni di vario tipo. Lo fanno perché pensano che stia nell’ordine delle cose. E che il modo migliore per sopravvivere come donna è, appunto, di accettare il proprio posto in questo ordine, senza cercare di sovvertirlo: perché si andrebbe «contro natura», o contro la propria «tradizione», con ciò rischiando anche l’espulsione dalla società di appartenenza. Il dramma diventa tanto più acuto e intimamente inaccettabile quando il processo di trasformazione di una bambina in donna viola persino la sua integrità fisica, per limitarne la capacità di piacere sessuale e - nel caso della infibulazione - letteralmente sigillandola per colui che avrà il diritto di possederla. Si tratta di pratiche diversamente radicali sul piano materiale. Ma entrano così profondamente nella costruzione della normalità e della identità femminile che non osservarle può non solo provocare l’esclusione dal gruppo, ma sviluppare sentimenti di inadeguatezza, anormalità, impurità. Al punto che può succedere che siano le stesse ragazzine a chiedere che venga fatta su di loro quella violenza che magari i loro genitori avevano loro risparmiato. Così come ci sono ragazzine sedicenni che si sottopongono a chirurgia estetica per avere seni o labbra più grandi, ci sono rgazzine che chiedono di essere infibulate o escisse per risultare desiderabili ad un futuro marito o per non essere considerate puttane dalle compagne. La religione, per altro, c’entra poco. Ci sono comunità mussulmane in cui viene praticata l’infibulazione ed altre in cui non ve ne è traccia. E tra le nigeriane che praticano l’escissione la maggior parte è cristiana.
E’ importante aver stabilito per legge che si tratta di pratiche inaccettabili e contrarie al diritto delle donne e delle bambine alla propria integrità fisica. Ma per salvaguardare le bambine occorre agire contemporaneamente sul contesto culturale e relazionale in cui queste pratiche avvengono. E sostenere attivamente quelle donne che si oppongono a che questa violenza venga attuata sui loro corpi o su quelli delle bambine di cui hanno la responsabilità.
Jethuynh Photography |
“Il governo iraniano afferma che la legge proibisce i matrimoni forzati affermando, quindi, che tutti i matrimoni che ci sono nel paese sono consensuali”...
ph di Lyalya Kuznetsova figura importante nella fotografia umanista russa. |
E secondo quanto riportato in un rapporto, una giovane di nome Farzaneh Moradi, costretta a sposarsi a 15 anni, è stata impiccata il 4 marzo del 2014 nella prigione di Isfahan dopo aver provato a uccidere suo marito (violenza su violenza)...
Questa porcheria si chiamava “madamato” ed era una pratica molto in voga nel 1936; non un vero e proprio matrimonio, ma una sorta di contratto sociale segnata dal dominio autoritario del colonizzatore sull’indigeno, dell’uomo sulla donna, dell’adulto sul bambino, del libero sul prigioniero, del ricco sul povero, del forte sul debole. Alla fine avevi qualcosa che era meno di una moglie e poco più di una schiava; utile, ad ogni modo, a soddisfare le proprie bassezze. Retaggi del passato che ancora oggi ci portiamo dietro: basti pensare all'attuale guerra siriana che ha distrutto centinaia di migliaia di famiglie. Molte giovani ragazze rese orfane a causa del conflitto sono diventate preda di ricchi sauditi o giordani, che le comprano per scopi sessuali...
Una forma di prostituzione coperta con matrimoni di facciata che non hanno alcun valore legale. Indro Montanelli, raccontava della sua avventura africana con grandissima disinvoltura e malcelata soddisfazione: "Pare che avessi scelto bene, era una bellissima ragazza, Milena, dodici anni. Scusate, ma in Africa è un’altra cosa. Così l’avevo regolarmente sposata, nel senso che l’avevo comprata dal padre." Il che, sostanzialmente, equivale a ciò che fanno oggi molti nostri rispettosissimi concittadini che viaggiano verso paesi poveri dove comprano anime a scopo sessuale per una manciata di dollari, senza correre alcun rischio di essere incriminati.» by Fano Laura
Stiamo parlando di prostituzione minorile, di pedofilia, di violenza sulle donne.
Teatro di violenze non è solo l’ambiente domestico, ma anche quello del quartiere, della scuola, dello sport e, purtroppo, anche quello ecclesiale.
«Una violenza di gruppo è stata perpetrata di fronte alla mamma su due gemelli di due anni, morti a causa delle lesioni subite». «Un bambino di tre anni è stato violentato davanti alla madre ed è morto per le ferite riportate».
ph Elliott Erwitt, Pittsburgh 1950 |
Bambini sottoposti a trattamenti brutali e punizioni severe. Addestramento militare pensato per rompere le resistenze psicologiche dei e farli obbedire agli ordini incondizionatamente. Bullismo, violenza fisica e molestie sessuali sono comuni. I tentativi di fuga vengono puniti con la prigione e con esecuzioni sommarie. Sono tutte misure che a lungo andare alterano la personalità dei bambini e lasciano segni indelebili. Per quelli che sopravvivono la vita ormai è finita.
Oltre ad aver facilmente riportato ferite o mutilazioni, sono in gravi condizioni di salute: stati di denutrizione, malattie della pelle, patologie respiratorie e dell’apparato sessuale ed Aids. Gravi le ripercussioni psicologiche dovute al fatto di essere stati testimoni o aver commesso atrocità: senso di panico e incubi continuano a perseguitare questi ragazzi anche dopo anni. A tutto questo si aggiungono le conseguenze di carattere sociale: la difficoltà dell’inserirsi nuovamente in famiglia e del riprendere gli studi spesso è tale che i ragazzi non riescono ad affrontarla. Le ragazze poi, soprattutto in alcuni ambienti, dopo essere state nell’esercito, non riescono a sposarsi e finiscono col diventare prostitute.
Soprattutto osservare.
Sforzarsi di capire.
Non distogliere mai lo sguardo.