Dio non ci perdonerà... e neanche i bambini!

Finirà anche la notte più buia
e sorgerà il sole
Victor Hugo

[ma l'uomo ha fallito...]
A tutto si abitua quel vigliacco ch'è l'uomo.
Fëdor Dostoevskij

«Dio non ci perdonerà... 
E neanche i bambini.»



"I bambini hanno bisogno di pace"
Afshan Khan, direttrice regionale di Unicef per Europa e Asia Centrale
Raccontando che il tempo che ha trascorso "visitando Kiev, Irpin, Bucha, Zhytomyr e Lviv ha fornito una chiara visione dell'enorme impatto che la guerra continua ad avere sui minori, sia all'interno che all'esterno dell'Ucraina". Khan ha ricordato che "quasi due terzi dei bambini ucraini sono sfollati all'interno del paese o fuggiti oltre confine come rifugiati".
E ancora... "La guerra in Ucraina è una crisi dei diritti dei bambini. Unicef continua a chiedere un cessate il fuoco immediato e di proteggere tutti i bambini dai danni. Ogni giorno che questa guerra continua, aumenta l'impatto devastante e duraturo sui bambini nel Paese, nella regione e in tutto il mondo"



[milioni di bambini privati della propria infanzia e del loro diritto di essere al sicuro]
(...) odio la morte che avete seminato,
odio tutti i silenzi che avete straziato,
odio qualsiasi terra che vi abbia ospitato,
e odio il tempo passato su di voi.
Ogni minuto di quel tempo è stata una bestemmia. 
Io disprezzo il vostro destino.
E ora che mi avete rubato il mio,
solo mi importa sapervi crepati.
Il dolore che vi spezzerà sarò io,
l'angoscia che vi consumerà sarò io,
il tanfo dei vostri cadaveri sarò io,
i vermi che si ingrasseranno con le vostre carcasse sarò io. 
E ogni volta che qualcuno vi dimenticherà, lì ci sarò io.
Volevo poi solo vivere.
Bastardi.
 Alessandro Baricco 

"Uscii all'aperto,
guardai a sud a nord a est a ovest:
ogni direzione era sbagliata."
Charles Bukowski



L'unica cosa che valga sul serio è la tenerezza.
Evgenij Evtusenk


È della tenerezza che m’importa.
Questo è il dono che [...] mi commuove e sostiene. 

Al pari di ogni mattina.

Raymond Carver, da Il dono in Blu Oltremare


Esistenze dure e spietate che mettono in campo il dramma 
di chi vive con l’incubo costante di una violenza gratuita e selvaggia. 
Persone che, disperate, sfilano sul palcoscenico della vita lottando allo spasimo per rivendicare il loro diritto ad appartenere ad un'umanità che li ha esclusi dal loro consesso.

"La barbara usanza delle mutilazioni genitali femminili..."

Un crimine orribile, sanguinoso, una tortura che danneggia per sempre la salute psicofisica delle donne. Un violenza gratuita, umiliante e traumatica, perpetuata in nome di presunti "obblighi" sociali e religiosi, che compromette l'esistenza di milioni di donne e ragazze in 29 paesi... Sono oltre 100 milioni, nel mondo, le vittime di mutilazioni genitali femminili, e circa 3 milioni ogni anno le donne a rischio, secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità. La pratica, diffusa in gran parte di Africa e Medio Oriente e in alcune zone dell'Asia e dell'America Latina, riguarda oggi anche l'Europa.

DONNE VIOLATE

“La Mutilazione Genitale Femminile comprende tutte le procedure che includono la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre lesioni agli organi genitali femminili per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche”.

La sola asportazione del prepuzio clitorideo è la forma meno grave di MGF...

Una opinione diffusa nella società occidentale moderna è che quella che genericamente viene chiamata “infibulazione” sia una pratica presente soltanto nelle società di cultura islamica.
Niente di più inesatto, perché questa crudele operazione veniva praticata fin dagli albori della civiltà, molti secoli prima della comparsa sulla scena della Storia della religione islamica.
Infatti il grande storico greco Erodoto (V sec. a.C) racconta che la MGF era praticata molto prima della sua epoca da Fenici, Ittiti, Egizi, Etiopi.
Strabone (I sec.a.C.), Sorano d’Efeso (II sec. d.C.), Ezio di Amida (V/VI sec. d.C.), raccontano che anche in Atene e in Roma veniva praticata la “infibulazione” chiudendo l’apertura vaginale con una spilla (fibula) alle mogli dei soldati che partivano per le campagne militari dell’Impero allo scopo di impedirne l’adulterio durante la loro assenza. Al medesimo trattamento venivano sottoposte le schiave per evitare che restassero incinte rendendo meno sul lavoro.

"Poi toccò a me. Ormai ero terrorizzata.
Quando avremo tolto questo “kintir” (clitoride) tu e tua sorella sarete pure. Dalle parole della nonna e dagli strani gesti che faceva con la mano, sembrava che quell’orribile kintir, il mio clitoride, dovesse un giorno crescere fino a penzolarmi tra le gambe. Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo... altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un circoncisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Vidi le forbici scendere tra le mie gambe e l’uomo tagliò piccole labbra e clitoride. Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne. Un dolore lancinante, indescrivibile e urlai in maniera quasi disumana. Poi vennero i punti: il lungo ago spuntato spinto goffamente nelle mie grandi labbra sanguinanti, le mie grida piene di orrore … Terminata la sutura l’uomo spezzò il filo con i denti… Ricordo le urla strazianti di Haweya, anche se era più piccola, aveva quattro anni, scalciò più di me per cercare di liberarsi dalla presa della nonna, ma servì solo a procurarle brutti tagli sulle gambe di cui portò le cicatrici tutta la vita.
Come la modella Waris Dirie,
da piccola una guardiana di capre
nel deserto della Somalia.
Vittima dell’infibulazione a soli 5 anni,
venduta dal padre a soli 13 anni
per diventare una sposa bambina...


Mi addormentai, credo, perché solo molto più tardi mi resi conto che le mie gambe erano state legate insieme, per impedire i movimenti e facilitare la cicatrizzazione (dato che c’è stata una perdita di sostanza, clitoride e piccole labbra, le gambe legate insieme permettono la cicatrizzazione, ma la cicatrizzazione avviene in retrazione. Non c’è più tutto il tessuto necessario perché le gambe possano essere divaricate completamente. Nessuna farà più la spaccata. Anche dare un calcio a un pallone può essere impossibile, come andare a cavallo o, nei casi più gravi, nuotare a rana. Nei casi più gravi, dove infezioni riducono ulteriormente il tessuto, le donne non possono più divaricare le gambe per accovacciarsi e urinare e, dove non esistono water, devono urinare dalla posizione in piedi con l’orina che cola tra le gambe, cola un filino alla volta, una goccia alla volta. Era buio e mi scoppiava la vescica, ma sentivo troppo male per fare pipì. 
Come la modella Katoucha
Niane 
che all'età di 9 anni
subì l'infibulazione.
Racconterà le sue vicende
in un libro "Dans ma chair".
Il dolore acuto era ancora lì e le mie gambe erano coperte di sangue. Sudavo ed ero scossa dai brividi. Soltanto il giorno dopo la nonna mi convinse a orinare almeno un pochino. Oramai mi faceva male tutto. Finché ero rimasta sdraiata immobile il dolore aveva continuato a martellare penosamente, ma quando urinai la fitta fu acuta come nel momento in cui mi avevano tagliata. Impiegammo circa due settimane a riprenderci. La nonna accorreva al primo gemito angosciato. Dopo la tortura di ogni minzione ci lavava con cura la ferita con acqua tiepida e la tamponava con un liquido violaceo, poi ci legava di nuovo le gambe e ci raccomandava di restare assolutamente ferme o ci saremmo lacerate e allora avrebbe dovuto chiamare quell’uomo a cucirci di nuovo. Lui venne dopo una settimana per esaminarci. Haweya doveva essere ricucita. Si era lacerata urinando e lottando con la nonna…L’uomo ritornò a togliere il filo dalla mia ferita. Ancora una volta furono atroci dolori per estrarre i punti usò una pinzetta. Li strappò bruscamente mentre di nuovo la nonna e altre due donne mi tenevano ferma. Ma dopo questo anche se avevo una ruvida spessa cicatrice tra le gambe che faceva male se mi muovevo troppo, almeno non fui più costretta a restare sdraiata tutto il giorno con le gambe legate. Haweya dovette attendere un’altra settimana e ci vollero quattro donne per tenerla ferma… Non dimenticherò mai il panico sul suo viso e nella sua voce… Da allora non fu più la stessa…aveva incubi orribili. La mia sorellina un tempo allegra e giocosa cambiò. A volte si limitava a fissare il vuoto per ore. (svilupperà una psicosi) … cominciammo a bagnare il letto dopo la circoncisione."
Ayaan Hirsi Ali, L’infedele




L’organizzazione mondiale della sanità da tempo segnala come la violenza sulle donne - di qualsiasi età - sia in assoluto la violenza più diffusa nel mondo ed una delle maggiori cause di disabilità e morte. L’habeas corpus - il diritto a fondamento di ogni altro diritto civile - appare ancora un diritto difficile e limitato nel caso delle donne. Gli aggressori sono per lo più uomini. Ma in molti casi sono donne, specialmente quando si tratta di perpetuare violenze di tipo rituale: che trasformano il corpo femminile in un corpo «socialmente accettabile». Le mutilazioni genitali femminili, inclusa l’abrasione del clitoride e l’infibulazione, infatti, sono sempre operate da donne - adulte - su altre donne - bambine - con il consenso e la mediazione delle madri, nonne, zie delle seconde. Si tratta di un dramma dentro un dramma. Il fatto che le donne più grandi spesso siano le principali mediatrici di un modello femminile di sottomissione e di obbedienza non è nuovo e neppure specifico di una sola cultura. In ogni cultura la maggior parte delle donne adulte assume la responsabilità di insegnare alle più giovani come si diventa e ci si comporta da donna, anche quando questo comporta limitazioni alla libertà e umiliazioni di vario tipo. Lo fanno perché pensano che stia nell’ordine delle cose. E che il modo migliore per sopravvivere come donna è, appunto, di accettare il proprio posto in questo ordine, senza cercare di sovvertirlo: perché si andrebbe «contro natura», o contro la propria «tradizione», con ciò rischiando anche l’espulsione dalla società di appartenenza. Il dramma diventa tanto più acuto e intimamente inaccettabile quando il processo di trasformazione di una bambina in donna viola persino la sua integrità fisica, per limitarne la capacità di piacere sessuale e - nel caso della infibulazione - letteralmente sigillandola per colui che avrà il diritto di possederla. Si tratta di pratiche diversamente radicali sul piano materiale. Ma entrano così profondamente nella costruzione della normalità e della identità femminile che non osservarle può non solo provocare l’esclusione dal gruppo, ma sviluppare sentimenti di inadeguatezza, anormalità, impurità. Al punto che può succedere che siano le stesse ragazzine a chiedere che venga fatta su di loro quella violenza che magari i loro genitori avevano loro risparmiato. Così come ci sono ragazzine sedicenni che si sottopongono a chirurgia estetica per avere seni o labbra più grandi, ci sono rgazzine che chiedono di essere infibulate o escisse per risultare desiderabili ad un futuro marito o per non essere considerate puttane dalle compagne. La religione, per altro, c’entra poco. Ci sono comunità mussulmane in cui viene praticata l’infibulazione ed altre in cui non ve ne è traccia. E tra le nigeriane che praticano l’escissione la maggior parte è cristiana.
di Chiara Saraceno

E’ importante aver stabilito per legge che si tratta di pratiche inaccettabili e contrarie al diritto delle donne e delle bambine alla propria integrità fisica. Ma per salvaguardare le bambine occorre agire contemporaneamente sul contesto culturale e relazionale in cui queste pratiche avvengono. E sostenere attivamente quelle donne che si oppongono a che questa violenza venga attuata sui loro corpi o su quelli delle bambine di cui hanno la responsabilità.




Majerah è una delle infinite spose bambina... quando il padre concordò il suo futuro lei frequentava l’ottavo grado della scuola dove era un’alunna modello e sognava di diventare un dottore capace di aiutare le donne del villaggio precluse dall’assistenza sanitaria. 
«Non ho mai chiesto ai miei genitori di comprarmi vestiti o portarmi al parco, tutto quello che volevo era studiare e diventare un giorno dottore» racconta la ragazzina che non c’è più. Majerah è una delle migliaia di bambine che ogni giorno, a getto continuo, vengono date in sposa a pretendenti dell’età dei padri o talvolta dei nonni: una ogni 7 secondi (nel 2017).

Jethuynh Photography

Le spose bambine sono circa 22 milioni nel mondo.
Ragazze ancora sui banchi di scuola... i giochi s’interrompono senza appello, i doveri si moltiplicano nell’assenza totale dei diritti, l’orizzonte si frantuma sulle pareti di una casa prigione. Le spose bambine sono il paradigma di una società che non si limita a perdere l’età dell’innocenza ma la violenta. Lo sappiamo, lo leggiamo, avviene drammaticamente in costante diretta alla luce del sole.

E in Iran l'età legale delle ragazze per sposarsi è di 13 anni, ma molte già a 9 anni possono sposarsi con il permesso di un tribunale. Secondo il rapporto, almeno circa 48 mila ragazze tra i 10 e 14 anni sono state costrette a sposarsi nel 2011, quasi tutte hanno fatto un figlio prima dei 15 anni.
“Il governo iraniano afferma che la legge proibisce i matrimoni forzati affermando, quindi,  che tutti i matrimoni che ci sono nel paese sono consensuali”...
ph di Lyalya Kuznetsova
figura importante nella fotografia umanista russa.


E secondo quanto riportato in un rapporto, una giovane di nome Farzaneh Moradi, costretta a sposarsi a 15 anni, è stata impiccata il 4 marzo del 2014 nella prigione di Isfahan dopo aver provato a uccidere suo marito (violenza su violenza)...

Il triste fenomeno dei matrimoni precoci comporta una serie di conseguenze negative per la salute (una gravidanza precoce espone a un elevato rischio di mortalità sia le ragazze sia il loro bambino) e lo sviluppo sociale della giovane. 
Ragazze e bambine vittime di matrimoni forzati sono soggette all'isolamento sociale e soprattutto all'abbandono scolastico, che ne pregiudica irreversibilmente la crescita e il futuro.

La lotta di Nada, venduta dal padre ad un uomo quando aveva appena 10 anni...
 Ho sempre ammirato i ragionamenti di quello che sarebbe diventato una delle penne più prestigiose d’Italia, Indro Montanelli, ma... 
«Mi hanno insegnato che de mortuis nih nisi bonum, e di Indro Montanelli non vorrei poter parlare che bene. Tuttavia il fatto che abbia avuto nel suo letto una dodicenne, con la scusa che “in Africa è un’altra cosa” m’irrita e mi sdegna a tal punto, che proprio non mi riesce di parlarne bene. “Aveva dodici anni… a dodici anni quelle lì erano già donne. L’avevo comprata a Saganeiti assieme a un cavallo e a un fucile, tutto a 500 lire. Era un animaletto docile, io gli misi su un tucul [semplice edificio a pianta circolare con tetto conico solitamente di argilla e paglia] con dei polli. E poi ogni quindici giorni mi raggiungeva dovunque fossi assieme alle mogli degli altri ascari…arrivava anche questa mia moglie, con la cesta in testa, che mi portava la biancheria pulita”. Così raccontava della sua esperienza coloniale il diretto interessato in un’intervista rilasciata a Enzo Biagi per la Rai nel 1982. 
Questa porcheria si chiamava “madamato” ed era una pratica molto in voga nel 1936; non un vero e proprio matrimonio, ma una sorta di contratto sociale segnata dal dominio autoritario del colonizzatore sull’indigeno, dell’uomo sulla donna, dell’adulto sul bambino, del libero sul prigioniero, del ricco sul povero, del forte sul debole. Alla fine avevi qualcosa che era meno di una moglie e poco più di una schiava; utile, ad ogni modo, a soddisfare le proprie bassezze. Retaggi del passato che ancora oggi ci portiamo dietro: basti pensare all'attuale guerra siriana che ha distrutto centinaia di migliaia di famiglie. Molte giovani ragazze rese orfane a causa del conflitto sono diventate preda di ricchi sauditi o giordani, che le comprano per scopi sessuali... 
Una forma di prostituzione coperta con matrimoni di facciata che non hanno alcun valore legale. Indro Montanelli, raccontava della sua avventura africana con grandissima disinvoltura e malcelata soddisfazione:  "Pare che avessi scelto bene, era una bellissima ragazza, Milena, dodici anni. Scusate, ma in Africa è un’altra cosa. Così l’avevo regolarmente sposata, nel senso che l’avevo comprata dal padre." Il che, sostanzialmente, equivale a ciò che fanno oggi molti nostri rispettosissimi concittadini che viaggiano verso paesi poveri dove comprano anime a scopo sessuale per una manciata di dollari, senza correre alcun rischio di essere incriminati.» by Fano Laura
Stiamo parlando di prostituzione minorile, di pedofilia, di violenza sulle donne.

[La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci]
Isaac Asimov 


[l'assurdo mostro della prostituzione minorile] 
Secondo i dati 2017 dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, ogni anno nel mondo tre milioni di persone si mettono in viaggio per avere rapporti sessuali con un minore. Significativo il fatto che gli autori di tali crimini, nella più grande parte dei casi, non riconoscono che quello che stanno commettendo è un reato.

Questo documentario è stato realizzato da Silvestro Montanaro a Fortaleza, in Brasile, con la collaborazione della giovane regista, vincitrice del Premio Solinas, edizione 1999, Barbara Rossi Prudente. Racconta la storia di quattro bambine brasiliane, la loro quotidianità' assediata dal turismo sessuale, turismo che troppo spesso parla italiano. Non esistono statistiche precise sul fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori: la cifra più attendibile, anche se probabilmente in difetto, è che ogni anno un milione di bambini e bambine vengono avviati alla prostituzione. Di questi, il 70 per cento e' coinvolto nel circuito del turismo sessuale. La carne fresca, raccontano alcuni italiani incontrati da Silvestro Montanaro è l'unica vera motivazione dei loro viaggi raccontati invece a casa come vacanze al sole di poveri papà stanchi dopo un anno di lavoro. Ne sono coscienti le giovani protagoniste del documentario. Guai invecchiare. Sedici anni alle volte sono troppi. Allora, come unico rimedio per incontrare clienti e danaro con cui sopravvivere, c'è solo accompagnarsi con una giovane recluta tra i nove e gli undici anni. Carne nuova e fresca, per l'appunto, e sempre disponibile e in abbondanza, figlia com'è della crescente miseria dei tanti sud del mondo.


"Sono così piccole da non raggiungere in altezza l’anca dei predatori che se le vanno a comprare nei bordelli, e poi le stuprano, e prima trattano il prezzo parlando quasi sempre lingue occidentali, e 80.000 volte all’anno in media la lingua è l’italiano.
Sono così leggere che a prenderle in braccio pesano poco più di un bebè. Sono così truccate che sembrano bimbe a Carnevale. Sono così sottili che, se non fossero coperte di stracci succinti e colorati, indosserebbero le taglie più piccole degli abitini per bimbi occidentali. Le stuprano, tra gli altri, certi italiani che a casa sembrano gente qualunque, gente a posto. Che mai e poi mai potreste riconoscerli dal modo di fare, dalla morfologia.
Figli, mariti, padri, lavoratori. E poi un aereo. E poi in vacanza al Sud del mondo. E poi diventano il demonio. Italiani, tra quelli che ”consumano” di più a Santo Domingo, in Colombia, in Brasile. Italiani, i primi pedofili del Kenya. Attivissimi, nell’olocausto che travolge 15.000 creature, il 30 per cento di tutte le bambine che vivono tra Malindi, Bombasa, Kalifi e Diani. Piccole schiave del sesso per turisti. In vendita a orario continuato, per mano, talvolta, dai loro genitori. In genere hanno tra i 10 e i 12 anni. Ma possono averne anche 9, anche 7, anche 5, a volte, per gli esigenti, anche 2 o 3 anni. Minuscoli bottini per turisti. Burattini di carne da manipolare a piacimento. Foto e filmati da portare a casa come souvenir. Costa quanto una buona cena o un’escursione. Puoi fare anche un pacchetto all inclusive: alloggio, vitto, viaggio, drink, preservativi e ragazze per un tot. Puoi cercare nei forum in Rete le occasioni, ci sono i siti apposta. Puoi scegliere tra ”20 mixt age prostitutes”, dalla prima infanzia in su. Puoi avere anche le vergini, mille euro in più. E poi torni da mamma, dai figli, dalla moglie, in ufficio. E poi bentornato, e quello che è successo chi lo sa? L’allarme è dell’Ecpat, l’organizzazione che in 70 Paesi del mondo lotta da sempre contro lo sfruttamento sessuale dei bambini: sono sempre di più, i vacanzieri che vanno a caccia di cuccioli umani nei Paesi dove, per non morire di fame, si accetta ogni tortura. Sono un terzo dei tre milioni di turisti sessuali in tutto il mondo. Sempre più giovani, tra i 20 e i 40 anni. Sempre più depravati per scelta, e non per malattia. Solo il 5 per cento di loro, infatti, è un caso patologico. Gli altri, informa l’Ecpat, lo fanno per provare un’emozione nuova, in modo occasionale (60%), oppure abituale (35%)."
Fonte: il Fatto Quotidiano, 2019


... e il dramma degli abusi sessuali sui minori!
Nel complesso mondo dell'infanzia tra la fame e la miseria  con l'indifferenza e l'insensibilità degli adulti alle prese con la crisi dell'istituzione famiglia.

ph Joné Reed

Ed è davvero difficile accettare il fatto che chi commette gli abusi, ossia le violenze (fisiche, sessuali o emotive) sono soprattutto i genitori, i parenti, i mariti di spose bambine, gli allenatori e gli educatori.
E secondo i dati Unicef del 2017 riguardanti 28 Paesi nel mondo, su 10 ragazze che hanno avuto rapporti sessuali forzati, 9 rivelano di essere state vittime di una persona conosciuta o vicina alla famiglia. Se prendiamo l'esempio dell'Italia, il rapporto di “Telefono Azzurro” del 2016 evidenzia che il 68,9% degli abusi avviene all'interno delle mura domestiche del minore.
Teatro di violenze non è solo l’ambiente domestico, ma anche quello del quartiere, della scuola, dello sport e, purtroppo, anche quello ecclesiale.

Dagli studi effettuati, negli ultimi anni, sul fenomeno degli abusi sessuali su minori emerge altresì che lo sviluppo del web e dei mezzi di comunicazione ha contribuito a far crescere notevolmente i casi di abusi e violenze perpetrati on line. La diffusione della pornografia sta dilagando rapidamente nel mondo attraverso la Rete. La piaga della pornografia ha assunto dimensioni spaventose, con effetti deleteri sulla psiche e sulle relazioni tra uomo e donna, e tra loro e i bambini. È un fenomeno in continua crescita. Una parte molto considerevole della produzione pornografica ha, tristemente, per oggetto i minori, che così vengono gravemente feriti nella loro dignità. Gli studi in questo campo - è triste - documentano che ciò avviene in modi sempre più orribili e violenti; si arriva all’estremo degli atti di abuso su minori commissionati e seguiti in diretta attraverso la Rete.

E poi arriva l'invasione dell'Ucraina...
«La Russia usa lo stupro e la violenza sessuale come tattiche di guerra, sistematicamente, ovunque e con sorprendente brutalità». E a Oleksandrivka, nell'oblast di Kherson «due ragazze di 12 e 15 anni sono state stuprate dai russi. Una bambina di 6 mesi è stata violentata da un russo con un cucchiaino».
«Una violenza di gruppo è stata perpetrata di fronte alla mamma su due gemelli di due anni, morti a causa delle lesioni subite». «Un bambino di tre anni è stato violentato davanti alla madre ed è morto per le ferite riportate».
Stralci dalla linea di assistenza psicologica dell'ufficio di Lyudmilla Denisova, commissaria parlamentare ucraina per i diritti umani.

... e l'orrore dei bambini soldato
 ph Elliott Erwitt, Pittsburgh 1950

“soldati in erba” che vengono sfruttati nei modi più svariati: in combattimenti, per piazzare mine ed esplosivi, in azioni di ricognizione; alcune volte vengono utilizzati in azioni di supporto come “portatori”, nei lavori domestici o per cucinare; alcuni sono arruolati per soddisfare i desideri, anche sessuali, dei combattenti e subiscono ripetutamente violenze e abusi, come riporta Amnesty International.

Bambini sottoposti a trattamenti brutali e punizioni severe. Addestramento militare pensato per rompere le resistenze psicologiche dei e farli obbedire agli ordini incondizionatamente. Bullismo, violenza fisica e molestie sessuali sono comuni. I tentativi di fuga vengono puniti con la prigione e con esecuzioni sommarie. Sono tutte misure che a lungo andare alterano la personalità dei bambini e lasciano segni indelebili. 
Per quelli che sopravvivono la vita ormai è finita. 


Oltre ad aver facilmente riportato ferite o mutilazioni, sono in gravi condizioni di salute: stati di denutrizione, malattie della pelle, patologie respiratorie e dell’apparato sessuale ed Aids. 
Gravi le ripercussioni psicologiche dovute al fatto di essere stati testimoni o aver commesso atrocità: senso di panico e incubi continuano a perseguitare questi ragazzi anche dopo anni. A tutto questo si aggiungono le conseguenze di carattere sociale: la difficoltà dell’inserirsi nuovamente in famiglia e del riprendere gli studi spesso è tale che i ragazzi non riescono ad affrontarla. Le ragazze poi, soprattutto in alcuni ambienti, dopo essere state nell’esercito, non riescono a sposarsi e finiscono col diventare prostitute.

E loro hanno 9 o 10 anni, ad alcuni mancano ancora i denti e gridando gli slogan che gli hanno inculcato mostrando bocche sdentate. Un video di propaganda che arriva dalla Cecenia e che il leader ceceno Razman Kadyrov, vicino a Putin indottrina e prepara a ripugnanti ideologie belliciste e nazionaliste. Questa è la guerra: perdere l'innocenza, e farla perdere ai più innocenti, i bambini. Vittime delle bombe in Ucraina, vittime della propaganda e della strumentalizzazione altrove. Questa è la guerra. Orrore, dovunque la si guardi, da qualunque parte la si viva.


Non abituarsi mai alla violenza indicibile 
e alla volgare disparità della vita che ci circonda. 
Rispettare la forza, mai il potere. 
Soprattutto osservare. 
Sforzarsi di capire. 
Non distogliere mai lo sguardo. 
E mai, mai dimenticare.
John Berge



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