"stupra" mundi...

Ogni guerra ci restituisce violentemente un'amara realtà: il corpo femminile (che nella sua accezione biologica e nella sua straordinaria capacità di procreazione in tempi di pace è forza) in tempi di guerra diventa invece debolezza: è vulnerabile e più che mai violabile.

Finirà anche la notte più buia
e sorgerà il sole
Victor Hugo

[ma l'uomo ha fallito...]
A tutto si abitua quel vigliacco ch'è l'uomo.
Fëdor Dostoevskij



[...] odio la morte che avete seminato,
odio tutti i silenzi che avete straziato,
odio qualsiasi terra che vi abbia ospitato,
e odio il tempo passato su di voi.
Ogni minuto di quel tempo è stata una bestemmia. 
Io disprezzo il vostro destino.
E ora che mi avete rubato il mio,
solo mi importa sapervi crepati.
Il dolore che vi spezzerà sarò io,
l'angoscia che vi consumerà sarò io,
il tanfo dei vostri cadaveri sarò io,
i vermi che si ingrasseranno con le vostre carcasse sarò io. 
E ogni volta che qualcuno vi dimenticherà, lì ci sarò io.
Volevo poi solo vivere.
Bastardi.
 Alessandro Baricco 


L'unica cosa che valga sul serio è la tenerezza.
Evgenij Evtusenk


È della tenerezza che m’importa.
Questo è il dono che [...] mi commuove e sostiene. 

Al pari di ogni mattina.

Raymond Carver, da Il dono in Blu Oltremare


Esistenze dure e spietate che mettono in campo il dramma di chi vive con l’incubo costante di una violenza gratuita e selvaggia. 
Persone che, disperate, sfilano sul palcoscenico della vita lottando allo spasimo per rivendicare il loro diritto ad appartenere ad un'umanità che li ha esclusi dal loro consesso.

[La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci]
Isaac Asimov 

Per tutte le violenze consumate su di Lei, 
per tutte le 
umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, 
per la sua intelligenza che avete calpestato, 
per l'ignoranza in cui l'avete lasciata, per la libertà che le avete negato, 
per la bocca che le avete tappato, 
per le ali che le avete tagliato,
per tutto questo:
in piedi, Signori, davanti ad una Donna.

William Shakespeare

Che l'Umanità serva a qualcosa, ancora nessuno è riuscito a dimostrarcelo.
Giovanni Soriano

[ e il mio maestro mi insegnò ]
come è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire
Franco Battiato, da Prospettiva Nevskij

"E il più grande conquistò nazione dopo nazione e quando fu di fronte al mare si sentì un coglione perché più in là non si poteva conquistare niente... e tanta strada per vedere un sole disperato, e sempre uguale e sempre come quando era partito."
"E quando si trattava di donne ognuno si concesse il lusso di tutte le soldataglie: lo stupro, spesso di gruppo... con i vincitori tutti intenti a riempire ventri ed intestini dei vinti e delle vinte"

[…] nessuno si affretti a tornare a casa 
 non prima di aver giaciuto con una sposa dei Troiani. Iliade II, 354-355
Così Nestore, il più anziano degli eroi Greci combattenti a Troia, il saggio consigliere degli Achei, esortava la sua gente a continuare a combattere e a non cedere alla tentazione di ritirarsi, una esortazione che incoraggia ad una particolare forma di violenza: la violenza sessuale con vittime le donne della parte avversaria! Sono parole sorprendenti che poco hanno a che fare con la grandezza, nobiltà, rispetto e ammirazione che l'immagine dell'antica Grecia, con cui abbiamo più familiarità, evoca. Sono parole che, ad essere onesti, attribuiremmo ad occhi chiusi a chi definiremmo 'barbaro'...
 

Il cammino è  lungo prima che l’altra metà del cielo trovi il posto che le compete nella società. Ma presto o tardi questo avverrà. E “solo allora il principio maschile e quello femminile dell’universo raggiungeranno un sereno equilibrio nel più ampio senso della condizione umana”.

E dopo qualsiasi violenza senti come un vuoto dell’anima...
Che ti porti appresso per sempre.
Che urla silenziosamente dentro di te ogni volta che si risveglia nella mente,
ormai irrimediabilmente ferita.
Che riempie certe notti spaventate...

[dal genocidio armeno all'annichilimento del popolo tedesco]
rappresenta, indubbiamente, un lavoro di ricerca originale e meritevole di attenzione.

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La Grande Guerra 1915-18
La Caporetto delle Donne
Impossibile stabilire quante donne furono stuprate. Le vittime erano anche bambine. Il parroco di Annone Veneto (Venezia) scriveva nel registro dei morti: 
«Teresa, di anni 13, mesi 11, oggi alle ore 1 pom. fu assassinata da un soldato, 
dopo essere stata violentata…»
Non possono esserti successe queste cose, dissi... 
sei troppo giovane per aver sofferto così tanto.

testo Roberto Bolaño, ph untitled web

Vorrei girarmi, per vedere il cielo.
Vorrei girarmi per gridare aiuto, sono qui.
Ho freddo, è buio, mi manca il respiro. Il mio futuro finisce oggi, là dove dove sono stata gettata come uno straccio vecchio, convinto che fossi morta. Invece no, ero viva, ferita ma viva e sono stata lasciata qui a morire sola, senza il conforto di mia mamma, senza una mano che stringesse la mia.
Chi sono, da dove vengo, chi mi ha uccisa, i giornali parleranno di me per tanto tempo, perché sono solo una bambina piena di sogni spezzati, con un vissuto alle spalle, con l’angoscia del vivere quotidiano.
Non ho avuto un’infanzia e ora non avrò una vita.
***
Certe volte non si riesce a capire e ad accettare ciò che i tuoi simili su questa terra si fanno l'un l'altro, in questi tempi scatenati. Ma non per questo mi rinchiudo nella mia stanza: continuo a guardare le cose in faccia e non voglio fuggire dinanzi a nulla; cerco di comprendere i delitti più gravi, cerco ogni volta di rintracciare il nudo piccolo essere umano che spesso è diventato irriconoscibile.
Nobuyoshi Araki, Dead Reality, 1977. ©Nobuyoshi Araki | Artribune
ph Nobuyoshi Araki 
Etty Hillesum


Spesso parlando della Seconda Guerra, ricordiamo solo nazismo e fascismo, cioè Germania e Italia. Dimentichiamo il terzo grande alleato, il Giappone che non fu certo meno crudele dei propri alleati.


Sud est asiatico violato
1937-1945


L'aberrante storia delle "comfort women", donne costrette a lavorare nei bordelli militari nipponici fino al 1945. 

Jan Ruff-O’Herne, una delle 300 olandesi che vennero prelevate e usate come schiave del sesso nei cosiddetti 'centri del comfort': "sono stata sistematicamente picchiata e violentata giorno e notte. Anche i dottori giapponesi mi stupravano ogni volta che venivano nei bordelli per visitarci a causa delle malattie veneree”.

Lo stupro di Nanchino
  l'olocausto dimenticato,13 dicembre 1937


ph Nobuyoshi Araki 

L'olocausto asiatico ha causato oltre 14 milioni di vittime nella sola Cina: il 13 dicembre 1937 i giapponesi entrarono nell'allora capitale cinese, Nanchino, trucidando 300 mila persone nelle prime settimane di occupazione e stuprando oltre 20 mila donne, anziane, madri e bambine.
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 Testimonianze dirette affermano che, nel corso delle sei settimane che seguirono, le truppe giapponesi si abbandonarono a stupri e omicidi... Il Tribunale Militare Internazionale per l'Estremo Oriente ha calcolato che vennero stuprate 20.000 donne, tra le quali anche bambine e anziane. 
Gli stupri durante il giorno spesso avvenivano in pubblico, talvolta di fronte ai mariti o a componenti della famiglia, che venivano immobilizzati e costretti a guardare. 
Subito dopo sia le donne che i familiari erano uccisi. Un gran numero di tali atti furono frutto di un'organizzazione sistematica, con i soldati che cercavano le ragazze di casa in casa, le catturavano e le portavano nude dai compagni, sottoponendole a stupri di gruppo. Le donne venivano spesso uccise subito dopo lo stupro, spesso infliggendo loro mutilazioni, come la recisione dei seni, infilando loro canne di bambù, baionette, coltelli da macellaio o altri oggetti nella vagina o sventrando le più giovani. Secondo alcune fonti  le truppe giapponesi costrinsero intere famiglie a compiere atti incestuosi, obbligando figli a stuprare le proprie madri e i padri a stuprare le figlie, uccidendo poi tutti. Le bambine non vennero risparmiate: denudate, erano stuprate anche in gruppo dai soldati. I cadaveri nudi dei bimbi erano spesso gettati nelle strade senza nessun'altra forma di sepoltura. Monaci che avevano fatto voto di castità, secondo certe testimonianze, furono costretti a stuprare delle donne per il divertimento dei giapponesi. 
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Donne e fanciulli non furono risparmiati dagli orrori del massacro. Spesso i soldati giapponesi tagliavano i seni alle donne, le impalavano con le baionette, sventravano le ragazze o, se le vittime erano incinte, strappavano loro il feto dal ventre; molte furono prima brutalmente violentate e poi uccise, mentre dei testimoni ricordano bambini lanciati in aria e trafitti al volo con la baionetta. 
Mano a mano che il massacro proseguiva, i giapponesi cominciarono a rapire le giovani donne e i bambini per rinchiuderli in edifici da loro controllati.

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 Secondo alcune
testimonianze, ogni mattina all'alba le ragazze erano legate nude fuori dagli edifici per tutto il giorno, così che ogni soldato che passava potesse violentarle. Poi, quando non ce la facevano più, le uccidevano, impalandole o mutilandole dei seni, delle vagine o delle natiche. I bambini erano tenuti nudi nelle celle, senza cibo né acqua, e alcuni testimoni raccontano che sentivano i pianti dei piccoli. Ogni bambino veniva stuprato e picchiato quotidianamente, spesso gli venivano mutilati i genitali; se non morivano di stenti, i soldati sbudellavano i bambini e li lasciavano con gli intestini fuori, per giorni, seppellendoli solo quando ormai puzzavano.
La conta finale di 300.000 morti è la stima ufficiale incisa sul muro all'entrata del Monumento alla memoria dei compatrioti vittime dell'esercito giapponese nel massacro di Nanchino eretto in città.

Erano gli unici momenti in cui mi sentivo veramente solo: quando, inerme, mi trovavo di fronte alla violenza autorizzata. 
Il mondo si spopolava, si svuotava, taceva, spariva.
Ryszard Kapuscinski, da In viaggio con Erodoto

Risultato immagini per gif "Tell It To The Bees"


"Stava lì, l'aguzzina delle SS, capelli biondi e curati, il rossetto sulla bocca dura, l'uniforme impeccabile... Stava lì e pronunciò con sordida cattiveria: "Ho letto sulla tua scheda che eri la puttana di un ebreo. È meglio che ti rassegni: d'ora in poi farai la puttana per cani e porci". Così racconta l'anziana Frau Kiesel all'ambiziosa scrittrice Sveva, dando voce a un dramma lungamente taciuto: quello delle prigioniere dei lager nazisti selezionate per i bordelli costruiti all'interno stesso dei campi di concentramento, con l'ipocrita e falsa giustificazione di voler limitare l'omosessualità tra i deportati. Donne i cui corpi venivano esposti ai sadici abusi delle SS e dei prigionieri maschi - spesso veri e propri relitti umani che malgrado tutto preferivano rinunciare a un pezzo di pane per scambiarlo con pochi minuti di sesso. Donne che alla fine della guerra, schiacciate dall'umiliazione e dalla solitudine, invece di denunciare quella tragedia fecero di tutto per nasconderla e seppellirla dentro di sé. In questo capitolo della memoria storica personale e collettiva, Helga Schneider continua, con lucidità e compassione, ma anche con implacabile giudizio, a dare testimonianza di ciò che è accaduto perché non si ripeta mai più.
da "La baracca dei tristi piaceri"

Ci sono storie che poco vengono raccontate: quella delle donne costrette a prostituirsi nei lager nazisti è una di queste. Si trattava per la maggior parte di giovani tedesche, ma vi erano anche donne dell’Europa orientale. Praticamente nessuna superava i 25 anni di età. Dislocate in nove bordelli, siti in altrettanti campi di concentramento e sterminio, provenivano perlopiù dal lager di Ravensbrück e in misura minore da Auschwitz. Era stato Himmler in persona a decidere la destinazione di specifici edifici all’interno dei lager a questo uso, convinto che la presenza delle prostitute avrebbe migliorato la produttività di alcuni specifici gruppi di internati. Molte di loro erano costrette con la forza a prostituirsi, altre venivano blandite con promesse relative a migliori condizioni di vita e più cibo; tutte erano prima oggetto di violenze da parte di alcune SS che ne dovevano “saggiare” le “qualità sessuali”. Le giovani destinate ai bordelli dovevano comunque lavorare per parte della giornata e se ricevevano dosi maggiori di cibo e migliori condizioni di vita era solo perché servivano ad appagare gli istinti di chi le utilizzava come strumenti di piacere. Tutte le promesse legate alla loro liberazione venivano sistematicamente disattese. Oltre alle donne tedesche e dell’Europa Orientale vi erano anche donne ebree, rom e sinti considerate particolarmente belle le quali vennero selezionate al loro arrivo, non tanto per i bordelli comuni quanto per essere date in pasto agli ufficiali delle SS che le utilizzavano come prostitute personali, violando le leggi che proibivano rapporti con non ariani. La morbosa osservazione dei corpi femminili durante le ispezioni, gli esercizi fisici, perfino lo spionaggio delle attività sessuali dei prigionieri, nei bordelli e nelle baracche, erano attività praticate quotidianamente dalle guardie. Oltre alle ragazze avviate alla prostituzione, molte donne e molti uomini furono costretti a concedersi ai propri aguzzini o ad altri prigionieri solo per non venir malmenati o per ottenere quel poco cibo necessario per sopravvivere. Le prostitute schiave dei lager difficilmente raccontarono la propria storia, spaventate da una morale comune che avrebbe preferito additarle come “puttane” più che come ennesime vittime della follia nazista. A queste donne fu negata la memoria che meritavano al pari di tutti gli altri perseguitati dei lager.

Italia violentata
1943... l’inizio di un assurdo calvario
Gli Alleati... 
arrivano finalmente! 
La guerra è finita!”



Mentre si elogia l’eroismo della resistenza con l’eccitazione emotiva tipica della retorica bellica, la guerra passa sul corpo delle donne. 
Stuprate, sfregiate, umiliate, segnate. 
Lo sanno le donne italiane di Marzabotto, stuprate dai soldati tedeschi, le donne siciliane stuprate dagli alleati americani, e quelle di tutta Italia, almeno 20.000 accertate, stuprate nel 1944 dai goumiers, soldati delle colonie dell’esercito francese, e dagli stessi soldati francesi durante la “liberazione” del Paese...

...oltre quei monti, oltre quei nemici che stanotte ucciderete... c'è una terra ricca di donne... se voi riuscirete a passare oltre quella linea il vostro generale vi giura che quelle donne saranno vostre... a vostro piacimento e volontà... potrete fare tutto, prendere tutto... per 50 ore!


Nelle testimoni emerge tutta la loro difficoltà a pronunciarsi sull’argomento: il silenzio è usato come riparo per continuare a vivere, nonostante le sofferenze patite, come bene aveva documentato lo storico Tommaso Baris con la ricerca "Tra due fuochi". È emblematico il titolo del settimo capitolo – Ricordare l’indicibile – in cui vi è, tra le altre, una testimonianza esemplare: quella di una donna sfollata tra le colline attorno a Marzabotto, proprio a ridosso della strage del settembre-ottobre 1944. Rimasta sola (il marito è deportato in Germania), la donna viene stuprata ripetutamente dai tedeschi. Le sue parole molto toccanti sono parzialmente riportate: "Mio cognato mi implorava che andassi su perché se no li uccidevano tutti […] arrivò in casa anche il prete che diceva: «fatti coraggio, fatti coraggio». […] Poi il prete... continuava che li voleva convincere in tanti modi, che poi non capivano niente, e all’ultimo gli dissero : «padre, vuol morire assieme a tutti gli altri o vuol tornare da dov’è venuto?». Lui stette lì un po’, a pensare e poi… prima di andare via mi disse: «mettiti nelle mani di Dio». Ma io non ero nelle mani di Dio, ero nelle mani… non so neanche come definirli. E poi mi buttarono su come a buttare su una cosa, su per una scala che andava su nella camera. E fui di quella storia lì fino a sera. Poi andavano e venivano, non so se erano 5 o 6, quanti erano. […] Degli schiaffi, degli sputi… preferivo in quel momento lì mi avessero uccisa.



"Ma non erano gli Alleati che aspettavamo, ci avevano mandato i cani!"
"Uscirono da dietro i lecci,  uomini neri con i fazzoletti attorcigliati sulla testa e un “cappottaccio” lungo fino ai piedi, sporchi, con gli orecchini al naso e gridavano, gridavano ma non li capivamo, con quei fucili puntati, gridavano e ci presero!"


Tradite dalla Liberazione 
"Mamma Ciociara", monumento eretto a Castro dei Volsci e dedicato alle donne violate in Ciociaria nella seconda guerra mondiale...
ispirato alla vera storia di Margherita Molinari di Castro dei Volsci immolatasi nel vano tentativo di difendere le proprie figlie...

Le storie raccontate si interrompono qui: 
ci presero!” 
non si riesce ad aggiungere altro.
dal film "La ciociara", del 1960,
diretto da Vittorio De Sica.

Solo una signora ormai novantenne ha avuto il coraggio di andare fino in fondo con il racconto;  in cinque di quei goumier  la presero in una grotta dove era rifugiata con il padre e la violentarono sotto gli occhi del padre che piangeva con il mitra puntato alla testa. Solo questa signora ha avuto il coraggio di raccontare la vicenda di cui è stata protagonista, presa per i capelli colpita alla testa con il calcio del fucile, svenuta a terra e rinsavita quasi al termine di quello stupro di gruppo... 

dal film "La ciociara", del 1960,
diretto da Vittorio De Sica.



Ad Ausonia decine di donne furono violentate e uccise, e lo stesso capitò agli uomini che tentavano di difenderle. 
Dai verbali dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra risulta che anche “due bambini di sei e nove anni subirono violenza”. 

A Sant'Andrea del Garigliano, i marocchini stuprarono 30 donne e due uomini; a Vallemaio due sorelle dovettero soddisfare un plotone di 200 goumiers;  300 di questi invece, abusarono di una sessantenne. 
A Esperia furono 700 le donne violate su una popolazione di 2.500 abitanti. Anche il parroco, don Alberto Terrilli, nel tentativo di difendere due ragazze, venne legato a un albero e stuprato per una notte intera. Morirà due anni dopo per le lacerazioni interne riportate.
dal film "La ciociara", del 1960,
diretto da Vittorio De Sica.
A Pico, una ragazza venne crocifissa con la sorella. Dopo la violenza di gruppo, verrà ammazzata. A Polleca (Esperia) si erano rifugiati circa diecimila sfollati, per lo più donne, vecchi e bambini in un campo provvisorio. 

Qui si toccò l’apice della bestialità. Luciano Garibaldi scrive che dai reparti marocchini del gen. Guillaume furono stuprate bambine e anziane; gli uomini che reagirono furono sodomizzati, evirati, impalati vivi, uccisi a raffiche di mitra...
"dal film "La ciociara", del 1960,
diretto da Vittorio De Sica.

Una testimonianza, da un verbale dell’epoca, descrive la loro modalità tipica: “I soldati marocchini che avevano bussato alla porta e che non venne aperta, abbattuta la porta stessa, colpivano la Rocca con il calcio del moschetto alla testa facendola cadere a terra priva di sensi, quindi veniva trasportata di peso a circa 30 metri dalla casa e violentata mentre il padre, da altri militari, veniva trascinato, malmenato e legato a un albero. Gli astanti terrorizzati non potettero arrecare nessun aiuto alla ragazza e al genitore in quanto un soldato rimase di guardia con il moschetto puntato sugli stessi”.

I comuni coinvolti nel Lazio furono anche Pontecorvo, Campodimele, Sant' Oliva, Castro dei Volsci, Frosinone, Grottaferrata, Giuliano di Roma, Sabaudia...
“... le donne di Patrica, Pofi, Isoletta, Supino, e Morolo furono violentate… 
A Lenola il 21 maggio hanno stuprato cinquanta donne, e siccome non ce n’erano abbastanza per tutti hanno violentato anche i bambini e i vecchi. I marocchini di solito aggrediscono le donne in due: uno ha un rapporto normale, mentre l’altro la sodomizza.” 

E non solo truppe di colore. 
Da documenti dell’Archivio Centrale dello Stato, risulta che anche i francesi bianchi parteciparono alle violenze: a Pico furono, infatti, violentate 51 donne (di cui nove minorenni) da 181 franco-africani e da 45 francesi bianchi. Dato questo episodio e considerando che francesi europei costituivano il 40% di tutto il Cef, risulta limitativo addossare la responsabilità delle violenze ai soli goumiers marocchini. Anche gli americani sapevano di questi fatti: solo in un paio di casi tentarono debolmente di frenare i goumiers. Scrive Eric Morris in “La guerra inutile” che, ancora vicino a Pico, gli uomini di un battaglione del 351° fanteria americana provarono a fermare gli stupri, ma il loro comandante di compagnia intervenne e dichiarò che “erano lì per combattere i tedeschi, non i goumiers”.


Una delle pagine più angoscianti e meno conosciute riguarda i casi di violenza sessuale commessi dall’esercito americano in Inghilterra prima dello sbarco in Francia. Prima dello sbarco di Normandia quasi un milione e mezzo di soldati americani stazionò sul suolo britannico comportando tutta una serie di problemi.
Tra questi anche i numerosi casi di violenza sulle donne... 
Si deve precisare che, a differenza della maggior parte degli stupri di guerra, questi avvennero nei confronti di una popolazione, quella inglese, alleata, non nemica.
Pertanto, le motivazioni “politiche” o “sociologiche”, in genere presenti, in questo caso sono del tutto assenti, prevalendo invece quelle collegate alle pulsioni sessuali e all’alcool.
E un'ondata di stupri e violenze sessuali colpì il centro Europa tra il 1944 e il 1945, 
mentre gli anglo-americani e l'Armata Rossa sovietica si aprivano la strada verso il cuore del continente.


"Uscii all'aperto,
guardai a sud a nord a est a ovest:
ogni direzione era sbagliata."
Charles Bukowski

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E alla fine tutti, senza eccezione, hanno sofferto lo stesso; anche la popolazione civile tedesca che subì il più grande fenomeno di stupro di massa nella storia..
"E a peggiorare le cose, queste atrocità non sono state commesse in segreto o in angoli nascosti ma in pubblico, nelle chiese, nelle strade e nelle piazze
ph web
Le madri sono state stuprate in presenza dei loro figli, le ragazze sono state stuprate di fronte ai loro fratelli

e di regola non una volta ma più volte. " 
[testimonianza di una donna tedesca]
 La maggior parte dei crimini fu commessa nella zona d'occupazione sovietica; le stime del numero di donne violentate dai soldati sovietici arriva fino ai due milioni.
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Almeno 100 000 donne si pensa siano state stuprate solo a Berlino. Le morti di donne in relazione agli stupri in Germania sono stimate in circa 240 000. Antony Beevor descrisse tutto ciò come "il più grande fenomeno di stupro di massa nella storia" e concluse che almeno un milione e quattrocentomila donne furono violentate solamente nella 
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Prussia orientale
Pomerania e Slesia. Natalya Gesse afferma che i soldati russi violentarono donne tedesche dagli otto agli ottanta anni... 

Vicino a tutte le vittime di violenza. 
Di sempre.  Di ovunque.
"Odio la morte che avete seminato,
Io disprezzo il vostro destino.
Volevo poi solo vivere.
Bastardi."
 Alessandro Baricco 

E solo il coraggio dei singoli porta alla luce i peggiori orrori... autentici mostri mandati al fronte a fare carneficina di esseri umani la fanno normalmente franca salvo in quei rari casi in cui un loro commilitone prende coraggio e li accusa apertamente depositando la propria testimonianza. In un contesto in cui i media e la società che li circonda cercano con ogni mezzo di nascondere gli orrori della guerra...


E poi a seguire il film documentario di Brian De Palma "Redacte" sulla guerra del Golfo iniziata nell'ormai lontano 1990. "Come il precedente Vittime di guerra sul Vietnam, ricostruisce come dal vero un episodio terribile accaduto di recente in un posto di blocco americano in Irak: lo stupro da parte di alcuni militari di una ragazza poi sgozzata con tutti i suoi. Video autentici, ma la più parte, con invenzione geniale, ricostruiti all'insegna di una cronaca in diretta. Un documento atroce. Sull'orrore delle guerre." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 02 settembre 2007)

"Cinque giovani marines americani nel 2006, in un posto vicino alla città di Mamhudiya, a Samarra, hanno stuprato una quindicenne prima di ammazzarla con il resto della famiglia. Altro che Michael Moore, Redacted è una bomba, nel senso duplice del termine: esplosivo e pericoloso. Brian De Palma, autore di ScarfaceGli intoccabiliVestito per uccidere, utilizza un finto documentario per raccontare le nefandezze di uno sparuto gruppo di soldati di stanza in Iraq. Costruito come un reportage, realizzato da una tv francese e inframmezzato dalle riprese di un soldatino aspirante cineasta, mescola finzione e realtà, attingendo da filmati presi dal web. La distanza, il mezzo nel mezzo, non filtra l’orrore, tutt’altro. 

Gli iracheni sono vittime sacrificali mentre i militari mandati al fronte il peggio del peggio della società americana. E’ vero, non sono tutti uguali, qualcuno cerca di ribellarsi, ma più che il senso di impotenza e l’inutilità della guerra prevalgono ignoranza, vacuità e razzismo. Dai posti di blocco alle morti “accidentali” il leit motiv è sempre lo stesso: iracheni uguale “negri del deserto”, analfabeti e stupidi. Il risultato fa rabbrividire, la denuncia è più efficace perché arriva da un regista americano (che già nell’89 aveva parlato delle vittime di guerra in Vietnam). La domanda è un’altra: a che pro? Chi ancora oggi può permettersi il lusso di pensare che la cosiddetta missione americana nel Golfo non sia stata una delle più grandi piaghe degli ultimi decenni?"



“É diventato più pericoloso essere una donna che va ad attingere l’acqua 
o che va a raccogliere la legna da ardere 
che essere un combattente al fronte.” 

Febbraio 2012, Margot Wallström, Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite per i crimini sessuali in situazioni di conflitto. É di gran lunga più probabile che le vittime degli attuali conflitti armati siano i civili piuttosto che i militari. Secondo la Campagna delle Nazioni Unite contro la violenza sessuale in situazioni di conflitto, la stragrande maggioranza delle vittime delle guerre odierne si riscontrano tra i civili, per lo più donne e bambini. Particolarmente le donne possono essere esposte a gravi forme di violenza sessuale, che talora sono messe in atto in modo sistematico allo scopo di ottenere obiettivi militari o politici. Durante le guerre spesso vengono commessi stupri allo scopo di seminare il terrore tra la popolazione, di disgregare famiglie, di distruggere comunità, e, in alcuni casi, di modificare la composizione etnica della generazione successiva. Talora si fa ricorso allo stupro per contagiare deliberatamente le donne con il virus dell’HIV o rendere le donne appartenenti alla comunità presa di mira incapaci di procreare. 

E di nuovo la guerra passa sul corpo delle donne. Stuprate, sfregiate, umiliate, segnate. 
Lo sanno le donne ruandesi, più di mezzo milione di donne violentate nel 1994 in soli cento giorni durante il genocidio dei Tutsi e degli Hutu moderati. Una barbarie che causò un boom demografico all’indomani della guerra, tutti bambini concepiti dagli stupri.
 Le agenzie delle Nazioni Unite calcolano che più di 60.000 donne siano state stuprate durante la Guerra civile in Sierra Leone (1991-2002), più di 40.000 in Liberia (1989-2003), fino a 60.000 nella ex Yugoslavia (1992-1995), e almeno 200.000 nella Repubblica Democratica del Congo durante gli ultimi 12 anni di guerra.
Gli effetti della violenza sessuale perdurano anche dopo la fine del conflitto, comprendendo gravidanze indesiderate, infezioni trasmesse per via sessuale e l’emarginazione per infamia. La stessa violenza sessuale su vaste proporzioni può continuare o addirittura aumentare in seguito al conflitto, come conseguenza della mancanza di sicurezza e della situazione di impunità...

E ancora di nuovo la guerra passa sul corpo delle donne. Ancora stuprate, sfregiate, umiliate, segnate. 
Lo sanno le donne bosniache vittime degli stupri etnici (tra il 1992 e il 1995), che hanno visto un barlume di verità e giustizia solo dopo decenni di lotte.
Le milizie serbe nell'estate del 1992 presero Foca, cittadina della Bosnia sudorientale, e la trasformarono in un inferno, riducendo allo stato di schiave sessuali decine di donne, ragazzine e bambine. Alcune di loro avevano solo 12 anni, molte rimasero incinte.
E l'11 luglio 1995 fu il giorno del massacro di Srebrenica. Il più grande massacro di musulmani di sempre. Un massacro che fu un genocidio. Migliaia di persone furono uccise dalle truppe serbe guidate dal generale Ratko Mladić, con il silenzio e la complicità dei caschi blu olandesi dell'Onu. Ventimila donne furono violentate, anche dagli stessi caschi blu olandesi dell'Onu. In seguito all'esplosione del caso l'intero governo olandese si dimise...

Un conflitto cristallizzato nel romanzo "Venuto al mondo" di Margaret Mazzantini a cui ha fatto seguito l'omonimo film del 2012 di Sergio Castellitto. Un film di pancia, un dramma intenso che emoziona fino alle lacrime, un percorso di vita che abbraccia circa un ventennio.

E nel conflitto ceceno (1999*2009), fra i tanti orrori, spicca il video di una dodicenne a cui staccano tre dita dopo essere stata stuprata...
E poi quello di Malika Soltayeva, una ragazza di 23 anni nella Cecenia normalizzata da Vladimir Putin dove dal 1999 si susseguono rapimenti, stupri, omicidi e torture.
Le terribili immagini ripropongono la violenza e l'umiliante condizione della donna che continuano a regnare in una Cecenia strappata agli indipendentisti e da Mosca consegnata al potere di vita e di morte di Kadyrov e concesso ai suoi squadroni.

La violenza dei soldati russi sulle donne cecene è stata denunciata a più riprese: il clamoroso caso del 
colonnello russo Yuri Budanov, condannato per lo stupro e assassinio dell’adolescente Elsa Kungaeva, ha fatto storia come uno dei pochi processi vinti da una famiglia cecena contro militari russi. La violenza dei ceceni contro le donne cecene viene invece regolarmente passata sotto silenzio. La violenza, sessuale e non, contro le donne, è assurta a sistematico mezzo di repressione quando esercitata contro le attiviste per i diritti umani, prime fra tutte Natalja Estemirova Zarema Sadulaeva, i cui barbari omicidi hanno avuto eco anche in Italia. Irena Brežná riferisce raccapriccianti particolari riguardo la Sadulaeva, violentata al quarto mese di gravidanza, con le ossa spezzate, per disonorare tutta la sua famiglia, con un’offesa che si perpetua anche dopo la morte della vittima. “

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«Ammonimento agli assassini di domani: non avrete mai pace.»
Simon Wiesenthal, 31 dicembre 1908 – 20 settembre 2005


[24 febbraio 2022, invasione russa dell'Ucraina]
Riecheggiano in Ucraina i drammi delle guerre balcaniche,  degli stupri usati per fiaccare la resistenza della popolazione locale contro l'invasione.
“Quando le donne vengono trattenute per giorni e violentate, quando inizi a violentare ragazzini e uomini, quando vedi una serie di mutilazioni genitali, quando senti le donne testimoniare sui soldati russi equipaggiati con il Viagra è chiaramente una strategia militare, una tattica, deliberata anche se non dichiarata, di disumanizzazione delle vittime.
Pramila Patten, funzionaria delle Nazioni Unite rappresentante speciale per la violenza sessuale nei conflitti.
E la sera del 23 marzo 2022 il viceministro degli affari interni dell'Ucraina Kateryna Pavlichenko  ha affermato: "Ogni occupante di Putin risponderà per lo stupro di donne ucraine. Se, ovviamente, sopravvive...
La Pavlichenko ha confermato che le denunce dei crimini sessuali commessi da militari della Federazione Russa contro civili sono state raccolte dalla polizia sin dai primi giorni di guerra. La vice capo del ministero degli Affari interni ha invitato tutte le ragazze e le donne ucraine vittime di crimini sessuali da parte degli occupanti a contattare le autorità competenti: "Le forze dell'ordine continueranno a fare di tutto per trovare e punire ogni avventuriero. Di tali atrocità risponderai davanti alla legge e a Dio. Non c'è perdono per te, le tue famiglie e la tua dannata Russia..."

[16 settembre 2022]
il ritorno dell'onda verde iraniana a seguito dell'uccisione della 22enne curda Mahsa Amini...
 le testimonianze dei dissidenti iraniani...

Da sempre in  caso di conflitto l’abuso sessuale viene considerato alla stregua di un effetto collaterale, in cui lo stupro di guerra tende ad assumere i connotati di un’inammissibile normalità.
Per secoli, la violenza sessuale in situazioni di conflitto è stata tacitamente accettata in quanto inevitabile. 
Un rapporto del 1998 delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale e sul conflitto armato rileva che, storicamente, i militari consideravano lo stupro un legittimo bottino di guerra. Durante la Seconda Guerra Mondiale, tutte le parti del conflitto furono accusate di aver commesso stupri di massa, tuttavia nessuno dei due tribunali istituiti a Tokyo e a Norimberga dai paesi alleati risultati vittoriosi per perseguire i presunti crimini di guerra hanno riconosciuto il reato di violenza sessuale. 
"Già" nel 1863 il presidente americano Abramo Lincoln diede l’ordine alle truppe unioniste di astenersi da qualsiasi violenza sessuale, che da quel momento sarebbero state considerate «una grave violazione». Da allora i trattati internazionali e le convenzioni sul Diritto di guerra hanno rincarato le pene contro chi si macchia di questi crimini. Ma poi, nella realtà, a pagare sono in pochi.
E solamente nel 1992, a fronte dei diffusi stupri di donne nella ex Jugoslavia, il tema è giunto all’attenzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il 18 dicembre 1992, il Consiglio ha dichiarato la “prigionia di massa, organizzata e sistematica e lo stupro di donne, in particolare di donne musulmane, in Bosnia e in Erzegovina” un crimine internazionale che deve essere affrontato.
Congo, Liberia, Ciad, Darfur, Cecenia, Kirghizistan, Afghanistan, Messico, Haiti... non c’è continente che sia immune dal crimine di stupro commesso in zone di conflitto. L’immaginario collettivo vede nella violenza sulle donne l’impulso di militari imbarbariti dalle guerre. «Non è esatto. Lo stupro non è un effetto collaterale». Le violenze sessuali nei conflitti armati, gli abusi nel corso di guerre «sono una vera arma tattica usata dagli eserciti». Non si tratta solo di umiliare le etnie "nemiche". Lo scopo è di dividere le famiglie, cancellare interi gruppi e soggiogare le popolazioni anche per il tempo a venire. Un’arma non convenzionale adoperata per compiere il genocidio, fisico e psicologico, di intere popolazioni.

"La mia vagina era il mio villaggio.
La mia vagina era verde, campi d’acqua rosa tenero, mucca che muggisce sole..
C’è qualcosa tra le mie gambe. Non so cos’è. Non so dov’è. Io non tocco. Non ora. Non più. Non più da allora.
La mia vagina era chiacchierona, non vede l’ora, tante, tante cose da dire, parole parlate, non posso smettere di provare, non posso smettere di dire oh sì. Oh sì.
Non da quando sogno che c’è un animale morto cucito là sotto con grossa lenza nera. E il cattivo odore dell’animale morto non si riesce a togliere. E ha la gola tagliata e il suo sangue inzuppa tutti i miei vestiti estivi.
La mia vagina che canta tutte le canzoni da ragazze, campanacci delle capre che suonano canzoni, selvagge canzoni dei campi d’autunno, canzoni della vagina, canzoni del paese della vagina.
Non da quando i soldati mi infilarono dentro un lungo e grosso fucile. Così freddo, con quella canna d’acciaio che annienta il mio cuore. Non so se faranno fuoco o se lo spingeranno su attraverso il mio cervello impazzito. Sei uomini, mostruosi dottori con maschere nere che mi ficcano dentro anche bottiglie, bastoni, e un manico di scopa.
La mia vagina che nuota acqua di fiume, acqua pulita che si rovescia su pietre cotte al sole sopra clitoride di pietra, pietre clitoride mille volte.
Non da quando ho sentito la pelle strapparsi e fare rumori striduli da limone strizzato, non da quando un pezzo della mia vagina si è staccato e mi è rimasto in mano, una parte delle labbra; ora da un lato un labbro è completamente andato.
La mia vagina. Un umido villaggio vivente di acqua. La mia vagina, la mia città natale.
Non da quando hanno fatto a turno per sette giorni con quella puzza di escrementi e carne affumicata, e hanno lasciato il loro lurido sperma dentro di me. Sono diventata un fiume di veleno e di pus e tutti i raccolti sono morti, e anche i pesci.
La mia vagina
umido villaggio vivente di acqua.
Loro l’hanno invaso.
L’hanno massacrato e bruciato.
Io non tocco adesso.
Non ci vado mai.
Io vivo in un altro posto, adesso.
Io non so dov’è, adesso."
Eve Ensler, "I monologhi della vagina", 1996.

Non abituarsi mai alla violenza indicibile
e alla volgare disparità della vita che ci circonda.
Rispettare la forza, mai il potere.
Soprattutto osservare.
Sforzarsi di capire.
Non distogliere mai lo sguardo.
E mai, mai dimenticare.
John Berge

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